1° GENNAIO, SOLENNITÀ DELLA MADRE DI DIO

1 Gennaio 2025 - 07:28

Gli auguri del salesiano don Franco Galeone ai lettori

E’ nel nome di Maria, madre di Dio, che dal 1967 si celebra in tutto il mondo la “Giornata della pace”. La pace, in senso biblico, è il dono per eccellenza, il dono più alto del Messia per gli uomini. Questa “Giornata della pace” è uno di quei “mezzi poveri” che sono a disposizione della chiesa. Ma anche in un’epoca di enorme progresso dei “mezzi ricchi” a disposizione dei Paesi opulenti, i “mezzi poveri” conservano la loro finalità ed efficacia, perché rivelano che la pace non dipende solo dalle piccole astuzie della ragione umana, dal disarmo bellico, dall’equilibrio del terrore. La pace è anche un dono di Dio, comporta il disarmo degli spiriti, la solidarietà internazionale, il primato della persona, la costruzione della civiltà dell’amore. All’uomo illuso e deluso Gesù rivela che il cattivo funzionamento della macchina storica non dipende dalle infra e/o sovrastrutture, ma che il male, nel suo tragico e policromo ventaglio, appare sempre al di qua della struttura stessa; al punto sorgivo e fontale il male è nell’uomo del “sottosuolo”; non bastano perciò i pannicelli caldi, ma occorre la cardiochirurgia, perché l’uomo goda il dono di un cuore nuovo, come profetizzato da Ezechiele.

Il 2025 ci appare come un personaggio ricco di promesse, di possibilità. Ma il filosofo Kant e, prima di lui, il grande Agostino ci avvertono che il tempo di per sé non esiste: il tempo esiste in quanto noi lo facciamo esistere. Il 2025 sarà come noi lo costruiremo. Noi ci comportiamo come mastro Geppetto: costruiamo il giocattolo, poi vogliamo che cammini con le sue gambe e lo condanniamo, dimenticando che i veri burattinai siamo noi. Che il nuovo Anno sia ricordato in benedizione nei secoli futuri, come quell’Anno “1” nel quale l’Eterno si fece tempo e storia. Non giochiamo con il tempo. Mettiamo via gli oroscopi, gli almanacchi, i tarocchi. Il futuro è nelle nostre mani e di questo futuro dovremo rispondere alla nostra coscienza, alla storia, al Signore della storia.

E allora formulo per me e per voi un augurio: attenzione a non abituarci al male, alla volgarità, alla violenza. Nelle nostre belle città avviene di tutto. Bande di ragazzini si prendono a coltellate in piazza, di notte. Nessun morto! Che significa? Qualcuno minimizza: succede ovunque! Ci stiamo abituando al peggio? A tutti gli amici faccio l’augurio di Frate Indovino. “Abbiate tutti qualcosa da amare, qualcosa da fare, qualcosa da sperare”. BUON ANNO e BUONA VITA!