Ad Script

VERGOGNA. Stavolta Oliviero ha dovuto cedere al diktat di De Luca e Bonavitacola. Ritirato l’emendamento pro allevatori bufalini casertani, dopo la ridicola nomina del consulente ministeriale

30 Dicembre 2020 - 13:43

E’ evidente che il politico sessano sia stato richiamato all’ordine perchè in questa storia ci sono troppi interessi. E il motivo da lui addotto diventa ai nostri occhi al prova provata della volontà di insabbiare il ripristino della legalità che poi significa solo garantire ai soli allevatori di partecipare al contraddittorio, previsto dell’Europa, nella procedura relativa alle malattie infettive che portano all’abbattimento

 

CASERTA(g.g.) Ultimamente ci siamo espressi diverse volte in maniera favorevole alle attività politico istituzionali del neo presidente del consiglio regionale Gennaro Oliviero. Chi conosce bene questo giornale e possiede anche un minimo di intelligenza, sa benissimo che noi, in controtendenza rispetto agli usi e costumi locali, non partiamo mai dall’identità anagrafica di chi afferma una certa cosa o assume una particolare posizione per dire che questa sia cosa buona o cosa cattiva, ma partiamo dal merito, dai concetti ed è del tutto irrilevante se (chi conosce l’essenza del pensiero liberale ben capisce cosa vogliamo dire), a sostenere la tesi sia stato Papa Francesco o Francesco Schiavone Sandokan.

Per cui, a Gennaro Oliviero, al quale, in passato, nulla abbiamo risparmiato, criticando la sua presenza incombente negli affari della sanità casertana, abbiamo riconosciuto la validità di certe sue attività, semplicemente perchè erano valide, condivisibili, l’avesse messe in campo anche Lucifero in persona. I maggiori applausi li avevamo fatti all’emendamento, ad alto peso specifico dato che recava la firma di un esponente importantissimo della maggioranza della Regione Campania, finalizzato ad ottenere una cosa molto semplice: non un processo di piazza, con successiva ghigliottina nei confronti di Antonio

Limone, onnipotente, intoccabile dominus della veterinaria che conta, quella da cui si estraggono forti interessi economici.

Per carità, non tutti devono necessariamente avere la stessa opinione che nutriamo noi nei confronti del Limone. Però una cosa seria, logica, che sarebbe normale in un posto normale, ma non lo è in Campania, in quell’emendamento c’era e prescindeva da ogni valutazione sulle persone e sui personaggi coinvolti in questa storia: il ripristino di una legalità violata, a partire dal diritto calpestato degli allevatori ad intervenire in democratico contradditorio, costituzionalmente garantito e sancito a chiare lettere dal regolamento numero 625/2017 dell’Unione Europea, nella procedura che porta dalla diagnosi di sospetta brucellosi, di sospetta tubercolosi delle bufale da latte, fino al loro abbattimento. Un contradittorio rispetto al quale tutti questi scienziati che vanno da Limone in giù, non si capisce perchè temano a tal punto da fare di tutto per evitarlo.

Finanche Stalin metteva nel processo il suo storico e terribile inquisitore Vysinskij. In poche parole, almeno la finta, il dittatore georgiano, la faceva. Questi qua, neanche la finta fanno. Per cui, su un problema di democrazia, di legalità banale, cardinale, indiscutibile, Oliviero aveva chiesto, in questo emendamento, di instaurare una procedura nuova che poi avrebbe potuto portare lo stesso all’abbattimento dell’animale, però con tutte le parole del contraddittorio messe a verbale durante le analisi e quindi anche utilizzabili dall’autorità giudiziaria.

E invece Oliviero si è fatto risucchiare dalle peggiori logiche della partitocrazia. Lui dice che siccome il Ministero della Salute ha nominato due consulenti per esaminare la situazione, l’emendamento non era più attuale. Onestamente, non abbiamo capito perchè. In primo luogo, gli allevatori hanno bisogno di risposte oggi, perchè la strage nelle loro stalle è in atto da tempo e continua giorno per giorno ad opera di quei veterinari asl che una mattina, tutti insieme, in una sorta di rito tribale, Limone chiamò a sè a Napoli nel corso del primo lockdown, per fornire loro una priorità del tampone. Per cui, al buon Oliviero diciamo: prima passava l’emendamento e poi si permetteva, a questi consulenti, di lavorare. Anche perchè nessun consulente ministeriale avrebbe potuto sognarsi di contestare una direttiva dell’Unione europea.

A proposito di consulenti, ma da dove li ha pescati il Ministero? Dalla provincia autonoma di Bolzano? Dalla regione a statuto speciale della Val d’Aosta? Da una severa scuola di veterinaria di Dusseldorf? Il valente microbiologo, docente di malattie infettive veterinarie Giuseppe Iovane è di Salerno, concittadino del presidente della Regione e soprattutto del vicepresidente Bonavitacola di cui sembra sia stato compagno di scuola.

Ora, noi vogliamo dare per scontata la serietà e la buona fede di Iovane. Ma questo microbiologo non è estraneo al mondo del professore Limone. Lo conosce, vi ha collaborato in passato. Anzi, altro che collaborato: pensate un pò che Limone lo ha nominato direttore sanitario dell’istituto zooprofilattico. Ma che cavolo di consulente è questo, dunque? Una nomina a dir poco inopportuna. Che mettiamo il topo a sorvegliare il formaggio? O, come nel vecchio detto antico, a raccomandare al lupo, la vita e l’integrità delle pecore?