Un nostro lettore ci ha ricordato il caso Misericordia-118: l’Asl è un’istigatrice del lavoro nero

5 Ottobre 2018 - 20:27

CASERTA – L’Italia, soprattutto nella sua parte meridionale, è un Paese pieno di difetti. Uno dei più gravi è l’ipocrisia. Gli esenti sono tanti e soprattutto abitano sotto i nostri occhi. Prendete questa vicenda ormai storica, il rapporto di service, erogato dalla cooperativa caivanese “Misericordia” all’Asl di Caserta. Tutti sanno che è una enorme rappresentazione farlocca, ma per quieto vivere tutti tacciono. Ambulanze, personale infermieristico e da qualche tempo, finanche dei medici, visto che neppure quelli l’azienda sanitaria di Caserta mette più a disposizione. A riguardo ci piacerebbe sapere se siano medici abilitati al pronto soccorso. Comunque non usciamo fuori tema perché le subordinate sarebbero tantissime e si rischia di disperdersi. Ritorniamo ai fondamentali della vicenda, in attesa, poi, nei prossimi giorni di impegnarci in qualche specifica. L’Asl per questo servizio, paga un tot, risultante dall’importo stabilito dalla gara, aggiudicata a suo tempo, proprio alla Misericordia.

Un non casertano, non informato sulle nostre beghe, e che ha letto le prime righe di questo articolo, non penserebbe mai, nemmeno lontanamente che uno degli attori di questa storia, è un’associazione no-profit, dunque senza scopo di lucro, visto che stiamo parlando di un appalto pubblico fondamentale come quello del servizio 118, dei soccorsi salvavita. Invece è così. Perché deve risultare così. Perché questo consente alla cooperativa Misericordia di chiedere come corrispettivo all’Asl non delle somme di danaro come fanno tutte le aziende che si aggiudicano una gara, ma dei soldi di colore diverso, senza scopo di lucro, il ché rappresenta un ossimoro frontale, evidente, di comprensione immediata, utilizzati solo per i rimborsi spesa,

3.50 € all’ora, erogati agli infermieri e agli autisti delle ambulanze.

Vi sembra una roba seria questa? Una cooperativa si aggiudica una gara milionaria, stramilionaria, modulando la propria offerta in base all’indubbio vantaggio competitivo che le fornisce il fatto di essere, ufficialmente, una onlus e dunque di non avere obblighi di assumere il personale, di pagare i contributi. Va da se che nella gara d’appalto non ci sarà partita quando si tratterà di scrivere nella busta la cifra del ribasso.

Eppure tutto ciò è successo, succede e succederà ancora nella prossima gara che verrà celebrata da qui a poco. E allora, qualcuno ci denunci se diciamo pure che l’Asl, quindi la Regione Campania, sono, a nostro avviso (dato che per noi è una barzelletta esilarante quella degli infermieri volontari, degli autisti volontari, ora dei medici volontari che lavorano senza scopo di lucro e a rimborso spese), dicevamo, denunciateci quando scriviamo forte e chiaro che Asl e Regione Campania, sono degli istigatori del lavoro nero.

Poi parliamoci con qualcuno di questi infermieri, magari con qualcuno di loro che è stato costretto a lasciare il lavoro perché non ce la faceva con 500/600 euro al mese. Chiediamogli se da volontario, lui si autogestiva o se riceveva ordini precisi dai dirigenti della cooperativa in base a tabelle di turni e di orari.

Non succederà nulla nemmeno dopo questo articolo. D’altronde dobbiamo accontentarci di denunciare. Se non vogliamo farci il sangue amaro e vivere male dobbiamo infatti rassegnarci sul fatto che l’andazzo sarà sempre questo perché purtroppo il sud ha una biologia immutabile. Qui la parola “diritto” non esiste, qui esiste il favore, la sudditanza, la raccomandazione e basta. Dunque esistono i signori delle oligarchie burocratiche e politiche, i furbi di una certa imprenditoria, che ovviamente esiste solo in funzione di un rapporto malato con la pubblica amministrazione, ed esistono, poi, i servi della gleba o schiavi che dir si voglia.

Tutto a posto. Viva l’Italia!