Percepisce il reddito di cittadinanza ma il marito è un camorrista: condannata la moglie di Scintilla
27 Gennaio 2025 - 09:53
La donna non aveva comunicato la presenza nel suo nucleo familiare del consorte, in carcere perché affiliato al clan dei Casalesi
NON DIMENTICARTI DI SEGUIRE CASERTACE NELLA COMMUNITY WHASTAPP
CLICCA QUI -> https://chat.whatsapp.com/DAgb4AcxtG8EPlKwcTpX20
CASAL DI PRINCIPE – La terza sezione penale della Corte di Cassazione, presieduta da Giulio Sarno ha confermato la condanna a un anno di reclusione per Assunta Diana, 63enne di Casal di Principe, moglie di Salvatore Scintilla Nobis, per aver reso dichiarazioni non corrispondenti al vero.
La donna, nell’attestazione Isee posta a fondamento della domanda presentata all’Inps per ottenere il beneficio del reddito di cittadinanza, ometteva di indicare che nel nucleo familiare di appartenenza non c’erano soggetti destinatari di condanna definitiva mentre il marito Salvatore Nobis risultava destinatario di una condanna definitiva per associazione a delinquere di stampo mafioso con sentenza della Corte di Appello di Napoli irrevocabile dal novembre 2014. La domanda è stata presentata nell’aprile 2020.
Per la Cassazione il ricorso è infondato poichè “è destituita di fondamento giuridico la tesi sostenuta dalla ricorrente in base alla quale non sarebbe configurabile il reato poichè costei avrebbe avuto diritto alla prestazione seppur in maniera ridotta. Il reato sussiste anche quando l’agente agisce nella prospettiva di ottenere più del dovuto dovendosi attribuire all’avverbio ‘indebitamente’ un contenuto più ampio non limitato alla sola prospettiva di ottenere il beneficio senza averne diritto, ma anche a quella di ottenere il beneficio in misura maggiore del dovuto“.