Qui sono numeri al Bancolotto. La denuncia di Marilena Natale: il “compagno” di Emanuale Schiavone, figlio di Sandokan, parla e si mostra con uno smartphone dal carcere con un suo amico. Forse hanno fatto una legge e non ce ne siamo accorti
10 Marzo 2025 - 11:49

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Dopo il caso di Giorgio Monaco Mowgli, che parla dai domiciliari con Barrino, la giornalista ha beccato un’altra comunicazione rilassata, stavolta con colui che guardava le spalle a Emanuele Schiavone dopo la stesa dei proiettili contro la casa storica di famiglia di via Bologna a Casal di Principe
CASAL DI PRINCIPE (G.G.) – Stando al puntuale racconto della collega Marilena Natale che, nei giorni scorsi, ha pubblicato un altro post nel suo profilo Facebook, il cui testo integrale pubblichiamo in calce a questo articolo, c’è stata in Italia una clamorosa evoluzione legislativa che noi, impegnati purtroppo sempre a guardare e a interagire con lo sconfortante racconto delle cose locali, ci siamo persi.
Siamo ironici, ovviamente.
Siccome si tratta del terzo o quarto caso pubblicato dalla Natale, non c’è dubbio che una nuova legge – che innesca una vera e propria rivoluzione nella qualità di vita dei detenuti reclusi nelle carceri italiane – sia intervenuta e non ce ne siamo accorti. Non solo nelle carceri italiane entrano i telefonini di vecchia generazione e antica concezione, ossia quelli precedenti alla rivoluzione degli smartphone con cui la buonanima di Steve Jobs ha cambiato, a suo tempo, letteralmente la faccia del mondo animato, ma i detenuti, anche quelli considerati più delicati, con un marchio legato a reati connessi alla criminalità organizzata, possono dotarsi di questi piccoli computer con i quali è possibili connettersi al mondo intero.
Qualche settimana fa, sempre la Natale pubblicò un post riguardante un collegamento tra il signor Giorgio Monaco “Mowgli”, ristretto ai domiciliari, con il signor Barrino, che invece risiede temporaneamente nelle patrie galere.
Probabilmente, trattandosi di un’area criminale che si sente legata al gruppo della famiglia Bidognetti, siccome si tratta di un’area criminale sospettata di aver avuto in qualche modo a che fare con la stesa della scorsa primavera quando, nelle ultime ore della campagna elettorale per le comunali di Casal di Principe, una sventagliata di proiettili profanò il tempio di via Bologna, ossia la casa di Francesco Schiavone Sandokan, dove in quelle ore si trovava, reduce dalla scarcerazione, Emanuele Schiavone, il figlio del fondatore del clan dei Casalesi che ha, come si suol dire, ancora “la guerra in testa”, il soggetto più vicino ad Emanuele, ossia Francesco Reccia, figlio di Oreste Reccia, non ha voluto esser da meno.
Reccia, in carcere, si trova dal giorno in cui è stato arrestato a Napoli proprio in compagnia di Emanuele Schiavone, nei giorni susseguenti alla stesa di via Bologna, durante i quali quello che forse è l’ultimo erede che pensa seriamente di rimettere in piedi l’attività (si fa per dire) di suo padre Francesco Sandokan, di suo fratello Nicola e di suo zio Francesco Cicciariello, si muoveva circospetto per organizzarsi allo scopo di fronteggiare e magari rispondere all’attacco ricevuto da Mowgli e compagnia.
Ed eccolo, nella foto postata dalla Natale, bello sorridente mentre con un telefono è in collegamento diretto con un’altra persona, il cui volto non è riconoscibile per motivi di indagine. Francamente, tra le ormai molteplici operazioni arrivate alla doppia cifra, con le quali l’autorità giudiziaria ha posto agli arresti che addirittura in telefonini (e la droga) fanno arrivare nelle carceri locali, quelle di S.Maria C.V. e Carinola, anche con i droni. E questi video sfrontati e molto allarmanti in quanto uno può anche ritenere, come fa la Natale, che quest’ultima generazione di aspiranti camorristi sia formata da giovani violenti ma fondamentalmente cretini, con le cervella bruciate da chissà cosa, ma francamente anche un cretino matricolato si rende conto che facendo uscire questi video affidandoli spesso, addirittura, a Tik Tok e ad altri social frequentati, non è che poi ci voglia Sherlok Holmes per stabilire che si tratta di reati anche molto serie.
Poi, si sa, magari le esigenze investigative spingono a far finta di niente allo scopo di raccogliere, da queste conversazioni, elementi che possano alimentare, rinvigorire, indagini della Dda. Questo ci sta, ma fino a un certo punto, perché se tu compi un reato alla luce del sole, sfrontatamente, senza che questo produca alcuna conseguenza, crei una situazione di emulazione ma soprattutto innesti nel cervello delle persone l’idea che questi soggetti siano ancora potenti a sufficienza da potersi garantire prerogative e agi che si sono visti nelle ricostruzioni cinematografiche della vita di grandi boss quali Raffaele Cutolo all’interno del carcere di Poggioreale.
A meno che, chiudiamo come abbiamo iniziato, una legge misericordiosa abbia fatto delle carceri italiane, compresi i reparti dove sono recluse persone in uno status di custodia cautelare, dunque particolarmente delicata, un luogo in cui si possono fare cose, azioni che appartengono allo status delle donne e degli uomini completamente liberi.
IL POST DI MARILENA NATALE:
‘Così fan tutti’e
anche Francesco Reccia (figlio di Oreste) il guappetto di cartone, che seguendo le orme criminali del padre, si è arruolato nelle file crinali di Emanuele Libero Schiavone, una volta in carcere usa il cellulare. Senza vergogna si scatta foto, sfoggiando sorrisi e videochiama gli amici…il tutto documentato sui social…ridi ridi cretino che non sei altro… ricordati che il bello deve ancor venire.
Ps il volto dell’interlocutore è tagliato per motivi d’indagine.

