MARCIANISE Roba da tour enogastronomico: leggete cosa si sono inventati Velardi, Rossano e De Caprio pur di far partire il cantiere (illegale) del palazzetto dello sport targato Colella

15 Marzo 2021 - 09:50

Noi ci divertiamo ancora a scrivere articoli che purtroppo non producono le ovvie conseguenze che dovrebbero produrre. Abbiamo promesso un componimento breve, ma in realtà lo è nonostante la sua estensione vista la complessità di questa storiaccia vissuta sul crinale che separa e poi riunisce spregiudicatezza e ignoranza

 

 

 

MARCIANISE (G.G.) – Si narra che Andrea De Caprio, architetto del Comune di Marcianise, affermi di avere un prestigioso vincolo di parentela con Sergio De Caprio, oggi generale dei Carabinieri in pensione, passato alla storia per aver guidato, con il nome in codice di Capitano Ultimo, i Carabinieri che fecero irruzione nel luogo in cui si nascondeva il capo dei capi Totò Riina.
Non abbiamo motivo di dubitare dell’esistenza di questa parentela, che dovrebbe indurre, però, l’architetto, che non conosciamo personalmente ma viene raccontato come una persona frizzante, simpatica ed euforica, ad essere più attento a far corrispondere rigorosamente gli atti che eroga da funzionario del Comune di Marcianise al dettato della norma.
Perché se il Capitano Ultimo è stato ed è un’icona della legalità, di una legalità non parolaia ma materializzatasi attraverso concreti atti di coraggio, lui, al contrario, rischia di consolidare, nella testa dei più, l’idea che si tratti di un mero esecutore di ordini.
E mentre lo sprezzo del pericolo del Capitano Ultimo si esprimeva attraverso quell’azione di guerra, lo stesso atteggiamento, lo stesso sprezzo del pericolo, si dimostra nell’agire dell’architetto, nella modalità-kamikaze con cui si presta a firmare atti amministrativi pericolosissimi.

La vicenda è molto intricata e riguarda la ristrutturazione dell’ex canapificio, che dovrebbe trasformarsi in un palazzetto dello sport. Nei mesi scorsi abbiamo dato ampio risalto ad una determina di ben 17 pagine con la quale l’allora dirigente del III Settore Fulvio Tartaglione, era il periodo del commissario prefettizio Lastella, revocava – tutt’altro che spicciativamente, ma con una doviziosa trattazione – l’affidamento dei lavori attribuito alla Mic Costruzioni, in Ati con un’altra azienda in capo a Tommaso Colella, divenuto da qualche tempo uno sperticato sostenitore non tanto di Antonello Velardi, bensì del suo vice e assessore ai Lavori Pubblici Tommaso Rossano.

Ed ecco la sintesi, rispetto alla quale potrete già dare un’occhiata ad un articolo più approfondito da noi pubblicato qualche tempo fa (CLICCA QUI):

il Comune di Marcianise fa un bando per costruire un palazzetto dello sport dalla edificazione solida. Un’opera credibile, con tanto cemento, in un cantiere in cui si edifica ogni singolo metro cubo di volumetria. Un’opera degna e in grado di fronteggiare qualsiasi tipo di accidente naturale, a partire dagli eventi sismici.

Quel bando è formalizzato, certificato, asseverato, e solo in una bancarella del torrone, perché in questo Velardi ha trasformato il Comune di Marcianise, poteva accadere che l’aggiudicazione a Colella avvenisse rispetto ad un’offerta tecnica in cui era incredibilmente scomparso il riferimento alla cosiddetta classe 4, in pratica alla struttura bella e importante, di valore, prevista nel bando.

L’imprenditore, chissà perché, aveva, così alla buona, applicato una forma diversa di offerta: non più quella economicamente più vantaggiosa, ma siccome Velardi e Rossano avevano rovesciato il Codice degli Appalti, a vincere era quella economicamente più svantaggiosa.

Perché c’è una bella differenza, secondo noi nell’ordine del 30%, nel costo di quel palazzetto edificato come classe 4, rispetto a un intervento di classe 3, che avrebbe prodotto un prefabbricato, un capannone che di solito si usa per piccoli insediamenti industriali o depositi.

Di fronte a questa gravissima discrasia, di fronte all’offerta economicamente più…svantaggiosa, il dirigente Tartaglione scrive la sua determina.

Ma non lo fa svegliandosi una mattina e operando una forma di esuberanza rispetto ai poteri che alla sua carica erano riconosciuti per legge.

Lo fa perché, essendo lui il dirigente del III Settore, rappresenta l’ultima struttura di potestà a valle di un processo amministrativo che parte dalla commissione aggiudicatrice, la quale ha il potere di attribuire i punteggi e nulla più, passa per il Rup, funzione non a caso svolta dallo stesso architetto De Caprio, e termina al dirigente di Settore, il quale, dovendo scrivere la determina di esecuzione, quella che sintetizza l’aggiudicazione provvisoria del Rup trasformandola eventualmente in definitiva, dovendo assumere la responsabilità di redigere e firmare un contratto con l’azienda aggiudicataria, deve ineludibilmente controllare tutta la procedura. E se durante la stessa è accaduto che per distrazione, diciamo così, un imprenditore, di fronte ad uno scontrino di 50 euro si è, ripetiamo ancora, distratto, lasciando alla cassa 20 euro, anzi diciamo 35 perché è il 30% in meno, non è che il dirigente debba provvedere ad ammanettare il “colpevole”, per carità.

Ma non può esimersi, se non vuole passare un guaio prima lui, dal rilevare la gravissima, fondamentale carenza, revocando l’aggiudicazione e magari scrivendo al buon Colella “guardi, stia attento, che invece di scrivere 4 ha scritto 3”.

Per cui quando l’ex dirigente Fiorenzo De Cicco a dicembre, quando ancora sperava di essere confermato con l’articolo 110, scrive testualmente in una determina che la competenza alla revoca non apparteneva al suo predecessore, bensì alla commissione (come se questa avesse formalizzato l’aggiudicazione, il che non esiste) ci siamo resi conto che in quei giorni pre-natalizi il marcianisano e dunque conoscitore dei tanti aggraziati bar della città architetto De Caprio, aveva organizzato un grazioso tour enogastronomico, più “eno” che “gastronico”, coinvolgendo anche il napoletano De Cicco.

Ma siccome la spregiudicatezza si fa aiutare molto spesso dall’ignoranza, si è capito, oggi, perché De Cicco mise nero su bianco quella follia.

Si è capito dalla determina che abbiamo citato all’inizio e che pubblichiamo in calce.

Intanto questa reca la firma di De Caprio, che non è il dirigente del Settore. Lui entra nella procedura perché l’attuale dirigente ai Lavori Pubblici, cioè Francesco Saverio Letizia, coordinatore della campagna elettorale di Antonello Velardi, non può firmare in quanto incompatibile, avendo a suo tempo presieduto la commissione aggiudicataria. Il tutto a scapito del popolo marcianisano, al quale veniva rifilata un’opera da quattro soldi.

Ma come sanno anche l’ultimo degli impiegati d’ordine, la dichiarazione di incompatibilità, quando riguarda il dirigente responsabile di un Settore, essendo lui l’unico a poter “determinare” il passaggio temporaneo di consegne e di poteri, avverrà attraverso una formale autodichiarazione di un autoriconoscimento della citata incompatibilità.

Il De Caprio, invece, senza aver in mano la delega, certifica che Letizia è incompatibile. Ma se questo potrebbe anche passare, in quanto “carta canta”, e gli atti della commissione aggiudicatrice recano pacificamente la firma dell’attuale dirigente del III Settore, in realtà non può passare perché la necessità autocertificatoria rappresenta il punto di inizio, la necessaria e irrinunciabile premessa affinché un’altra persona, un altro funzionario possa acquisire temporaneamente la funzione dirigente nella procedura in questione.

Insomma, veramente braciole a volontà.

A un certo punto c’è veramente da scompisciarsi dalle risate: leggendo la prosa dello scritto di De Caprio, si capisce che lui può fare quella determina in quanto dotato di firma digitale. Siccome anche il sottoscritto ne è dotato, se questo è un requisito, così come appare, allora lunedì mi presento al Comune di Marcianise e voglio mettermi pure io a fare atti amministrativi che regalano un sorriso ad imprenditori col portafoglio gonfio, a collaudati e munifici sponsor di piccole società di basket locale, così come è stato e a un certo punto non è stato più il Tommaso Colella.

Dunque, questa è una vicenda illegale da qualsiasi parte la si valuti, ma sicuramente il fatto più grave è costituito dal danno che viene inflitto alla comunità marcianisana che, per effetto di una decisione unilaterale dell’impresa (mai vista una roba del genere) potrebbe avere un palazzetto dello sport prefabbricato ma assegnato con le cifre a base d’asta di un palazzetto dello sport in cemento armato.

Se è normale che ciò avvenga senza che alcuna autorità intervenga, diteci voi, amici lettori.

Diteci se è normale che De Caprio, nel suo scritto (che continuiamo a chiamare così, perché spendere il termine “determina” sarebbe uno sproposito) rimuova allegramente l’ultimo ostacolo affinché il Comune di Marcianise possa firmare un contratto illegale con l’Ati in cui la Mic è presente.

Siccome De Cicco, durante il tour enograstronomico di cui sopra scrisse follemente che il dirigente Fulvio Tartaglione, ma sarebbe meglio scrivere il dirigente pro tempore dei Lavori Pubblici, non aveva i poteri per revocare l’aggiudicazione, dato che i medesimi appartenevano alla commissione (roba da pazzi, dato che la commissione non affida proprio nulla) e siccome, scrive kamikaze-De Caprio la commissione ha risposto, al contrario, che non è sua competenza quella di revocare affidamenti, allora sapete cosa facciamo? Andiamo avanti e ci avviamo alla firma del contratto.

Poi dicono che il Sud è una merda, che la Campania è ancora peggio, che la provincia di Caserta è ancora peggio al quadrato e Marcianise è una fogna.

Cos’altro si può pensare di fronte a una cosa del genere?

Ultima chiosa: mettiamo per assurdo, e non esiste assolutamente, che il Colella vada avanti con la classe 3, cioè col prefabbricato, non sarebbe certo la sua impresa a poter mettere mano a un tipo di lavoro considerato ad altissima specializzazione, comunque tipizzato.

Per erigere strutture prefabbricate come il palazzetto dello sport di Marcianise occorre appartenere ad un elenco specifico, ovvero alla Categoria OS13 (realizzazione di strutture prefabbricate in cemento armato) e la Mic non vi appartiene, tanto è vero che nelle carte di questa ingarbugliatissima vicenda ci sono anche degli inquietanti preventivi che l’Ati di Colella si è fatta fare da un’impresa di Bellona che vende strutture prefabbricate.

Operazione vietata anche dentro alla classe 3 che prevede invece una serie di opere, di lavori, di interventi, di incardinamento e costruzione ex novo e in loco dei componenti prefabbricati.

In poche parole, Tommaso Colella potrebbe solo sub-appaltare ad altra impresa, stavolta specializzata, una porzione fondamentale dei lavori.