S.MARIA C.V. Poliziotto penitenziario trasferito perché assiste un parente disabile

28 Agosto 2023 - 11:00

“Le donne e gli uomini della polizia penitenziaria sono ormai stanchi di lavorare in condizioni disumane” afferma, nel comunicato stampa che pubblichiamo di seguito, Michele Vergale, dirigente nazionale del Sippe e responsabile locale nel carcere di Santa Maria Capua Vetere del sindacato

S.MARIA C.V. (C.S.) – Michele Vergale, dirigente nazionale del Sippe e responsabile locale nel carcere di Santa Maria Capua Vetere del Sindacato, con fermezza chiede al Dap individui al più presto un direttore titolare del carcere di Santa Maria Capua Vetere che – afferma il sindacalista – pensi anche alle condizioni di lavoro delle donne e degli uomini della polizia penitenziaria, ormai stanchi di lavorare in condizioni disumane. Le relazioni sindacali – dice Vergale – sono ormai da tempo traballanti ed il direttore del carcere non sembra rispettare gli accordi locali e quelli regionali, decidendo in autonomia l’impiego del personale nei vari posti di servizio. Lui è il dirigente direttore e può decidere come meglio crede – sostiene Vergale – ma deve farlo all’interno del perimetro degli accordi sindacali, altrimenti non hanno senso le relazioni sindacali.

L’attuale Direttore – prosegue Vergale – recentemente ha rimosso dal settore “colloqui” un lavoratore, solo perché assente per assistenza ad un parente disabile. La vicenda ha dell’incredibile, posto che la legge tutela i lavoratori che assistono disabili. Chiediamo che il poliziotto sia reintegrato nel suo posto di servizio perché riteniamo tale comportamento datoriale decisamente discriminatorio.

Inoltre, siccome al peggio non c’è mai fine, abbiamo chiesto più volte anche l’installazione dei condizionatori nei luoghi di lavoro ma – dichiara il SIPPE – sono stati installati in alcuni luoghi solo i ventilatori nebulizzatori per il benessere e la serenità dei detenuti. 

Il SIPPE – conclude Vergale – continuerà a battersi a denti stretti per garantire dignità professionale nei luoghi di lavoro, sensibilizzando tutte le autorità politiche e istituzionali sulle difficili condizioni di lavoro delle donne e degli uomini della polizia penitenziaria. A questo Governo, che ha fatto tante promesse ai poliziotti penitenziari, presenteremo il conto, perché siamo stanchi di lavorare in continua emergenza e alle dipendenze di chi non indossa l’uniforme, privilegiando la rieducazione del condannato a discapito della sicurezza, nonostante la legge dica il contrario.