Quando un sindaco “reo confesso” continua a indossare la fascia senza problemi. Promise una gara da 2 milioni e mezzo ai Corvino, dopo che i Caprio (favoriti da Valentino Ferrara e da Andrea Pirozzi?) gli avevano soffiato quella dell’Appia
14 Novembre 2023 - 19:28
Almeno questo è ciò che sostengono Emilio e Pasquale Corvino. Bisogna sempre abituarsi all’apparentemente assurdo, al fatto che questo qua, dopo tutto quello “che si è fidato di dire”, nell’incontro intercettato con gli imprenditori di Casal di Principe, ha prima vinto le elezioni con il sostegno esplicito e accettato della camorra locale e poi si è fatto altri tre anni indossando la fascia tricolore. Non chiacchere, ma intercettazioni che PUBBLICHIAMO INTEGRALMENTE IN CALCE ALL’ARTICOLO.
SANTA MARIA A VICO (gianluigi guarino) Come si suol dire, Emilio Corvino ed il suo socio, non sappiamo anche se suo congiunto, Pasquale Corvino, “non riescono a farsi capaci” dell’epilogo della gara, di circa 2 milioni di euro, per la riqualificazine di un tratto della statale Appia che il sindaco Andrea Pirozzi gli aveva promesso. Nelle ulteriori intercettazioni, una sempre relativa alla giornata del 15 novembre 2019, l’altra risalente al 15 gennaio 2020, salta fuori di tutto e di più.
Il dettaglio lo leggerete nelle pagine che vi pubblichiamo in calce a questo articolo. In sintesi, possiamo dirvi che Andrea Pirozzi, sindaco di S. Maria a Vico, ammette per l’ennesima volta, in maniera esplicita, di aver tentato di orientare, di truccare dunque l’esito di questa gara. Lo ha fatto convocando il dirigente dell’Ufficio tecnico del Comune di S. Maria a Vico, Valentino
I Corvino sono furiosi, esprimono più di una minaccia diretta nei confronti del Ferrara, che ritengono il protagonista principale di un esito di gara, comunque truccato, ma a favore di altri imprenditori. Al sindaco Pirozzi parlano alla casalesemaniera. Nel senso che, a parole gli dicono di essersi convinti dell’estraneità del primo cittadino riguardo all’esito dell’appalto ma, dall’altro lato, gli fanno capire in più modi, di essere convinti del contrario, o di avere seri dubbi sul fatto che l’ultima parola l’abbia detta comunque Andrea Pirozzi. Perché, quando uno di Casal di Principe ti dice “a questo punto non ce ne frega niente se su lo sapessi o non lo sapessi, se tu sia stato o non sia stato” , oppure ancora “ci sei rimasto male, ma non certo di più di quanto non ci siamo rimasti male noi”, si esprime attraverso un alfabeto più o meno criptico, in cui comunica all’interlocutore di non essere in realtà convinto delle sue spiegazioni. E siccome i Corvino ricordano al sindaco che loro, 5 anni prima, cioè presumibilmente al tempo delle prime elezioni comunali vinte da Andrea Pirozzi, hanno risposto alla sua richiesta di aiuto “mettendosi a disposizione”, hanno tutto il diritto di dubitare e di essere assolutamente furiosi.
Uno stato d’animo rispetto al quale Pirozzi non è insensibile. Al riguardo, così è scritto testualmente nello stralcio del documento giudiziario che pubblichiamo oggi “nel corso di tale conversazione, questi ultimi due lamentandosi della mancata aggiudicazione dell’appalto relativo alla via Appia, ottengono dal citato sindaco la promessa per l’aggiudicazione della gara d’appalto, di prossima approvazione, relativa alle opere per la prevenzione del rischio idrogeologico, ammontanti a 2 milioni e mezzo di euro”.
Non trovano proprio pace, Emilio e Pasquale Corvino. Sono convinti che, sia l’esito dell’approvazione provvisoria della gara, sia quello dell’approvazione definitiva, che ha modificato il primo verdetto, siano frutto di una manfrina orchestrata da Valentino Ferrara, non si sa fino a che punto partecipata, sotto sotto, dal medesimo sindaco e anche da un componente, precisamente un architetto, della commissione giudicatrice.
L’aggiudicazione provvisoria, avvenuta nel novembre 2019, e di cui abbiamo scritto diffusamente ieri (CLIKKA E LEGGI), ha arriso al consorzio stabile Energos. Successivamente – ma ricordiamo che il sindaco Andrea Pirozzi dice ai due Corvino, il 15 novembre, che lui vorrà vederci chiaro in quell’esito -, il dirigente Valentino Ferrara modifica l’esito, revoca l’aggiudicazione provvisoria al consorzio, in quanto questo non avrebbe presentato il piano economico della manodopera. I Corvino parlano di autentica sceneggiata. Sono convinti fin dall’inizio che sia il consorzio, magari indirettamente, magari attraverso l’impresa consorziata scelta per l’effettuazione dei lavori, il cui nome chiedono insistentemente di conoscere e di recuperare al sindaco Pirozzi, sia la Italia Impresit, seconda classificata in sede di aggiudicazione provvisoria e poi aggiudicataria dell’appalto, dopo esclusione del consorzio, sono controllati da un unico ceppo familiare, quello degli imprenditori che loro definiscono di Casal d Principe, con un cognome arcinoto, ossia i Caprio, presenti da anni dappertutto e con qualche problemino alle spalle, sia per quanto riguarda l’ormai famosa vicenda delle presunte mazzette ai responsabili delle gare d’appalto bandite dall’Esercito italiano, sia per quanto riguarda altri appalti, stavolta in zona Alto Casertano, con un procedimento giudiziario che ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati di Ubaldo Caprio, nelle mani del pubblico ministero della Procuca di Santa Maria C.V., Gerardina Cozzolino.
C’è un episodio di un inviato della Impresit che, avendo aspettato più di un’ora e mezza per un appuntamento che la commissione giudicatrice gli aveva fissato per le 7 di sera, aveva preso a pugni e a calci la porta.
Insomma, un guazzabuglio con una sola certezza. La gara per la riqualificazione del tratto della statale Appia ricadente sotto le competenze del Comune di S. Maria a Vico era stata aggiudicata ai Caprio e non ai Corvino, così come anche il sindaco Andrea Pirozzi ammette che dovesse avvenire nelle conversazioni intercettate.
C’è poi la promessa di far vincere agli stessi Corvino, quasi per ristoro, la gara per il dissesto idrogeologico per 2 milioni e mezzo di euro. Non sappiamo come sia andata, ma come abbiamo scritto ieri sera, queste intercettazioni rappresentano una sorta di esposizione da reo confesso di un sindaco che nel 2019, al momento in cui affermava queste cose, indossava la fascia tricolore e al quale è stato permesso di vincere le elezioni del 2020, con l’esplicito e soprattutto accettato sostegno di componenti della camorra locale (CLIKKA E LEGGI il nostro articolo di domenica) e di continuare ad amministrare da primo cittadino S. Maria a Vico per altri tre anni, che poi arrivano a 4, se iniziamo a contare dal novembre 2019, cioè dal momento in cui lui parla a questi imprenditori di Casal di Principe, confessando, senza saperlo, una reità indiscutibile e, che solo in Italia può capitare, impunita.
Il resto, come si diceva prima, lo potete leggere nelle pagine che pubblichiamo qui in basso.