Sindaco condannato per stalking, l’opposizione chiede le dimissioni

24 Giugno 2022 - 16:24

Per i consiglieri comunali di minoranza la particolare gravità dei reati commessi dal primo cittadino è incompatibile con il suo ruolo. Ma lui si difende: la richiesta dell’opposizione non ha alcun fondamento giuridico

 

 

CESA I consiglieri di opposizione del Comune di Cesa chiedono le dimissioni del sindaco Enzo Guida, condannato a due anni per stalking e diffamazione ai danni della ex moglie. La nota è stata pubblicata su facebook del gruppo consiliare Uniti per Cesa, composto dai consiglieri Ernesto Ferrante, Amelia Bortone, Carmine Alma e Maria Verde, secondo cui “la particolare gravita’ dei reati commessi da Guida e’ incompatibile con il ruolo di sindaco. Le condotte persecutorie e diffamatorie poste in essere da Guida hanno una rilevanza pubblica. Non sono ‘cose private. In un momento storico in cui – prosegue la nota – viene riconosciuta la gravita’ delle condotte persecutorie perpetrate attraverso l’uso dei social network, Cesa non puo’ e non deve essere un mondo a parte in cui trionfano il silenzio, l’omerta’ e l’ipocrisia”.

Per Guida si tratta “di una sentenza di primo grado che puo’ essere ribaltata in appello, come spesso accade, e che ha riguardo a vicende private senza alcun attinenza con il mio ruolo pubblico. Andro’ avanti come sindaco anche perche’ la richiesta di dimissioni dell’opposizione non ha alcun fondamento giuridico”. I consiglieri di opposizione ricordano la polemica innescata il 31 maggio dal circolo Pd di Cesa, di cui Guida fa parte, dopo che la consigliera Bortone aveva postato sui social un commento relativo alla segretaria comunale di Cesa e ritenuto sessista. “Qualche settimana fa siamo stati costretti a doverci sorbire una lezione di tutela delle Pari Opportunita’ e di rispetto dei diritti delle donne da parte del Pd, il partito di Guida. Alla luce di quanto e’ stato deciso da un Tribunale, cosa ha da dire adesso il Pd?. Finche’ Guida sara’ in carica da condannato – aggiungono – a Cesa non si potra’ piu’ parlare di parita’ di genere, ‘panchine rosse’ e lotta alla violenza sulle donne. La sentenza di condanna e’ stata pronunciata in nome del popolo italiano, di cui fa parte anche la cittadinanza di Cesa”.