PEZZOTTO a CASERTA. Ora tremano decine e decine di bar, ristoranti e locali. Hanno frodato due volte i titolari dei diritti su serie A, Champions e…

22 Settembre 2019 - 12:22

CASERTA – L’indagine sul pezzotto fa paura ai tanti che hanno usato il sistema negli ultimi anni. E’ chiaro che il discorso sul carcere è puramente teorico e il rischio vero è quello di multe salate che potrebbero arrivare. Tra i fruitori, ci sono anche molti bar della provincia di Caserta, i quali con 12 euro al mese, hanno potuto far vedere ai loro clienti tutte le partite della serie A e anche altro.

In questo caso, potrebbe trattarsi di una doppia frode perchè, com’è noto, la piattaforma Sky, che è quella che ha subito maggior danni, applica un prezzo diverso e significativamente maggiore per gli abbonamenti dei locali, proprio perchè questi abbonamenti servono ad incrementare la presenza di avventori e clienti i quali, durante la visione della partita, consumano molto, facendo aumentare significativamente i fatturati.

Dunque, mentre per un privato, il differenziale tra i 12 euro del pezzotto e l’abbomamento Sky è fissato su una cifra alta, ma non altissima, il discorso cambia per i locali. Potrebbero essere proprio loro, i titolari di bar e ristoranti, infatti, ad essere attenzionati maggiormente per pesanti contravvenzioni.

L’indagine prosegue e per le persone coinvolte si procede per l’ipotesi di reato di associazione a delinquere finalizzata alla riproduzione e commercializzazione illecita di IPTV con la circostanza aggravata del reato internazionale.

La stranezza di questa vicenda è che gli avventori hanno pagato anche con carta postale e circuito Paypal a dimostrazione del fatto che chi l’aveva messo in funzione riteneva di essere al sicuro e di poter dimostrare finanche la regolarità della cosa, altrimenti non avrebbe usato questo sistema che ha consentito di allergare a dismisura la platea dei clienti, creando di fatto una terza piattaforma, peraltro formata non solo da canali sportvi, quelli di Sky e Dazn, ma anche dall’offerta copiosissima che arriva da Netflix.

Abbiamo parlato di sanzioni solamente ipotetiche e teoriche perchè promuovere l’azione penale su una massa così elevata di soggtti rappresenterebbe un’impresa, non al limite dell’impossibile, ma sicuramente impossibile. E’ chiaro che c’è, nella valutazione dei comportamenti degli attori della vicenda, dei promotori, ma anche di quelli che anno goduto di questi servizi illegali, un ampio bouquet (per restare in tema di tv a pagamento) di possibili reati. Chiaramente quello che balza maggiormente all’occhio è la violazione clamorosa del diritto d’autore.
Per quanto riguada la possibile truffa, la vendita di quel tipo di decoder può configurare quell’espediente alla base del quale si fonda il reato di truffa. Ipotesi si possono fare anche sul favoreggiamento.

Però, ripetiamo si tratta di ragionamenti puramente scolastici, perchè è chiaro che su una platea di 700mila avventori di questa tecnologia illegale, sarebbe sicuramente impossibile, come qualsiasi avvocato penalista può facilmente comprendere, atttivare un’azione penale e ancor di più attivare una procedura legata a fasi processuali che, come si sa, necessitano di notifiche obbligatorie ad ognuno degli indagati o degli eventuali imputati.

La partita si gioca eventualmente solo su sanzioni.