Pericolo alla chiesa di Sant’Antonio: il parafulmine si stacca dal campanile
5 Gennaio 2025 - 22:03

Urgono interventi, in attesa dei cantieri con fondi regionali, annunciati dall’ex ministro Sangiuliano
TEANO (Elio Zanni) – Viene giù il parafulmine a forma di croce dalla guglia del campanile della chiesa-convento Sant’Antonio: un pericolo per la pubblica e privata incolumità per quanti frequentano – soprattutto bambini – l’omonima collina. Ma basta guardare le fotografie di stasera 5 dicembre 2025 in allegato per accorgersi che qualcuno possa aver veramente ritenuto, a parer suo, che in tali casi sia sufficiente stendere qualche metro di nastro segnaletico per impedire a chiunque di avvicinarsi. Un errore madornale. Infatti, la curiosità potrebbe spingere proprio i ragazzi ad andare oltre il nastro vedo. Oltretutto proprio la punta del campanile non è illuminata.
Il campanile del fascinoso santo di Padova che si sbriciola a partire dalla punta? È una scena straziante per chi ha frequentato e ama quel luogo, l’edificio, il pianoro, il convento. Ora, attenzione, che soprattutto la parte esterna della chiesa versi da tempo in uno stato di lento e progressivo degrado degli stucchi, delle decorazioni, dei cornicioni è cosa nota; soprattutto dopo il sofferto abbandono o presidio continuativo del luogo da parte dei frati francescani dell’Ordine dei Frati Minori. Ma che nessuno oggi si sia veramente curato di eliminare, prontamente, non appena segnalato, il pericolo della caduta dall’alto dell’elemento ferroso e d’ottone che avrà una sua massa e un suo peso, rimane un fatto incredibile. Attualmente, per quanto ci risulta, almeno le funzioni religiose in chiesa sono periodicamente officiate dai minoriti del Convento di Roccamonfina.
Ma, attenzione, dovrebbe esserci anche una specifica organizzazione di laici cui sarebbe stata affidata la struttura, le cucine, le camere, la zona dell’oratorio e soprattutto la parte alta, la foresteria che spesso, in passato, veniva utilizzata come auditorium. Toccherà saperne di più su questa gestione. La conduzione di un patrimonio così unico e raro che nei secoli ha finito – quello che in molti non arrivano a capire – con l’appartenere a tutto il popolo dei fedeli di Sant’Antonio e non ce ne voglia nessuno: soprattutto ai sidicini. Un popolo, i sidicini, che ha già perso troppo, per esempio in servizi utili per la collettività, ma che ben difficilmente sopporterebbe di scoprire che ci si prenda poca cura di uno dei simboli e dei luoghi della fede cui tiene di più. Ci sarà il tempo per occuparsi anche di questi aspetti.
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