REGGIA DI CASERTA. I tentacoli del camorrista (per la DDA) Raffaele Pezzella sui lavori di Palazzo Reale. Gravi omissioni dei documenti

14 Novembre 2023 - 15:11

La norma impone, infatti, la pubblicazione ab origine dell’impresa consorziata indicata come esecutrice dei lavori. In questo caso, invece, non è avvenuto. E addirittura non è possibile leggere nel sito istituzionale della Reggia il nome del Consorzio Research nelle determine di aggiudicazione o in qualche delibera a firma del rup, Vincenzo Carbone, o della direttrice Tiziana Maffei

CASERTA (l.v.r.) – Per i pm della Direzione distrettuale antimafia di Napoli, secondo quanto emerge dalla lettura dell’ordinanza di arresto, firmata dal gip del tribunale di Napoli, nei confronti di Piero Cappello, Tullio Iorio e Raffaele Pezzella, a quest’ultimo sono attribuite “forti aderenze” relativamente alla vita del Consorzio Stabile Research, con sede a Salerno, il cui amministratore delegato è il 49enne Massimo Moccia, di Torre Annunziata.

“L’aderenza” al Consorzio di Pezzella e di Carlo D’Amore, uomo di fiducia dell’imprenditore di Casale (tanto che viene ritenuto una testa di legno a cui lo stesso Pezzella ha intestato la Comed,

società poi colpita da interdittiva antimafia), gli investigatori dell’Antimafia l’hanno segnalata nella citata ordinanza attraverso un messaggio tra Pezzella e un certo “Danilo di Research”.

L’imprenditore, accusato di corruzione e di finanziare il clan dei Casalesi (e imputato per gli stessi reati in un altro processo), spiega all’uomo del consorzio che chi vorrà entrare in Researchavrebbero potuto rivolgersi direttamente a Carlo D’Amore“, circostanza quantomeno strana visto che, segnalano gli investigatori, la Comed non era neanche impresa consociata del consorzio.

Research, poi, è inserita tra le ditte invitate da Piero Cappello (ristretto ai domiciliari), che è accusato di proprio di aver manomesso l’elenco di imprese sorteggiate e che ha infilato anche il consorzio tra le 15 che dovevano giocarsi l’appalto per la ristrutturazione del Complesso Scolastico Cales, truccato da Pezzella, Iorio e Cappello tramite la scelta di concorrenti riconducibili direttamente o indirettamente con l’imprenditore o che comunque avevano rapporti con quest’ultimo.

Per quanto riguarda l’appalto della scuola e l’altro seguito dagli investigatori, per interventi di riqualificazione stradale sempre a Calvi Risorta, sono tante le imprese scelte da Cappello, capace, secondo la procura antimafia, di fregare il sistema delle ditte nelle gare bandite dal comune tramite l’Asmel che, a questo punto, non affermiamo certo una follia se scriviamo che, a quello che emerge da questa indagine e dal caso Savoia, la gara dei rifiuti truccata per cui è a processo il sindaco di Caserta, Carlo Marino, questa centrale di committenza pare permeabile ad operazioni corruttive.

Tornando all’elenco di Cappello, alcune di queste ditte, ovvero i consorzi Research, Fenix (con cui la Marrel di Pezzella si è appena aggiudicato 15 milioni di lavori, su progetto dell’ASL CASERTA, legati ai fondi PNRR), Energos (pure riconducibile a Pezzella e affidatario dei lavori alla scuola, poi gestiti da Comed), e Conpat le abbiamo trovate tutte insieme, a fianco della vecchia conoscenza di CasertaCE, la Casertana Costruzioni di Ubaldo Caprio – che è anche consociata Conpat – all’interno dell’elenco di 15 ditte scelte e invitate direttamente dall’ente Reggia di Caserta, tramite il mercato elettronico delle pubbliche amministrazioni, a partecipare ad una gara da mezzo milione di euro, con un’operazione (presumibilmente) compiuta dal responsabile unico del procedimento, il geometra Vincenzo Carbone.

Non esattamente una pesca fortunata quella del rup, visto che il geometra che ha gestito questi lavori ha scelto quattro imprese su 15 invitate collegabili, secondo la DDA di Napoli, a Raffaele Pezzella. Una presenza capillare, tentacolare dell’imprenditore che si nota in procedure del genere.

Andando sul sito della Reggia di Caserta vediamo che l’oggetto del bando, che vi riportiamo testualmente, riguarda un intervento finalizzato al miglioramento dei livelli protezione del patrimonio e dei visitatori dal rischio antropico, con estensione dell’impianto di videosorveglianza ed adeguamento del guardaroba.

Il costo totale di questo servizio, tecnicamente si tratta della manutenzione ordinaria e straordinaria dell’impianto per 5 anni, è di poco superiore ai 547 mila euro. Chiaramente da tale somma vanno eliminati tutti costi di servizi e quindi Palazzo Reale, tramite il geometra Carbone, inserisce quale importo di gara la somma di 441 mila e 488 euro.

Diciotto giorni, dal tre al 21 dicembre 2020. Un periodo pre natalizio, sempre particolare quando si tratta di procedure di gara, nel quale le quindici imprese invitate hanno avuto la possibilità di rispondere alla richiesta di offerta che il geometra Carbone aveva mandato, scegliendo direttamente le ditte dal Mepa.

All’apertura delle buste, supponiamo avvenuta lo stesso 21 dicembre (e tra poco vi diciamo perchè), a portarsi a casa l’appalto è il consorzio Research, grazie a un’offerta pari a 377 mila e 472 euro.

Abbiamo supposto la data del 21 poiché il giorno dopo, 22 dicembre 2020, la direttrice della Reggia di Caserta Tiziana Maffei firma, su proposta del Rup Carbone, la determina di impegno di spesa di 469.318 euro, ovvero i 547 mila di cui sopra a cui viene scomputato il ribasso di Research, pari al 14 e mezzo percentuale.

Veniamo alla trasparenza. Sul sito dell’ente Reggia non è possibile rintracciare una serie di documenti. Manca, ad esempio, un atto, una determina in cui si attesti il nome della ditta vincitrice di questo bando, ovvero Research, visto che il consorzio non viene neanche citato nell’impegno di spesa.

Non solo, non essendoci nessun atto disponibile oltre ai tre che trovate in calce all’articolo (richiesta di offerta con le 15 ditte, offerta vincente e impegno di spesa), non sappiamo neanche quale sia la ditta consociata che il consorzio Research ha scelto come esecutrice di questo appalto quinquennale.

Sappiamo bene, ormai – anche se non possiamo e non vogliamo assolutamente dire che sia questo il caso – come esista quella brutta abitudine di trasformare i consorzi in uno strumento per nascondere una ditta chiacchierata, pericolosa dal punto di vista del suo passato, ma che, consociandosi ad un operatore più grande, aggregatore, può provare a tenere più segreta la propria identità.

L’assenza, la mancata di disponibilità alla lettura della documentazione completa, incluso il dato (mancante anche lui) su quali e quanti delle 15 imprese abbiano risposto alle richieste di Carbone, getta un’ombra, un’immagine cupa su questo affidamento da centinaia di migliaia di euro gestito dalla Reggia di Caserta.

clicca qui per leggere i riferimenti ai rapporti tra pezzella e la research e i (pochi) documenti di gara pubblicati dalla reggia di caserta