Processo a Francesco Zagaria e Antropoli. Il faccendiere pentito del clan Mallardo coinvolge noti commercialisti e fa due nomi che saranno ascoltati

25 Settembre 2019 - 18:41

CAPUA (T.P.) – Stamattina nuova udienza in Corte di Assise del processo imperniato sull’omicidio del boss Sebastiano Caterino, avvenuto a S.Maria C.V. nel 2005, per il quale, dopo le condanne incassate negli anni scorsi da altri imputati, è alla sbarra il pentito Francesco Zagaria detto “Ciccio e’ Brezza”, colpito da ordinanza di custodia cautelare nel febbraio scorso con l’accusa di aver svolto funzione di specchiettista durante quell’agguato, che si consumò in via dei Romani, proprio all’ingresso dell’area Iacp.

Nello stesso processo, che si svolge in Corte d’Assise proprio perché viene giudicato un imputato accusato d’omicidio, è accodato anche l’ex sindaco di Capua Carmine Antropoli, che non ha nulla a che vedere con l’omicidio di Sebastiano Caterino, ma che è accusato di aver partecipato alle minacce, perpetrate dal già citato Francesco Zagaria, nei confronti di un candidato alle elezioni comunali di Capua svoltesi qualche anno fa, nel suo studio professionale di Sant’Angelo in Formis.

L’udienza è iniziata con l’interrogatorio, in videoconferenza, del collaboratore di giustizia Nicola Panaro, personaggio di primissimo piano della fazione più influente del clan dei Casalesi, cioè quella della famiglia Schiavone.

Panaro ha spiegato che non ha avuto rapporti diretti con gli imputati e ha affermato: “Ho solo saputo da Elio Diana che i Verazzo, i fratelli imprenditori di Capua, tenevano i rapporti con i politici della amministrazione“. Sulla testimonianza di Panaro è stato acquisito un memoriale nel quale spiega i motivi del pentimento.

Sicuramente più interessante dal punto di vista processuale è stata la testimonianza del pentito Giuliano Pirozzi, per diverso tempo elemento di raccordo tra il clan Mallardo di Giugliano e il clan dei Casalesi, soprattutto nella piazza di Trentola Ducenta ai tempi in cui dettava legge Michele Zagaria: “Ero legato al clan Mallardo ma anche alleato con i Casalesi fazione Cicciott e’ mezzanotte – ha confermato in aula Pirozzi – Avevo dei rifermenti per  alcuni affari con  alcuni commercialisti che avevano rapporti con il clan Mallardo”.

Il pentito ha fatto anche dei nomi di questi professionisti che dovranno essere ascoltati nella prossima udienza. Tra questi Carandente e D’Alterio di Giugliano.