TORTURE IN CARCERE. Detenuto morto a un mese dalle violenze. Il testimone: “Picchiato dagli agenti con un casco. Sputava denti, lasciato solo”

19 Febbraio 2024 - 17:31

SANTA MARIA CAPUA VETERE – Come anticipato nei giorni scorsi, torniamo a scrivere delle dichiarazioni di D’A., uno dei detenuti picchiati il 6 aprile del 2020 e che nei giorni scorsi è salito, di nuovo, sul banco dei testimoni dell’aula bunker del tribunale di Santa Maria Capua Vetere.

Il processo per le torture compiute da agenti della polizia penitenziaria all’interno del carcere di Santa Maria Capua Vetere vede imputate 105 persone tra secondini, funzionari del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, oltre che alcuni medici.

L’uomo ha parlato di Lamine Hakimi, algerino di 27 anni, morto il maggio 2020 nella sezione Danubio del carcere di Santa Maria Capua Vetere. Secondo l’accusa l’uomo è deceduto a seguito di altro reato, ovvero in seguito alle percosse e alle mancate cure in carcere.

Testimoniando in aula, D’A. ha raccontato del pestaggio subito da Hakimi, deceduto alcune settimane dopo le violenze subite nel penitenziario di Santa Maria Capua Vetere. Affetto da schizofrenia, è spirato per un arresto cardiocircolatorio, conseguente a un edema polmonare acuto, causato da una grossa quantità di farmaci (tra oppiacei, neurolettici e benzodiazepine) assunti “in rapida successione e senza controllo sanitario”.

Aveva già problemi di salute Hakimi e D’A. ha raccontato di aver visto il detenuto picchiato, colpito con un diversi colpi, con un casco usato dagli agenti come arma.

Le condizioni sono parse al testimone molto serie. Hakimi avrebbe iniziato addirittura a sputare denti, caduti a seguito delle percosse. Hakimi, che la notte aveva vicino un detenuto definito piantone, ovvero che lo controllava, viste le sue condizioni già cagionevoli, secondo la testimonianza di D’A. sarebbe invece stato lasciato solo, nonostante le continue richieste di aiuto, rimaste inascoltate.

Diversi gli avvocati che stanno rappresentando le citate parti civili, come, ad esempio, il legale napoletano Gennaro Caracciolo, che rappresenta quattro persone, e le due avvocate originarie della nostra provincia, Mirella Baldascino e Alessandra Carofano.

Folta anche lista dei difensori degli imputati. Molti i legali casertani impegnati nel collegio difensivo: gli avvocati Mariano Omarto, Dezio Ferraro e molti altri.