AVERSA – (Lidia e Christian de Angelis) I fatti di cronaca relativi allo scandalo della Caserma dei Carabinieri di Piacenza, hanno destato notevole scalpore, ma anche messo in discussione il lavoro e i sacrifici dei tanti uomini e donne dell’Arma, che ogni giorno si sacrificano per garantire la sicurezza e il rispetto della legge, in territori spesso difficili, mettendo a rischio la propria vita per tutti noi. In virtù di ciò riceviamo e pubblichiamo la lettera di un carabiniere che ha prestato, in passato, servizio presso la Compagnia Carabinieri di Aversa e che oggi vuole dire la sua su questa vicenda e sull’amata Arma dei Carabinieri.
“…lettera aperta di un carabiniere a difesa della propria amata mamma…
La cronaca di Piacenza presidia, da giorni, la scena televisiva e quella della carta stampata. Scene il più delle volte occupate non certo per fare notizia, ma per generare, con la complicità di qualche giornalista avvoltoio un semplice e, spesso, distruttivo audience di spettacolo. Di certo è deplorevole e vergognosa la condotta di quei 7 “personaggi in cerca d’autore” resi tali forse per aleatori ed effimeri momenti di gloria o per una venale quanto inutile visione di apparire frutto, però, solo della disonestà e della totale mancanza di rispetto. Già, rispetto di quegli “alamari che rappresentano la cosa più’ esaltante, insieme alla fiamma della nostra istituzione…che devono essere serviti con umiltà, non usati, non sfruttati, perché sono puliti nel loro argento anche quando, per qualche frazione di momento, si ossidino…facendoli cucire sulla giubba, non applicati, ma proprio cuciti sulla giubba come se volessimo che ce li cucissero sulla pelle”… Parole pronunciate da chi, come il Generale Dalla Chiesa, “orgoglioso e fiero” dei suoi carabinieri, diede la vita nel rispetto di un “lavoro, pulito ed onesto per l’Italia e per le sue genti…dando e chiedendo che si desse senza calcolo, ma con generosità”…E’ evidente che questi personaggi, senza viso, ma con maschera, non le abbiano mai ascoltate forse ignari persino della loro esistenza. Rabbia e amarezza per ciò che non sarebbe mai dovuto accadere. Ecco su cosa noi carabinieri dovremmo realmente riflettere per evitare che tali oscenità si ripresentino.
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Fa rabbia però ascoltare, non di meno leggere da più parti, interviste meramente finalizzate, ripeto, a generare solo un vergognoso audience di spettacolo e di popolarità’. Invettive contro quella che, da ormai oltre un secolo, rappresenta un presidio assoluto di democrazia, di civiltà, di convivenza nel nostro paese. Offensive portate avanti da pseudo moralisti di una giustizia a “convenienza” urlata contro l’arma dei carabinieri da chi palesa una forza, un coraggio legati a vicissitudini, certo non belle, ma per le quali si sono erti a strenui difensori solo dopo aver compreso l’onda populista che avrebbe potuto essere cavalcata e protesa all’ottenimento di chi sa quale fine. Magari sostenuti proprio da chi, da anni, cerca un ridimensionamento della storia, della tradizione, di chi ha fatto della fedeltà e della sua autonomia dai governi e dalla politica, la ragion d’essere. Dieci morti nell’ultima pandemia, militari che hanno sacrificato la loro vita nella lotta contro il terrorismo, contro le mafie, contro la delinquenza comune…ultima, la morte del Vice Brigadiere Cerciello Rega. Eppure alcune di queste persone che oggi attaccano…”il sistema arma…” che a proprio dire sembri “…sia il problema”…, non una parola hanno profuso per demonizzare quanto abbia impedito al giovane militare di crescere i propri figli con la sua amata moglie, conscio di uno stipendio non esaltante, ma onesto, come quello di tutti gli altri carabinieri. Già…questa sarebbe stata una notizia che avrebbe generato la giusta conoscenza dei fatti magari, ma sicuramente non audience, non visibilità, almeno non quella sperata. Non una parola, in altre circostanze, spesa per attaccare chi abbia sporcato indegnamente il viso di chi, non potendo far altro che stare a guardare per i continui attacchi mediatici, quotidianamente garantisce il rispetto dell’ordine e della sicurezza pubblica. Non un plauso da questi avvoltoi per le operazioni di polizia che comunque consentono il vivere sociale, anche a chi augura e spera in una nostra celere dipartita. E allora ecco l’attacco, alla prima favorevole occasione. Persone, giornalisti, pseudo politici che attendono, come rapaci falchi, gli errori commessi da infinitesime particelle di un sistema nervoso ben più complesso e organizzato, pur di attaccare un “sistema”…Già, è vero, il nostro è un sistema, cara signora, ma fatto di democrazia, di sacrifici, di fedeltà sino alla morte e di amore al Tricolore, di rispetto assoluto alle leggi, di gioia per i bambini e per gli anziani tenuti per mano, di esultanza per la giustizia e di legalità garantita a ciascun italiano, di dolore e lacrime dinanzi ai corpi straziati di ogni nostro collega e a quelli affranti dei propri cari…già questo è il sistema arma, mia cara signora e miei cari giustizieri. Un sistema di chi, come me, vi è cresciuto grazie agli insegnamenti del proprio padre, di chi ha quegli alamari cuciti addosso e che morirà con la consapevolezza che nessuno mai potrà strapparglieli via, né infangarne l’onorabilità, perché essenza del proprio essere Carabiniere. Un sistema di cui io, CARABINIERE D’ITALIA dalla nascita e fino alla morte, come migliaia di tanti miei colleghi, andrò fiero facendo riecheggiare nella mia mente, le parole del Gen. Dalla Chiesa, ricordando così a me stesso, le promesse fatte a ciascun italiano, allo Stato e al nostro amato Tricolore. La signorilità che da sempre ci contraddistingue, non ci consente di avversare le vostre idee e dichiarazioni utilizzando frasi sconvenienti, ma certamente possiamo evidenziare, a testa alta, di non appartenere ad un sistema delinquenziale, come da diverse parti echeggiato con arroganza, ignoranza e con falsità legata alla voglia di annientare la storia che ha contribuito alla costruzione e al mantenimento della legalità del nostro paese. Ecco allora che accettando le critiche legate alla vergogna che si è abbattuta su ognuno di noi, se da una parte ringrazio quei magistrati, giornalisti, politici e comuni cittadini che si siano espressi, in diverso modo, in difesa dell’Arma dei Carabinieri, dall’altra chiedo, con forza, a ciascuno dei falchi avventatisi contro la storia e la tradizione d’Italia, che semplicemente inizino a riflettere e ad esternare le proprie idee con coerenza e lealtà intellettuale chiedendo scusa ai tanti Carabinieri di ieri, di oggi e di domani, di coloro che furono e che oggi non sono più, dei familiari comunque orgogliosi della loro cotanta appartenenza a quel famoso “sistema” sì, ma di democrazia e fedeltà alla patria; chiedere scusa ai milioni di cittadini che credono nella nostra onestà e nella nostra totale capacità’ di anteporre, al proprio interesse, il bene comune e della nazione; chiedere scusa ai nostri cari che, nel mentre garantiamo la vostra sicurezza vigilando sul vostro giusto riposo, pregano perché possano riabbracciarci al termine del servizio; chiedere scusa ai nostri figli orgogliosi dei propri genitori quali servitori dello stato e amici di pinocchio; chiedere scusa a tutti coloro i quali ogni giorno con umiltà e sacrificio, cercano, con passione, onestà e dedizione, di garantire la legalità anche a costo della loro vita e di quella dei propri cari; chiedere scusa a chi, senza alcuna distinzione, si è visto messo alla gogna da incompetenti, con parole vuote, sterili, insignificanti, esternate da personaggi vogliosi di apparire, prima ancora che di essere, senza la minima parvenza di quella giustizia da loro stessi così fortemente e falsamente auspicata, spinti magari da idee politiche di un ridimensionamento dell’Istituzione stessa, evidentemente a qualcuno scomoda. L’Arma deve poter continuare ad attraversare la storia del nostro paese con la forza che da sempre la contraddistingue, potendo così continuare a garantire la sicurezza della nostra amata Patria. E deve poterlo fare innanzitutto perché patrimonio dell’umanità. Perché l’Arma dei Carabinieri non è Piacenza…l’Arma dei Carabinieri è storia, passione, dolore e gioia, consapevolezza ed umiltà, orgoglio ed onestà, legalità e giustizia, senso del dovere e responsabilità, ma soprattutto, difesa della legalità e, in quanto tale, della democrazia e dello Stato. Viva il nostro Comandante Generale, viva l’Arma dei Carabinieri.”