PROVINCIALI, IL VOTO AL MICROSCOPIO. Finalmente chiarezza: Marcello De Rosa, condannato a 3 anni e per miracolo ancora sindaco, ora è uomo di Zannini. CIFRA PER CIFRA i conti veri della lista del mondragonese

11 Dicembre 2023 - 19:00

Stamattina ha potuto portare i 43mila voti e il 46% a De Luca, ma in realtà si è anche dedicato ad altre liste, appoggiandosi a due candidati di Maddaloni, che non sono suoi, al neo indagato Dda, Luigi Bosco che ha raccolto con il cellolese Iovino 5mila voti e al sindaco di S. Maria Capua Vetere Antonio Mirra al quale ha fatto vedere la luna nel pozzo, che gli ha portato più di 3mila voti provenienti dal consiglio comunale della città del foro, a favore di Dino Capitelli.

CASERTA (gianluigi guarino) Proviamo ad attuare la strategia delle pillole, partendo dal presupposto che chi legge gli ormai pochi articoli che, per scelta editoriale e per evidente “scoglionamento” dedichiamo agli affari della sedicente politica casertana, sia almeno minimamente informato sui fondamenti della stessa.

Ieri pomeriggio, ci siamo portati un po’ il lavoro avanti, scrivendo, in quel caso un lungo articolo, su quelle che abbiamo chiamato spiritosamente “Santa Alleanza”, tra Giovanni Zannini e il sindaco di Santa Maria Capua Vetere Antonio Mirra, sigillata con la candidatura, coronata, come era largamente prevedibile, dal successo del consigliere comunale della città del foro, Gerardo Capitelli, per gli amici Dino (CLIKKA E LEGGI).

Il primo concetto originale, a commento di quello che è uscito dall’urna delle elezioni di secondo livello, tenute ieri, incrocia direttamente il risultato più importante relativo ai candidati della lista del consigliere regionale di Mondragone. Il più votato è stato Marcello De Rosa, sindaco di Casapesenna, che ha ottenuto 5732 voti di grandi elettori, terzo in assoluto dopo il sindaco di Sant’Angelo d’Alife, Michele Caporaso, sostenuto direttamente da Gennaro Oliviero e dopo il consigliere comunale di Caserta, Fabio Schiavo, sostenutissimo da Gianpiero Zinzi.

Marcello De Rosa è, oggi, miracolosamente sindaco e consigliere del Comune di Casapesenna. Ciò – e lo ripetiamo per l’ennesima volta – perché la giurista e ministra del governo Monti, Paola Severino, per motivi piuttosto incomprensibili, che varrebbe la pena approfondire andando a ripescare i verbali del consiglio dei ministri del tempo e della delega parlamentare, non inserì i reati di falso materiale, falso ideologico e falso in atto pubblico, compiuti dal pubblico amministratore, tra quelli per i quali era prevista la sua sospensione, già a partire da un verdetto di condanna subito nel primo grado di giudizio. Marcello De Rosa, come sanno soprattutto i nostri lettori, è stato condannato a tre anni di reclusione – e vai con un nostro tormentone tipico – non per il reato di diffamazione a mezzo stampa – e vai ancora – , bensì per falso in atto pubblico, compiuto per costringere un consigliere comunale di Casapesenna a dimettersi. La Severino sancisce la sospensione per i condannati in primo grado per i reati di corruzione, di concussione, finanche per quelli di abusi di ufficio, ma non per i pubblici ufficiali che hanno falsificato un atto amministrativo. Solo e solamente per questo Marcello De Rosa è, fino ad un’eventuale condanna in secondo grado ad almeno due anni di reclusione, sindaco di Casapesenna; in quanto tale, consigliere comunale di Casapesenna; in quanto sindaco e consigliere comunale candidabile alla carica di consigliere provinciale e, in quanto consigliere comunale di Casapesenna, anche elettore attivo, cioè votante alle elezioni provinciali, così come lo è stato in quelle di ieri.

La sua scelta, che poi è la scelta del suo portato giudiziario, con la lista di Giovanni Zannini, rappresenta un elemento di chiarezza, la cosa più chiara avvenuta nella politica casertana nell’ultimo mese. La cosa che fa il paio con la decisione del sindaco di Santa Maria Capua Vetere, Antonio Mirra che, insieme al suo portato di carattere ben diverso da quello di Marcello De Rosa, ha stretto un accordo ufficiale con Giovanni Zannini, sancito dalla candidatura e dalla elezione al consiglio provinciale di Gerardo Dino Capitelli.

Questa è la cosa più importante successa ieri e che noi abbiamo deciso di raccontare solo dopo l’esito del voto, per collocarla bene nella nostra analisi e nell’esposizione delle nostre considerazioni.

C’eravamo, invece portati ancor di più il lavoro avanti circa tre settimane fa, quando avevamo ribattezzato la lista di Giovanni Zannini, la “lista taxi” (CLIKKA QUI). Un taxi su cui erano saliti, sia il consigliere regionale Enzo Santangelo, in alleanza con Paolo Marzo da Caserta, sia il sindaco di Maddaloni, Andrea De Filippo.

Complessivamente, Zannini ha raccolto 43074 voti di grandi elettori, pari al 46,28%. Siccome, buon per lui, De Luca e i suoi non leggono CasertaCE, lo Zannini potrà dire che governa la metà, o poco meno della metà, dei consiglieri comunali di questa provincia. Un dato abnorme. Quando avrà presentato sul tavolo questi numeri, dirà a De Luca: “Caro governatore, tu non ti devi preoccupare. Fino a quando con te ci sarò io e altri due o tre su Napoli, non avrai problemi, visto che a Salerno continui a comandare tu. Siccome ti ho dimostrato che sono il più grande produttore di voti che questa terra ha mai avuto, subito dopo di te naturalmente, dammi gli strumenti, fammi fare assunzioni, fammi cucinare braciole, anche a Napoli, magari pure ad Avellino e/o a Benevento, visto che a Salerno ci pensi direttamente tu. Alle prossime elezioni ti porto 150mila voti belli pronti e te ne fotti della Schlein e di questi scemi del Pd”.

Gli occhi di De Luca si illumineranno d’immenso. Nella sua testa non balenerà nessun pensiero sul fatto che, pur non trovandosi di fronte ad Alcide De Gasperi, al mahatma Ganghi, a Nelson Mandela o a Willy Brandt, sarebbe pure giusto nutrire qualche dubbio e qualche preoccupazione sulle sorgenti di questo effluvio di potere elettorale. Malato di potere, com’è, De Luca, che non saprebbe vivere una vita diversa da quella che vive da quando è sindaco di Salerno, gli metterà a disposizione tutti gli uffici della Regione, tutti gli uffici dei direttori generali delle Asl e delle Aziende ospedaliere, tutto il sostegno agli enti strumentali, quelli della ricotta per eccellenza. Quindi assisteremo, magari come modello esportato anche in altre province, ad altri casi come quelli di Federica Turco, dei figli di Luciano Sagliocco, delle figlie dell’imprenditore Spezzaferri, tutte sistemate in area Asi e Università, di Giovanni Innocenti al Consorzio di Bonifica, della Esposito, della pletora di assunti alla Provincia in concorsi che nessuna autorità preposta ha voluto controllare, nella loro fase di realizzazione, così come andavano controllati. Per non parlare, poi, degli appalti, dei meccanismi di relazione tra finanziamenti regionali e utilizzo degli stessi e …. potremmo proseguire per due ore almeno, non avendo neanche sfiorato l’altro argomento altamente pornografico dei servizi sociali.

Tornando alla questione della stretta contabilità di questo voto elettorale, ripartiamo dal presupposto che De Luca non legge CasertaCE perché nessuno glielo fa leggere, altrimenti scoprirebbe che Zannini, per carità, di voti ne ha avuti una caterva, ma suoi suoi, al netto di quelli frutto di accordi con persone che poi si schiereranno con lui alle prossime regionali, sono di meno e non esprimono il 46,28% ufficialmente risulante dai verbali. I voti non sono infatti 43074, bensì 37083. Vedete, noi siamo gente precisa e vi abbiamo dato queste cifre arrivando fino alla singola unità numerica e non su per giù. Abbiamo sottratto ai 43074 voti, i 5991 che hanno viaggiato in taxi (leggi sempre l’articolo di cui sopra).

5991 voti sono, infatti, la somma di quelli raccolti dal consigliere comunale di Maddaloni Salvatore Liccardo, già assessore all’Ambiente ai rifiuti nella prima consiliatura di Andrea De Filippo e quelli raccolti dalla consigliera comunale Angela Sferragatta, ugualmente di Maddaloni. Salvatore Liccardo ha riportato 1553 voti di grandi elettori ed è risultato il nono in graduatoria e dunque il primo dei non eletti della lista Provincia al centro, mentre, con i suoi 4438 voti, Angela Sferragatta si è classificata al quinto posto della stessa lista, garanteosi, dunque, un posto in consiglio provinciale.

Né Enzo Santangelo, consigliere regionale in carica, né Paolo Marzo, né il sindaco di Maddaloni, Andrea De Filippo, sono riconducibili al plotone magmatico dei soldati di Giovanni Zannini. Fanno politica autonomamente da lui e hanno schierato i propri candidati nella lista del mondragonese raggiungendo un equilibro sul reciproco interesse. Zannini ha portato a Napoli stamattina il risultato dei 43074 voti pari al 46,28% sapendo bene che nessuno avrebbe detto a De Luca che, in realtà, non sono 43074 ma 37083. Santangelo, Marzo e De Filippo hanno, dunque, lo ripetiamo per l’ennesima volta perché il concetto sia chiaro, utilizzato come un taxi la lista per dare più chances di elezione ai propri candidati. 37083 voti equivale al 39.85%. Risultato indubbiamente di grande rilievo, ma che merita di essere approfondito maggiormente, anche in relazione ai precedenti delle scorse elezioni provinciali, rispetto a ciò che abbiamo declinato in questo articolo. L’accordo tra Zannini e Luigi Bosco c’è stato ed ha retto, nonostante la pesante iscrizione nel registro degli indagati della Dda del politico di Casapulla, come dimostra il risultato raggiunto dal vicesindaco di Cellole Giovanni Iovino il quale si è attestato a 5358 voti, in terza posizione nella lista Provincia al centro.

Con Iovino è sempre stato Luigi Bosco e la situazione non è cambiata, in quanto abbiamo verificato nella giornata di ieri in che modo si erano orientati nella cabina elettorale alcuni consiglieri comunali riconducibili alle posizioni del casapullese, il quale ha dato ordine ai suoi di votare Iovino.

Dunque, i voti doc di Giovanni Zannini sono circa 28mila e non 43mila. Ciò non significa, a nostro avviso, che Zannini si sia indebolito, ma significa che ha potuto dare una mano anche a qualche candidato di altre liste, con Peppe Mariniello di Fratelli d’Italia che ha raccolto 22 voti nella fascia D, lì dove c’era Lusciano, ma anche Mondragone e Castel Volturno, che si conferma nostro principale indiziato.