POVERA GIORGIA. L’assemblea provinciale di FdI aperta da un sindaco eletto, senza se e senza ma, con i voti di camorra del clan dei Casalesi
2 Dicembre 2024 - 11:35
Non bisogna aver timore di usare titoli così netti, perché questa nettezza discende dai testi inequivocabili dell’ordinanza sui gruppi della criminalità organizzata di Teverola e Carinaro. I quasi 500 voti raccolti dalla nipote del boss Nicola Di Martino e il presidio fisico dei seggi ad opera del reggente De Santis non lasciano adito a dubbi
CASERTA (Gianluigi Guarino) – Ci soccorre il verso di una famosa canzone di Ron: “E non abbiam bisogno di parole, per spiegare quello che…”
In effetti si tratta di una parafrasi perché quel verso è positivo e parla di un amore totale. La rimembranza ci è arrivata guardando la locandina della conferenza programmatica provinciale di Fratelli d’Italia, che al verso di Ron ha dedicato il titolo di uno dei suoi convegni. Perfetto nella sua totale imperfezione. Perfetto perché rovesciandolo, trasformandolo cioè da autoelogio, come hanno fatto gli organizzatori, a desolata attestazione di impotenza che supera e sublima l’indignazione, è proprio inutile sprecare tante parole di fronte al partito della premier Giorgia Meloni.
Un partito che a noi pare sempre di più un gigantesco castello di carta tenuto in piedi solo da una struttura fondante molto solida, costituita dalla semplicità e dalla capacità comunicativa di una leader sgobbona che in due anni non ha fatto nessuna gaffe su alcun dossier nazionale e internazionale, a differenza di due o tre suoi ministri che, al contrario, ne hanno dette e fatte di tutti i colori.
Quale futuro può avere un partito che a Caserta consente a un sindaco, che a questo punto viene legittimato come primo cittadino espresso da Fratelli d’Italia, il quale per indiscutibile deduzione di ciò che è scritto in un’ordinanza chiesta o ottenuta dalla Dda di Napoli contro un gruppo affiliato al clan dei Casalesi e federatosi per tenere insieme le attività malavitose nei Comuni di Carinaro e Teverola, ha vinto le elezioni con i voti della camorra?
Nulla di personale contro Gennaro Caserta: ci avremo parlato una volta, massimo due nella vita e francamente non ci siamo mai posti il problema di riflettere, di pensare se ci fosse simpatico o antipatico.
Semplicemente Caserta ha fatto una lista con Biagio Lusini, arrestato ai domiciliari, dove rimarrà per molti mesi dopo la conferma del Tribunale del Riesame (CLICCA E LEGGI) e grazie a questo accordo, grazie all’intesa con chi a Teverola ha dimostrato di comandare su tutto e tutti ha vinto le elezioni.
Attenzione, però: i 470/480 voti raccolti da Hellen Di Martino, figlia del boss capozona a Teverola e alleato con Aldo Picca, sono stati determinanti. Ma non finisce qui: nell’ordinanza in questione c’è scritto che Salvatore De Santis, finito in manetta proprio in relazione al citato atto giudiziario, ha presidiato fisicamente i seggi elettorali con l’obiettivo di farsi vedere e di far vedere dunque che il reggente che sostituiva il boss Nicola Di Martino, in carcere già da prima, era lì affinché chi avrebbe dovuto votare per la nipote del suo capo era sotto stretto controllo.
E quando si è allontanato, dopo l’arrivo di 4 o 5 auto dei Carabinieri, De Santis ha solo decentrato leggermente la sua posizione, fermandosi a parlare, come dimostrano le foto da noi pubblicate grazie alla gentile concessione della collega Marilena Natale, proprio con Lusini e con Pasquale Di Martino, meccanico e fratello del boss.
Noi non conosciamo quali siano le dinamiche della Prefettura di Caserta e francamente ci sentiamo di iniziare una battaglia che faremo, a partire da questa settimana, proprio con la collega Natale.
Ma consentire a un’amministrazione comunale, nata in questo modo, con un vicesindaco, già sindaco, arrestato con conferma del Riesame, ci sembra veramente uno sproposito, un atto di disonore istituzionale.
Spesso scherziamo con Gimmi Cangiano, perché tutto sommato ci è pure simpatico, ma dal punto di vista politico, francamente, è una cosa proprio insopportabile e irreversibile.
Oltre al solito Edmondo Cirielli, uno che per un voto farebbe anche il patto con il peggiore dei figuri, a Caserta sabato scorso sono arrivati l’europarlamentare Tommaso Foti, da questa mattina ministro per gli Affari europei e il Pnrr, e un sottosegretario alla presidenza del consiglio con delega allo Sport Andrea Abodi.
I lavori, incredibile ma vero, sono stati aperti proprio da Gennaro Caserta in quanto componente dell’assemblea nazionale. Bravi, continuate così, sperando sempre che santa Giorgia vi consenta di spassarvela senza dare un brandello di contributo all’evoluzione morale di questa terra.
Una volta eravate il partito della destra, quella non propriamente berlusconiana, quella che affondava le radici nella storia del Movimento Sociale Italiano, nato grazie ai reduci repubblichini di Salò. Fascisti, ma duramente avversari della corruzione, di un modo di far politica all’italiana. Ora di quella eredità non resta niente, neanche quella minima aliquota di buono che c’era, cara Giorgia.
Sui territori i tuoi fanno scorribande e cibano la loro atavica fame di potere che quella testimonianza di un partito del 3 o 4% rendeva lontanissimo.
La Meloni dà sempre la sensazione di ricordare da dove viene, ma ha riempito i territori, li ha impaccati per usare un’espressione romanesca proprio in onore della premier, di corsari, di banditi.
Stia sicura, la presidente del consiglio, che un po’ di tempo ci vorrà ma alla fine sarà lei a pagare Dazio altissimo all’incuria utilizzata nella scelta della cosiddetta classe dirigente.
Perché se consenti a un Lollobrigida, a un Cirielli e compagnia di scegliere chi deve comandare in Campania, poi ti ritrovi sul palco a presentare i lavori dell’assemblea provinciale del partito, un sindaco eletto grazie ai voti della camorra.