PILLOLE DI PSICOLOGIA ai tempi del Coronavirus. Il dottor Giuseppe di Rienzo: “Consulenze telefoniche a chi soffre. Tra i miei pazienti un’infermiera impegnata nel reparto Covid-19”

8 Aprile 2020 - 14:47

Caserta (pm) – A fine marzo abbiamo ospitato lo psicologo Giuseppe di Rienzo – professionista con studio in Santa Maria Capua Vetere e specializzato in psicologia clinica – , il quale, nel corso di un’intervista, oltre a fornirci alcuni consigli per attenuare i possibili disagi psicologici legati alla emergenza della pandemia che sta flagellando il Paese, dava notizia della meritoria iniziativa intrapresa da lui assieme ad un gruppo di suoi colleghi di fornire consulenze a distanza per chi ne avesse bisogno. Nella circostanza forniva ai nostri lettori il numero telefonico 327 777 68 64 sul quale avere i contatti, possibili anche in videochat.

A distanza di qualche tempo incontriamo di nuovo il dott. di Rienzo per avere qualche aggiornamento sull’iniziativa e conoscere qualche caso tipico di persone che gli si siano rivolte, nel rispetto ovviamente della loro privacy.

Dott. di Rienzo, che cosa può dirci in proposito ?

di Rienzo: “La notizia viaggiava in via ufficiosa da tempo, ma la formalizzazione della proroga delle misure restrittive imposte dal Governo, ha tuonato non meno fragorosamente nelle coscienze di ognuno di noi. Il tanto agognato ritorno alla “normalità” è slittato di due settimane. Sarà forse dopo il 12 Aprile il periodo del tanto atteso ritorno alla nostra quotidianità? Per ora possiamo solo aspettare, ma i dati sono dalla nostra parte; negli ultimi giorni si registra un trend negativo di ricoveri e chiamate ai pronto soccorso che ben ci fa sperare. La battaglia contro il Covid-19 volge a nostro favore, ma non è questo il momento di abbassare la guardia. Siamo ancora in emergenza sanitaria; medici ed infermieri lavorano senza sosta ormai da settimane, schiere di angeli che con solerzia e caparbietà affrontano la morte tutti i giorni. Eroi che dismettono mascherine e camici e tornano a casa ad affrontare la difficoltà della vita di tutti i giorni, come Serena (nome di fantasia per tutelare la privacy della paziente), infermiera  che lavora proprio nei reparti Covid. Vede la sofferenza dei suoi pazienti quotidianamente, ma sull’uscio di casa, poco prima di entrare, tira un grosso sospiro, si arma di sorriso e riabbraccia i suoi due figli; ma la tensione è troppa da sopportare in quell’ospedale, nel silenzio della sua stanza piange copiosamente. Pensieri si affollano nella sua mente: “Sarò stata prudente a lavoro? Posso essere responsabile della trasmissione del virus ai miei figli? Vorrei essere più presente per loro!”. Serena ha paura, ed in lei si palesano i sintomi dell’ansia, palpitazioni, insonnia e difficoltà respiratorie. Teme di non poter sopportare ancora questo strazio, teme di star trascurando i suoi figli.

Daniele ( ugualmente, nome di copertura) invece è figlio di un’infermiera che lavora a stretto contatto con i pazienti che hanno contratto il virus del Covid-19. È solo in casa per la maggior parte del tempo, e trepidante attende il ritorno a casa della mamma. Le sue giornate sono vuote e lunghe, cerca di contattare qualche amico, inganna il tempo giocando al computer o leggendo un libro. La sensazione di solitudine diventa pervasiva; Daniele prova un forte senso di smarrimento, il respiro si fa sempre più corto, il cuore impazza e un’intensa paura di morire si annida nella sua mente. Daniele è in preda al panico, teme di aver contratto il Covid – 19. Mi contatta telefonicamente, ma faccio fatica a seguirlo, la sua voce trema e si strozza in gola. Provo a calmarlo, lo aiuto a respirare e a distendere i muscoli contratti. Rinsavisce. Daniele ha visto troppo stravolgere la sua quotidianità, non può dedicarsi allo sport che ama, non può vedere la sua fidanzata, non può abbracciare i suoi cari o passeggiare per le vie della sua città, e anche quando è in compagnia della sua mamma, cerca di mantenere le distanze. Questo è un dolore troppo grande da affrontare, spera di potersi addormentare e risvegliare quando tutto questo sarà finito.

Questi sono solo alcuni dei casi che ricevo ormai quotidianamente. Il covid-19 fa certo paura, ma non bisogna dimenticare che al fianco di medici ed infermieri lavorano anche numerosi psicologi, cui affidare i propri timori e difficoltà. Quando questa emergenza finirà si dovranno raccogliere i cocci di vite talvolta infrante, ma solo un intenso lavoro terapeutico ed il tempo ricuciranno le nostre coscienze”.

La possibilità della consulenza psicologica a distanza, attraverso il numero telefonico che abbiamo ricordato prima, è tuttora valida ?

di Rienzo: “ Certamente. Attraverso tale contatto sarà possibile, in base alla natura del disagio manifestato, avere un primo aiuto ad i consigli utili a contenerlo. A questo riguardo rinnovo i suggerimenti che ho forniti la volta scorsa a proposito di possibili episodi acuti d’ansia o di panico. E’ ovvio che se si dovesse evidenziare un malessere della sfera psichica più profondo sarà necessario strutturare un intervento terapeutico articolato”.