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VIDEO E FOTO. Ieri l’ennesima intervista di mamma Rai alla direttrice della Reggia. Noi, invece, le domandiamo di un cantiere che doveva chiudere tre anni fa e invece…

20 Marzo 2023 - 13:58

CASERTA (Gianluigi Guarino) – Non già la religione, soprattutto quando questa è praticata in maniera consapevole, è “l’oppio del popolo”, come sosteneva il filosofo tedesco Karl Marx, gran sdoganatore e gran apparecchiatore del comunismo rivoluzionario internazionale. Vero oppio del popolo sono, invece, le marchette della comunicazione, soprattutto di chi sa di esercitare un ruolo di co – costitutore di opinione pubblica, mediando tra quelli che vengono presentati come fatti, anzi, come dati di fatto, e la conoscenza a rapido assorbimento dei medesimi da parte delle masse.
Non c’è nulla da fare: a certe marchette puoi scampare per tre, massimo quattro giorni. Poi, implacabilmente, la marchetta, appostata dietro l’angolo come il brigante di strada di uno dei tanti bellissimi film di Lina Wertmuller, ti salta addosso, implacabile, con un tg nazionale, il quale, ispirato neanche stesse informando su una notizia in esclusiva mondiale, ti dice che la Reggia di Caserta è bellissima ( ma non mi direeee!) , che si tratta del palazzo dei re più grande, più imponente d’Europa e che Luigi Vanvitelli era un gran figo e resta un genio ineguagliato e immortale.

Insomma, un sussidiario di terza elementare costellato di ovvietà, incapace di sviluppare neppure un solo brandello di una modalità originale che possa rendere più accettabile la marchetta.
Che

so, il racconto, la scoperta di qualche luogo collegato al racconto storico – leggendario di un retroscena inedito, curioso, divertente.

Forse perchè, come per l’immancabile vigneto, ripreso e rigenerato dai fasti borbonici, la marchetta deve possedere il marchio doc, deve apparire con chiarezza indiscutibile. Insomma, quella che va in onda deve essere proprio una marchetta sacramentata, alla portata immediata di tutti.
Quattro immagini e poi, immancabile, il “Dicesi Reggia di Caserta…” propinato dalla noiosissima direttrice Tiziana Maffei messa lì a suo tempo dai Cinque Stelle, ma sempre in pieno feeling – per una serie di motivi che, magari, nei prossimi giorni, andremo ad illustrare nel dettaglio – al lungo datato ministro Dario Franceschini, uno con le idee chiarissime, al punto che quando la vittoria del centrodestra è apparsa, nell’estate scorsa, ineluttabile, ha preteso e ottenuto una candidatura, con posto sicuro in Parlamento, non solo per se stesso, ma anche per sua moglie, in modo che l’abbandono coatto del posto di ministro non scuotesse più di tanto la linea di bilancio microeconomica della sua famiglia.
Ieri, domenica, alla consueta marchetta ha badato il Tg2, diretto per anni da Gennaro Sangiuliano, che, coincidenza vuole, ha traslocato al Mibac, dov’è andato a sedersi proprio sulla poltrona, anche questa lungo datata, da Dario Franceschini.
A noi di Casertace, che siamo nati proprio male, con delle tare ataviche, con un’intolleranza alle marchette che ci crea più danni di quelli che crea a un celiaco un pezzo di pasta prodotta con farina bianca doppio zero, facciamo scattare di solito, da disadattati quali siamo al senso comune autoctono, una reazione allergica, scientificamente classificata come “contro -marchetta compulsiva”.
E allora, al Tg2, oggi diciamo che invece di buttar via soldi per pagare un inviato della marchetta, un inviato della lezioncina del sussidiario di terza elementare, rimandata a memoria (non occorre certo un giornalista Rai per impacchettarla), dicesse alla direttrice Maffei che invece di sciorinare ovvietà, spieghi perché nella zona di una delle antiche piscine giace un cantiere per lavori che, come si legge nel cartello ufficiale che vi mostriamo nella foto scattata la settimana scorsa, si sarebbero dovuti chiudere nel 2020.


Già immaginiamo la risposta in burocratese spinto. Una delle tante risposte poco credibili da parte della seducente governance della Reggia, perché i guai di questo monumento, le inadempienze, le inefficienze i ritardi, il disdoro, l’uso, improduttivo e spesso scellerato di ingenti risorse pubbliche, costituiscono la normalità.

E solo perché oggi non abbiamo tempo per indugiare troppo sulle contro – marchette, sulla nostra reazione allergica, sul nostro disadattamento alle prassi in uso nei nostri territori, non esponiamo quella consueta galleria degli orrori che si possono vedere in tantissime foto e in molti video di cui dispone Casertace, giornale su cui trova riparo una colonia di celiaci da marchetta.