Truffa agli anziani con la tecnica del finto incidente al parente. Il capo della banda si costituisce a S. MARIA C.V.
1 Settembre 2018 - 16:30
SANTA MARIA CAPUA VETERE – Ventitré colpi in tutto il centro Italia. Vittime soprattutto anziani soli. Con la scusa di aiutare propri familiari coinvolti in un incidente stradale mai verificatosi venivano, infatti, convinti a sborsare anche cospicue somme di denaro. Il sistema, non nuovo, e che in passato anche in provincia di Frosinone ha portato a denunce ed arresti, è stato scoperto a Grosseto e ha portato a sette arresti. Dei 23 colpi, infatti, alcuni sono stati messi a segno in Ciociaria.
La banda, composta da tutti napoletani, dopo aver effettuato il primo colpo in Maremma, infatti, si era spostata nel resto delle province che separano la Campania dalla Toscana. I colpi sono segnalati anche a Firenze, Arezzo, Rieti, Viterbo, Roma, Frosinone e L’Aquila.
Le vittime venivano individuate da un accurato studio dell’elenco telefonico o sul web. Meglio donne vedove, o comunque persone dai nomi non troppo comuni. Quindi scattava la seconda parte del piano: la chiamata per annunciare che il proprio figlio o nipote era rimasto coinvolto in un incidente e che era in stato di fermo. Chi chiamava si spacciava per maresciallo dei carabinieri, avvocato, poliziotto o assicuratore. Quindi veniva data loro l’assicurazione che pagando tutto si sarebbe risolto. A casa della vittima si presentava l’esattore che, dopo un’altra finta telefonata, si faceva consegnare denaro o gioielli.
Le indagini sono partite da due denunce presentate ai carabinieri da due vittime di Castell’Azzara e Castel del Piano. I militari del Nucleo investigativo del comando provinciale di Grosseto hanno così ricostruito altri 21 episodi, sparsi per mezza Italia. Ma non solo, hanno ricostruito ruoli e responsabilità dei componenti della banda che, a volte, per meglio studiare il colpo soggiornava in trasferta. Quindi, fatto il colpo, il ritorno a Napoli.
Inizialmente erano state arrestate sei persone. Nei giorni scorsi la mente del gruppo, anch’egli di Napoli, si è costituito al carcere di Santa Maria Capua Vetere. Era l’unico sfuggito al blitz dei carabinieri. Tra i coinvolti i proprietari di un compro oro accusati di riciclaggio.