S.MARIA C.V. Alla fine Nicola Leone, di cui il sindaco è avvocato difensore e “custode” delle super deleghe, ha dimostrato che comanda facendo approvare il permesso a costruire per il supermercato al posto del Consorzio Agrario

12 Settembre 2020 - 17:58

13 voti e la sensazione che oggi l’avvocato sia ancora più forte di quando era in quella giunta da cui fu costretto a uscire dopo la perquisizione subita per ordine della Dda. A nostro avviso, ad avviso del Tar e del Consiglio di Stato si tratta di un’operazione illegittima e forse illegale

 

 

S.MARIA C.V.  (G.G.) – Sarà interessante e, almeno per noi, importante, stabilire chi sia l’imprenditore che, in maniera manifesta, o anche non manifesta utilizzando il nome di altri, ha spinto a più non posso affinché il consiglio comunale di S.Maria C.V. votasse, come poi ha effettivamente fatto l’altra sera, il permesso a costruire che consentirà di trasformare l’immobile del Consorzio Agrario nel solito supermercato.

13 voti favorevoli, 3 astenuti (De Lucia, Leonardi, Di Monaco) e 3 contrari (Pappadia e Di Nardo del Pd, più Alfano).

Degli 11 consiglieri comunali di opposizione, 5 erano assenti, vale a dire Gabriella Santillo, la Angelino, Dino Capitelli, Cauli e Busico.

Va detto, però, che i 13 voti favorevoli rappresentano, seppur di strettissima misura, la maggioranza assoluta del plenum consiliare.

Nonostante l’indagine della Dda che lo ha costretto a dimettersi dalla carica di assessore ai Lavori Pubblici e all’Urbanistica, questa storia del Consorzio dimostra che Nicola Leone continua a essere l’uomo forte di questa amministrazione e della sua maggioranza.

L’ha voluto fortissimamente, l’ha preteso quasi e, nel bel mezzo della campagna elettorale che lo vede schierato comunque col Pd in appoggio a Gennaro Oliviero, ha realizzato il suo obiettivo anche grazie ai voti favorevoli del coordinatore provinciale della Lega Salvatore Mastroianni e dell’esponente di Forza Italia Stefania Viscardo, nella reiterazione dell’ennesima vicenda surreale di una politica casertana in cui la vera unica appartenenza si realizza nelle posizioni assunte in funzione degli interessi economici e personali.

Va da sé che questo giornale ribadisce oggi che a suo avviso l’operazione conserva significativi profili di irregolarità e forse anche di illegalità.

Quell’area non è urbanizzata e la previsione, così come da Piano Regolatore Generale vigente, obbliga a fare il Pua o Piano Urbano di Attuazione per interventi su superfici al di sopra degli 8mila metri quadri.

Gli immobili interessati all’intervento sono agricoli e anche se l’area è classificata come commerciale, vi è, come abbiamo dimostrato più volte, comunque, un cambio di destinazione d’uso.

Questo permesso a costruire, approvato dal consiglio comunale, prevede solo il rifacimento di una stradina che, per mera coincidenza, servirà contemporaneamente al supermercato e al condominio di villette dove abita il consigliere comunale Baldassarre, cioè uno dei fedelissimi di Nicola Leone, che ovviamente ha votato a favore.

Ma quella stradina non è assolutamente sufficiente a dotare l’area dell’urbanizzazione primaria. Ben altre opere occorrono quando si passa, infatti, dalla destinazione agricola a quella commerciale.

Ultima considerazione: non va dimenticato che ci sono una sentenza del Tar e un’ordinanza cautelare del Consiglio di Stato che avevano respinto, a suo tempo, il ricorso presentato dalla proprietà dell’area che all’epoca era nelle mani dell’impresa “Suor Anna Gestione Immobiliare SRL”.

Al Consiglio di Stato pendeva, e riteniamo penda ancora, l’appello per la definizione del giudizio di merito, che comunque dovrebbe arrivare dopo il rigetto della sospensiva.

E a proposito di appello respinto per ottenere la sospensiva, il Consiglio di Stato scrive che il citato appello “non appare assistito da adeguato fumus boni iuris in relazione alla destinazione del complesso immobiliare”.

Lo stesso Consiglio di Stato, respingendo l’appello della proprietà, aveva condannato quest’ultima a pagare al Comune di S.Maria C.V., parte costituita in giudizio, 2.500 euro.

Perché, fino al 2018, già con Antonio Mirra in sella, la tesi del Comune era quella che noi riteniamo giusta e legalmente fondata oggi, e cioè che in quell’area manca una struttura reale di urbanizzazione primaria.

Su questa tesi, Mirra si è costituito in giudizio, ha vinto al Tar, ha vinto il primo round al Consiglio di Stato e oggi, in pratica, smentisce se stesso perché, diciamocela tutta, lui sostanzialmente pende dalle labbra di Leone, di cui contemporaneamente è avvocato difensore, mantenendo l’ormai datatissimo interim dei Lavori Pubblici e dell’Urbanistica che, chissà perché, non ha mai assegnato ad alcuno.