SENTENZA RIVOLUZIONARIA. Il Tribunale di Sorveglianza consente al boss dei Casalesi Elio Diana di parlare con il figlio down senza il vetro divisorio

7 Settembre 2019 - 17:37

CASAL DI PRINCIPE – Una sentenza a suo modo rivoluzionaria quella pronunciata, nei giorni scorsi, dal Tribunale di Sorveglianza di Roma.

Ad aprire la strada a questa innovazione è stato Elio Diana, notissimo esponente del clan dei Casalesi, recluso da diversi anni in regime di carcere duro ai sensi dell’articolo 41 bis: è stato riconosciuto, in accoglimento del ricorso presentato dall’avvocato Santacroce, legale di fiducia di Elio Diana, il diritto del detenuto al 41 bis ad effettuare colloqui con suo figlio, affetto da sindrome di Down, senza vetro divisorio, assimilando questo caso a quello già regolato in maniera più permissiva riguardante i figli minori di 12 anni, ai quali non è proibito il contatto tattile con il proprio genitore.

Il ricorso dell’avvocato Alfredo Santacroce è stato presentato come appello alla decisione del magistrato di sorveglianza, il quale si era dichiarato incompetente, individuando nel ministero della Giustizia l’organismo decisore per situazioni di questo genere.

Sempre riguardo al caso di Elio Diana e di suo figlio, il Ministero di via Arenula aveva espresso un consenso alla eliminazione del vetro divisorio solo per un arco temporale di dieci minuti.

Il Tribunale di Sorveglianza, adito dal difensore, ha invece sancito il diritto del colloquio diretto, senza la limitazione del vetro, per l’intera ora di visita.

Fa notare l’avvocato Alfredo Santacroce che questa decisione del Tribunale di Sorveglianza va a colmare un vuoto legislativo, visto che non esiste alcuna norma che regola la delicata materia dei rapporti tra genitori ristretti al carcere duro e figli diversamente abili.

 

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