Puntinella, Giovanni Zannini e il doppio Campoli. Un dato di fatto: dalle prime minacce di La Torre al momento in cui partono le denunce è trascorso quasi un anno. La giornata dell’8 maggio, minuto per minuto

30 Maggio 2024 - 19:00

Volutamente abbiamo atteso che le ricostruzioni degli altri organi di informazione si esaurissero. Oggi partiamo con il primo dei diversi focus di approfondimento che dedicheremo alla vicenda. Partiamo con l’8 maggio, poi da domani iniziamo con il 9, 10, il 14 e il 16 maggio, data della firma sull’ordinanza di arresto di Tiberio La Torre

MONDRAGONE (g.g.) – Non c’è dubbio alcuno che Tiberio La Torre sia un soggetto pericoloso. Quindi, i tempi velocissimi attraverso cui si è sviluppata l’attività di polizia giudiziaria dei carabinieri di Mondragone, che hanno raccolto l’8 maggio scorso la denuncia di Pasquale Campoli, figlio di Alfredo, contemporaneamente le sommarie informazioni di quest’ultimo, il giorno dopo la denuncia del consigliere regionale Giovanni Zannini, poi ancora, il giorno successivo, 10 maggio, quella formalizzata da Alfredo Campoli e, infine, il 14 maggio la querela presentata da sempre Zannini, sono pienamente giustificati dalla caratura criminale dell’indagato.

Per essere precisi, tutto si svolge, dunque, dal giorno otto maggio scorso al sedici maggio, quando il gip del tribunale di Napoli, su richiesta della Dda, firma l’ordinanza di arresto di Tiberio La Torre eseguita poi il 19 maggio.

Una tempistica che si sviluppa con queste modalità solo nei casi in cui viene ravvisata da un magistrato inquirente, e successivamente da un giudice, l’esistenza di elementi per temere fatti criminali molto gravi che necessitano, dunque, di un intervento velocissimo.

I fatti molto gravi sarebbero quelli costituiti dall’ultima minaccia in ordine di tempo espressa da Tiberio La Torre nei confronti di Giovanni Zannini: “Mi deve dare 50 mila euro entro stasera, altrimenti lo sparo”.

Questo avrebbe detto ad Alfredo Campoli, di cui Zannini è stato testimone di nozze (compare, come avrebbe detto La Torre sempre a Campoli), ma soprattutto persona di riferimento dello Zannini in tutte le attività politiche nella città di Mondragone, dove Maria Tramonti, moglie di Campoli, è titolare dell’assessorato alle Attività Produttive, ma forse anche fuori da Mondragone.

8 MAGGIO, UNA CRONACA MINUTO PER MINUTO

La sera, tarda, dell’8 maggio, alla stazione dei carabinieri di Mondragone, si reca Pasquale Campoli, figlio di Alfredo. E lì presenta una denuncia nei confronti di Tiberio La Torre.

Ma andiamo con ordine e partiamo dal primo mattino, orario colazione. Puntinella avrebbe inviato un audio messaggio per chiedere un incontro con Pasquale Campoli, oppure con il padre Alfredo al Bay Bar di Mondragone. Riteniamo che negli atti delle indagini il messaggio audio, come altri messaggi whatsapp che vedremo ugualmente citato, sia stato depositato da Pasquale Campoli.

Al bar c’era andato Pasquale Campoli, incontrando Tiberio La Torre, definito dal giovane come “alterato” e che, dopo avergli intimato di lasciare il telefono sul tavolo e, una volta allontanatosi dal cellulare, gli avrebbe chiesto con veemenza di “fargli incontrare l’onorevole Zannini“.

Questa denuncia veniva presentata “mentre” – così è scritto testualmente nell’ordinanza – suo padre Alfredo Campoli era ascoltato a sommaria informazione testimoniale, o sit che dir si voglia.

Secondo la ricostruzione di Afredo Campoli, sempre nella giornata dell’otto maggio, poi vedremo di catalogare l’orario, Puntinella, al secolo Tiberio La Torre, avrebbe incrociato i suoi passi in “una sua proprietà“, ribadendo il reframe. “Dov’è il tuo compare?“.

Avrebbe risposto Campoli che lui Zannini non lo vedeva da quando “era stato eletto consigliere regionale“. La risposta non viene ritenuta veritiera da La Torre che intima a Campoli di chiamare Zannini: “lo devi chiamare, me lo devi trovare, mi deve 50 mila euro entro stasera, altrimenti lo sparo“.

Puntinella, quindi, non aveva ritenuto sufficiente l’incontro con Pasquale Campoli al bar, rimangiandosi l’opzione che a questi aveva offerto, ovvero che indifferentemente poteva incontrato o lui o il padre.

L’APPUNTAMENTO FURTIVO AL CENTRO DIREZIONALE

Pasquale Campoli, prima di recarsi dai carabinieri, contatta Zannini, gli chiede un incontro “urgente“, che avviene a Napoli, al Centro Direzionale, dunque presso il palazzo del consiglio regionale.

Quindi, non racconta al politico l’accaduto utilizzando il telefono ed è solo a Napoli, in un clima furtivo, che Zannini gli comunica, dopo aver introitato il racconto di Campoli, che “rifletterà sul da farsi e più tardi gli avrebbe riferito cosa fare“.

Dunque, anche rispetto a una minaccia camorristica, i Campoli si compattano con Zannini: andranno o non andranno a denunciare l’accaduto in base alla direttiva ricevuta dal consigliere regionale dopo che questi avrà riflettuto. Una notizia di reato che diventa, dunque, oggetto di valutazione a monte. Una sorta di optional. Ed è evidente che è Zannini a decidere per i Campoli se e quando denunciare.

TIBERIO LA TORRE, MOTO PERPETUO

Però, Tiberio La Torre in quel pomeriggio infligge stress ai due Campoli, sembra veramente tarantolato. Alle 15:30 il padre Alfredo incontro il figlio Pasquale e gli riferisce l’incontro con il La Torre di cui abbiamo già scritto. Un confronto che va collocato tra la mattina, ovvero dopo faccia a faccia al Bay Bar, e minimo le 15.

Qualche ora dopo, sempre secondo la denuncia di Pasquale Campoli, questi sarebbe stato contattato di nuovo da Tiberio La Torre. Per cui, non sono bastati a La Torre l’incontro mattutino con lo stesso Pasquale Campoli e quello successivo con il padre Alfredo per realizzare l’idea che lui i 50 mila euro richiesti non li avrà mai.

Puntinella inizialmente chiede di reincontrare il padre, di Pasquale per poi decidere di andare autonomamente a casa di Giovanni Zannini. Un’insistenza che, di fronte ai dinieghi dichiarati da Alfredo Campoli, lascia qualche dubbio sulla salute mentale oppure sulla stabilità strategica del camorrista che si muove in maniera originale rispetto agli usi e costumi della criminalità organizzata in casi simili.

Pasquale Campoli è molto attivo. Riceve un messaggio whatsapp in cui La Torre gli dice di essersi recato a casa di Zannini, ma che nessuno aveva risposto alla scampenallata. Dunque Tiberio La Torre raggiunge, e non è la prima volta, l’abitazione del consigliere regionale.

LA TERZA VISITA DI LA TORRE A CASA ZANNINI

Era già successo, in un primo caso, presumibilmente nel dicembre del 2023. E Zannini ci aveva parlato. La seconda volta, sicuramente a febbraio, ma il consigliere aveva deciso di non aprirgli.

Sarebbe interessante chiedere a Tiberio La Torre cosa gli ha fatto pensare che in quella giornata farraginosa dell’8 maggio Zannini gli, contrariamente a quanto capitato tre mesi prima, avrebbe aperto le porte di casa.

Noi rimaniamo con l’idea di base, quella forse maturata dagli investigatori, ovvero che tutte le pressioni fatte ai due Campoli la mattina fossero state ritenute da Tiberio La Torre sufficienti per indurre a Zannini a dargli i soldi che chiedeva o parte di questi, contrariamente a quanto successo fino ad allora.

Pasquale Campoli fa un riscontro, contattando P.M., moglie di Zannini, che conferma di aver visto dal videocitofono una faccia conosciuta e di non aver aperto.

Ancora Pasquale Campoli ritiene necessario avvertire Zannini della presenza di La Torre perché forse ritiene che la moglie del politico, la quale aveva riconosciuto dei lineamenti noti al video citofono, non aveva provveduto ad avvertire il marito.

Zannini, a questo punto, dice al giovane di non rispondere più (aggiungiamo noi, era ora) a La Torre e che “avrebbe risolto lui la faccenda legalmente“.

Ma il ragazzo, Pasquale Campoli, o è troppo intrapendente o è un po’ duro di comprendonio perché intorno alle 21:30, al contrario di quanto Zannini gli ha detto di fare, prima risponde alla chiamata di Tiberio La Torre, poi gli apre il portone e lo fa entrare.

Il camorrista, forse avendo subdorato, non sappiamo se con sorpresa o meno, le intenzioni di Zannini di denunciarlo e farlo denunciare, mette su un disco diverso, usando parole differenti rispetto a quelle minacciose utilizzate da un annetto a questa parte.

Posa il telefono sul tavolo, secondo Pasquale Campoli allo scopo di registrare la conversazione, dicendo di essere lui a voler denunciare Zannini per lo scontro fisico avuta con il figlio Antonio La Torre una decina di anni fa.

Fatto sta che, alla fine di questa concitatissima giornata, a 8/9 ore di distanza dal colloquio al Centro Direzionale, Zannini, quando ascolta questa ulteriore ricostruzione di Pasquale Campoli, decide solo in quel momento di attivare padre e figlio, spedendoli in caserma.

Secondo la denuncia di Pasquale Campoli, a prescindere invece dall’episodio delle 21:30, Zannini aveva già deciso, dopo un confronto con il padre Alfredo, di attivare il percorso della denuncia contro Puntinella. Anzi, erano già in caserma ed è lì che Campoli junior li aveva raggiunti.

Dal momento dei primi approcci, avvenuti nell’estate precedente, fino al momento in cui Zannini decide per la denuncia, trascorre quasi un anno ed è solo la sera dell’otto maggio che Tiberio La Torre mette in campo un discorso difensivo, considerando forse, stando a come si comporta, in maniera del tutto difforme a come agito finora, per la prima volta la possibilità che Giovanni Zannini possa davvero denunciarlo.

I NOSTRI TEMPI SU QUESTA ORDINANZA

Questo è significativo? Non è significativo? Su ciò ragioneremo analizzando altre parti dell’ordinanza, che abbiamo atteso con calma. Perché noi di CasertaCe le cose di Mondragone, le attitudini, le modalità le conosciamo fino al midollo e dunque sappiamo bene che una nostra lettura degli atti giudiziari è, nel pieno rispetto della testualità degli stessi, molto più articolata di chi si limita a ricostruzioni solo assertive.