UNA STORICA BATTAGLIA DI CASERTACE. Finalmente il Ministro delle Risorse Agricole scrive a quello della Salute e si indigna per la strage delle bufale casertane, ordita e realizzata dal governatore De Luca e dal solito Antonio Limone

13 Maggio 2021 - 11:57

Anche il presidente del Consiglio Regionale Gennaro Oliviero si è mosso convogliando verso il governatore tutte le delibere dei consigli comunali della nostra provincia che chiedono il ripristino della legalità violata del sistema degli abbattimenti indiscriminati, che fanno solo il bene dell’industriale emiliano Cremonini e di quei dieci o dodici caseifici “vip” che producono la presunta mozzarella Dop e che invece…

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GUARDA I VIDEO. Sapete chi si sta arricchendo grazie alle migliaia di bufale fatte abbattere, tra le contestazioni inascoltate, dalla Regione? Macelli Cremonini, visitati dal governatore De Luca e da Mister Limone

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LE NOMINE DI FRATACCHIONE. Antonio Limone già in testa. L’intoccabile direttore di un istituto zooprofilattico sotto indagine della Procura della Repubblica, verso una comoda riconferma

 

CASERTA – Vi favoriamo qui in alto tre dei nostri dieci o addirittura quindici articoli che nell’ultimo anno e mezzo abbiamo dedicato a quello che, senza timore, definiamo un vero e proprio “sistema”.
Perché quando c’è l’Asl di Caserta di mezzo, il reato è quasi incorporato.
Siccome adesso abbiamo anche imparato a dedicare tempo alle nostre difese giudiziarie, sarebbe interessante se l’attuale direttore generale Ferdinando Russo, in nome e per conto dell’azienda che guida, presentasse qualche querela nei nostri confronti o ancora meglio qualche citazione in sede civile, chiedendo un risarcimento per danni di immagine, anche milionario.
Insomma, facesse come ha fatto Raffaela Pignetti all’Asi (la differenza, non a caso impercettibile, nell’acronimo discrimina la vocale I dalla consonante L), che però ha avuto la fortuna della nostra disattenzione, della superficialità con cui abbiamo affrontato alcune sue iniziative giudiziarie, pagate decine e decine di migliaia di euro, con soldi tutti prelevati dalle casse del Consorzio Pubblico delle molto presunte aree industriali casertane.
Quando c’è un sistema, cioè qualcosa che deve portare ad una deviazione sensibile, geometricamente ampia, di una politica amministrativa dalla sua mission istituzionale, regolata da leggi e norme, l’Asl di Caserta è sempre in prima linea.
Lo è con quei quattro ricottari del Dipartimento della Salute Mentale, ma lo è come braccio armato della Regione Campania nel settore degli allevamenti bufalini.
Se questa provincia, piena di camorre multistratificate, quella dei colletti bianchi, quella dei colletti grigi e quella dei colletti marroni, cioè del colore dello scarto biologico umano, fosse anche solo un’unghia rispetto a ciò che rappresentano per dignità, per identità territoriale, altre aree del Paese, gli allevatori di bufale avrebbero fatto esattamente ciò che i loro colleghi del fiero e orgoglioso popolo sardo fecero quando sparsero per strada milioni di ettolitri del loro latte, con una manifestazione di protesta rimasta nella storia.
Ma qui da noi il compromesso al ribasso, la mediazione sociale, non è mai finalizzata a trovare un punto di equilibrio realmente possibile tra tutte le istanze pubblicamente e trasparentemente esposte, ma è sempre quello di produrre ricotta.
Il che, viene da dire, trattandosi di latte di bufala, va da sé.
Da anni scriviamo che è in atto una rapina, che ha nell’inamovibile dominus dell’Istituto Zooprofilattico della Campania Antonio Limone, braccio armato e operativo del governatore De Luca in settori che esplicano cospicui interessi economici, un promotore di azioni che in piena consapevolezza (o anche inconsapevolmente rispetto all’effetto devastante della predazione) è stato determinante nella definizione di questo quadro di crisi reale che ha colpito solo gli allevatori.

Perché, tanto, i caseifici “vip” e Dop se ne fregano se il latte non è quello preciso del disciplinare, che gli costa anche il doppio rispetto alle cagliate che arrivano dalla Polonia e dalla Romania e che continuano ad arrivare nonostante la battaglia di Casertace, che meriterebbe una redazione di almeno cinquanta persone per fare il culo ogni giorno a questi marpioni.
La questione, più dettagliatamente esposta, la leggete negli articoli in alto.
Noi ci limitiamo a ricordare che in Campania, solo in Campania, la brucellosi bufalina rappresenta una certezza matematica, incontestabile, inemendabile, con la semplice imposizione delle mani (e qui torniamo alla sempre in auge filibusta dell’Asl di Caserta) dei veterinari che lavorano nell’apposito dipartimento.

Eh già, i dipartimenti dell’Asl di Caserta.
Ne vogliamo parlare dopo aver galleggiato, per settimane, nell’autentica cloaca di quello della Salute Mentale?

Ritorniamo al tema di questo articolo: i capi bufalini della Provincia di Caserta hanno smesso di essere vaccinati da una vita, perché l’Istituto Zooprofilattico e lo scienziato che lo presiede, anche in questi ultimi giorni attraverso dichiarazioni surreali, sostiene che non servono.
Lui è un professore no-vax.
Noi, negli articoli pubblicati sull’argomento, allo scopo di ragionare meglio, abbiamo anche finto di dargli ragione.

Ma una diagnosi fatta da un veterinario dell’Asl che da solo e a suo insindacabile giudizio ha potere di vita e di morte su un animale che vale migliaia e migliaia di euro nel bilancio dell’allevatore, può essere sufficiente per affermare, prima di tutto, che di brucellosi indubbiamente e indiscutibilmente si tratti?
Perché il punto è sempre stato questo: se esiste una norma dell’Unione Europea che impone l’istituto del contraddittorio, dando dunque all’allevatore colpito dalla decisione di abbattimento dei suoi animali la possibilità di presentare formali controdeduzioni, perizie di parte con la prospettiva di poter impugnare davanti alla legge una decisione amministrativa, vuol dire che non c’è alcuna infallibilità, a meno che questi veterinari non siano tutti delegati dal papa nero che lavora a Portici, cioè Limone, che non casualmente, nelle primissime settimane del marzo 2020, quando i tamponi erano merce rarissima, fece andare a Napoli tutti i veterinari delle Asl affinché fossero controllati e attribuendo loro un privilegio che nessun medico, nessun infermiere di Italia si era visto attribuire, con la conseguenza che tanti di questi ci hanno lasciato le penne.

E invece, non c’è stato nulla da fare ed è stato questo aspetto, al di là delle questioni tecnico-scientifiche riguardanti le infezioni da brucellosi, a far capire che solo un interesse non manifestato e non manifestabile potesse giustificare la pervicacia, la determinazione feroce che la Regione Campania, il governatore De Luca, hanno avuto nell’impedire in ogni modo che questo istituto del contraddittorio sugli abbattimento fosse utilizzato in quanto legge.
Scusate, De Luca e Limone, ma per quale motivo vi opponete a ciò da anni? Gli allevatori bufalini vi hanno fatto qualche cosa?

Dateci una ragione seriamente spendibile, al di là delle sciocchezze che, con rispetto parlando per la persona, dice in questi giorni Limone.
Siccome una ragione non c’è, non si può non pensare a male e non mettere in mezzo il re delle carni in scatola, l’emiliano Cremonini, il cui stabilimento in Provincia di Avellino fu visitato in parata da De Luca, naturalmente accompagnato da Limone.
La novità è che qualcosa a Roma sembra muoversi.

Fino ad oggi, infatti, i sistemisti hanno potuto continuare a far abbattere migliaia di capi bufalini, tutti trasformati in carne conservata da Cremonini, visto che gli allevatori non avevano altre possibilità per cercare quantomeno di limitare l’ingente danno economico subito.

Lo hanno potuto fare, perché incredibilmente, come pure abbiamo scritto in passato, quando è stato chiamato in causa il Ministero delle Risorse Agricole, con i suoi ben identificati dirigenti e funzionari, sempre gli stessi, ha fatto sponda a Limone e ai suoi con interpretazioni della norma europea che Striscia la Notizia commenterebbe con la ormai solita citazione “Ma me stai a cojonà?” di Alberto Sordi.

A livello nazionale, l’unica parlamentare che ha preso a cuore le ragioni delle aziende bufaline casertane è stata Giovanna Petrenga, senatrice di Fratelli d’Italia.

Dopo un’interrogazione e dopo non essersi arresa davanti all’inquietante silenzio del precedente governo, ha ottenuto in questi giorni un significativo successo: il Ministero delle Risorse Agricole ha infatti scritto una lettera ufficiale al Ministero della Salute affermando che in Campania sul fronte della lotta delle malattie bufaline si sta sbagliando tutto.
Oltre a questa affermazione, lo stesso ministro auspica la convocazione immediata di un tavolo di confronto a cui possano sedere tutte le componenti del settore, cioè ministeri, Regione Campania, allevatori.
Esattamente quello che, attraverso manovre dilatorie e atti amministrativi, a nostro avviso fuorilegge, Vincenzo De Luca e Antonio Limone sono coscientemente riusciti ad evitare per tutti questi anni.
In calce, oltre alla lettera del Ministero, pubblichiamo anche quella che il presidente del Consiglio Regionale Gennaro Oliviero ha scritto allo stesso De Luca, alla quale allega le firme di tutti i sindaci della provincia di Caserta che hanno fatto deliberare ai loro consigli comunali una richiesta urgente di ripristinare la legalità dei contraddittori e dei vaccini delle stalle bufaline casertane.

 

LA LETTERA DI GENNARO OLIVIERO: doc01514220210512170040 333

LA LETTERA DEL MINISTERO DELL’AGRICOLTURA: Min Agricoltura per Ministro Salute 07.05.2021 Tutela Filierra Bufalina_000008