“Vendicare il figlio morto”. Lo scenario dei rivali dei Casalesi

17 Febbraio 2022 - 09:30

CASTEL VOLTURNO – “Fino al decesso del figlio (Francesco, avvenuto nell’ottobre 2020 nell’ambito di un sinistro stradale) Antonio Fucci non era assolutamente inserito in dinamiche legate alla criminalità organizzata. Non lavorava ma viveva della pensione erogata ad una persona anziana che lui e la moglie accudiscono. Dopo la morte del figlio una volta appreso che il conducente dell’auto sulla quale viaggiava aveva fatto uso di sostanze stupefacenti, Fucci rappresentò che da quel momento si sarebbe dedicato a contrastare tutti i soggetti che vendono droga nelle località Pescopagano, Villaggio Coppola e Ischitella di Castel Volturno”.

E’ quanto dichiarato nel corso degli interrogatori da Giovanni Piscopo, 36 anni di Arzano, genero di Antonio Fucci, 44 anni napoletano, detto “Mano mozza” residente a Castel Volturno, entrambi finiti in carcere.

“Tutto questo – ha aggiunto Piscopo- ha avuto inizio quando Fucci entrò in possesso del risarcimento dell’assicurazione successiva alla morte del figlio. So che aveva introitato quasi un milione di euro. Al fine di portare a termine il suo progetto Fucci si contornava di una serie di soggetti che dietro sua disposizione provvedevano a porre in essere ritorsioni in danno di chi non si piegava al suo volere. All’inizio i soggetti non erano fissi, ma li pagava per singola azione disposta. Successivamente si avvaleva in maniera continuativa di 5-6 persone”.

L’indagine ha coinvolto anche Giovanni Arno, 19 anni di Castel Volturno, Ciro Castaldo, 52 anni di Castel Volturno, Luigi Marano, 48 anni di Castel Volturno e Ciro Piscopo, 56 anni di Castel Volturno. Le accuse a vario titolo sono estorsione, rapina, sequestro di persona, con le aggravanti dell’aver agito con metodo mafioso.