Rapina e presunta violenza sessuale ALLA STAZIONE DI CASERTA. Ecco come sono andati i fatti e come…
7 Marzo 2019 - 15:55
CASERTA – Il 9 maggio 2018 il personale di servizio della squadra mobile di Caserta interveniva presso la stazione ferroviaria di Caserta, a seguito di una segnalazione di una donna straniera in difficoltà che, in lacrime, raccontava di essere stata vittima di rapina e violenza sessuale ad opera di due giovani, i quali, dapprima avevano approfittato di lei palpeggiandole le parti intime e successivamente si erano impossessati del telefono cellulare e della somma di 195 euro che la stessa custodiva tra le mani.
I due si erano quindi dati alla fuga, abbandonando il cellulare sul binario. La donna si metteva, poi, all’inseguimento dei due rapinatori raggiungendo uno di loro, M.C., il quale, vistosi raggiunto, l’aveva colpita con un calcio alla pancia rivolgendole frasi minacciose. Alla luce della ricostruzione operata dalla procura, il difensore di M.C., l’Avvocato Pierluigi Grassi, chiedeva di procedersi nelle forme del giudizio abbreviato.
Nel corso della discussione, la difesa poneva quindi l’accento sulle numerose discrasie che inevitabilmente emergevano nella ricostruzione dei fatti narrati dalla persona offesa, illustrando con appositi frame, le immagini di videosorveglianza riprese all’interno della stazione di Caserta. In particolare, la ricostruzione della donna, riguardo il presunto inseguimento dei due sconosciuti ad opera della stessa, non trovava riscontro alcuno, così come incongruenze emergevano con il referto medico eseguito immediatamente dopo i fatti oggetto di denuncia.
Il pubblico ministero, nella sua requisitoria, chiedeva emettersi una condanna di 6 anni per B.B. e 5 anni per M.C., in considerazione anche dell’ulteriore episodio commesso ai danni di A.M. e consistenti nel tentativo di estorsione per l’acquisto di sostanza stupefacente.
All’esito della camera di consiglio, il Giudice per le indagini preliminari, Sergio Enea, assolveva entrambi gli imputati dall’accusa di rapina ai danni della cittadina ucraina, ed in relazione alle minacce perpetrate ai danni di A.M. perché il fatto non sussiste, condannando i due alla pena residua di 3 anni e 6 mesi per B.B. e 2 anni e 2 mesi per M.C., per l’estorsione tentata ai danni di A.M.