Vigile estrae la pistola per far spegnere il karaoke: in tre assolti da ogni accusa

11 Luglio 2023 - 18:34

Erano accusati di resistenza a pubblico ufficiale.

MONDRAGONE. La vicenda è capitata a Mondragone nell’agosto del 2018 durante la Sagra Bufalina. Nei pressi di un noto bar di Via Venezia, diverse famiglie trascorrevano la serata cantando al karaoke. Verso mezzanotte alcuni vigili urbani ordinarono di spegnere le attrezzature musicali per evitare disturbo alla quiete pubblica. L’intimazione, giunta con toni non certo garbati, tipici dei caschi bianchi della cittadina di Mondragone, irritò gli avventori del locale e da lì nacque un’aggressione nei confronti dei poliziotti della municipale.

Resistenza a pubblici ufficiali e lesioni aggravate: questi i capi d’imputazione contestati ai 3 imputati Francesco Diana, Pasquale Diana (deceduto) e Renato Franzese tutti difesi dall’avvocato Costantino Puocci. La pattuglia della municipale era guidata, quella sera, dal luogotenente Sasà Pagnani con gli agenti Lucia Forte e Paolo Ceraldi. Nel corso delle udienze la ricostruzione dei fatti contestata è mutata e dalle dichiarazioni dei numerosi testimoni pare che l’atteggiamento dei vigili fu così sgarbato da provocare una reazione d’irritazione.

A catturare l’attenzione del giudice della II sezione del tribunale di Santa Maria Capua Vetere è stata una circostanza drammatica: il luogotenente, in quei momenti di concitazione, estrasse la pistola di ordinanza fino a quando non sopraggiunsero altre pattuglie della municipale e una dei carabinieri della compagnia di Mondragone. Durante le scorse udienze si è molto dibattuto su questa circostanza, ma sembra che vigili non abbiano dato una versione coerente ed esaustiva. Nel tardo pomeriggio di oggi gli imputati sono stati assolti con formula piena.

A poco sono servite le annotazioni di servizio delle forze dell’ordine, le immagini di videosorveglianza delle attività commerciali del circondario e alcuni referti medici rilasciati dalla clinica Pineta Grande di Castel Volturno. Le frasi e i comportamenti oltraggiosi degli imputati rappresentarono certamente uno sfogo di sentimenti ostili e di disprezzo nei confronti dei vigili, ma non rilevarono una esplicita volontà di opporsi allo svolgimento degli atti di ufficio legittimamente intimati. Gli imputati smisero di cantare pochi minuti dopo l’ordine di spegnere il karaoke e nonostante la reazione irrispettosa si lasciarono generalizzare presso il comando di polizia municipale senza violenza né minacce.