Sergio Orsi rivendicava un credito di 10 miliardi dal comune di CASTEL VOLTURNO, ma il sindaco Scalzone “lo mandò a comprare il sale” convincendo il boss del contrario

15 Ottobre 2020 - 12:25

Un’altra spigolatura da noi selezionata all’interno della lunga sentenza del tribunale di Santa Maria Capua Vetere che ha operato una maxi confisca dei beni dell’imprenditore ed ex consigliere regionale Nicola Ferraro

 

CASTEL VOLTURNO – Continuiamo a gironzolare nella sentenza di confisca enunciata dalla quarta sezione, quella riguardante le misure preventive, del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, dei beni dell’imprenditore ed ex consigliere regionale Nicola Ferraro.

Forse Luigi Guida detto ‘o drink è uno dei pentiti più inflazionati. Nel senso che le citazioni giornalistiche dei suoi interrogatori, sono state pubblicate in tale quantità da creare un effetto assuefazione, coniugatosi poi in disinteresse. Siccome noi siamo gente un pò “curiosella” e traiamo anche un pò di piacere dalla vanità di essere anticiclici che non significa assolutamente essere anticonformisti, divenuta questa a pieno titolo categoria del conformismo, oggi vogliamo tornare ancora su Luigi Guida, utilizzando e collegandolo al filtro delle nostre conoscenze storiche sui fatti della politica e dell’imprenditoria fasulla di questa terra, in quanto il fatturato di questa era al 100% frutto di pubbliche commesse.

Guida racconta che Sergio Orsi avrebbe chiesto un incontro con lui affinchè perorasse la sua causa al cospetto dell’amministrazione comunale di Castel Volturno, dalla quale vantava un credito di ben 10 miliardi delle vecchie lire, poco più di 5 milioni di euro odierni. A Guida offrì 500 milioni, diciamo un 260mila euro di oggi, qualora fosse riuscito ad ottenere il pagamento. Qui ‘o drink chiarisce quali fossero i suoi canali per condizionare ed entrare nelle partite del comune di Castel Volturno.

Il sindaco era Antonio Scalzone con cui Guida entra in rapporto attraverso suo fratello, quell’Alfonso Scalzone, dipendente del comune, in più occasioni coinvolto in inchieste di camorra e raggiunto in passato da misure di custodia cautelare. Guida teneva molto al rapporto personale con l’allora sindaco e per questo motivo, così racconta, nel momento in cui Antonio Scalzone gli comunicò che quel credito non era dovuto, non si mise certo a calcare la mano.

Se questo episodio rispondesse a verità, rappresenterebbe l’ulteriore dimostrazione di quanto il clan dei casalesi rappresentasse, in larga parte della provincia di Caserta, ma soprattutto in certe aree, come Castel Volturno, un fattore politico molto rilevante che si schierava a volte e a volte no alle elezioni, ma che nel contesto della cosiddetta amministrazione attiva, cioè della gestione delle risorse si sedeva a capotavola. Poteva farlo perchè la politica molto spesso si determinava grazie ai “desiderata” dei boss.

Per cui, capitava spesso che un sindaco diventasse tale solo in quanto “benedetto” dal clan dei Casalesi. Il secondo motivo di questa posizione a capotavola nelle trattative con la politica, che a quelle riunioni, badate bene, doveva configurarsi ai massimi livelli dato che i boss spesso pretendevano di parlare direttamente con i sindaci, come sarebbe capitato nell’episodio narrato da Luigi Guida, era legato anche al fatto che metaforicamente ma anche probabilmente in qualche circostanza, materialmente, quando il boss sedeva e presiedeva l’ordine dei giorno dei valori, appoggiava una 38 Magnum sul tavolo.

 

QUI SOTTO LO STRALCIO DELLE DICHIARAZIONI DI LUIGI GUIDA