Il padre salesiano ed ebraista Don Franco Galeone presenta il suo nuovo libro: “Dio è la nostra felicità”

12 Agosto 2020 - 15:00

CASERTA (pasman) – In questi giorni, Don Franco Galeone, il noto sacerdote salesiano ed ebraista che per tanti anni ha insegnato e svolto il suo apostolato a Caserta e che da qualche periodo è stato assegnato alla casa della Congregazione di Napoli-Vomero, ha dato alle stampe, per i tipi della società editrice casertana di piazza Vanvitelli L’Aperia, il suo ennesimo libro di temi teologici, dal titolo “Dio è la nostra felicità”.

Il volume – che si fregia della prefazione del vescovo emerito di Caserta Raffaele Nogaro e che per gentile concessione dell’autore pubblichiamo – come ben si comprende, non è facilmente riassumibile. Tuttavia, orientano molto a cogliere le questioni affrontate, le intestazioni dei quattro capitoli in cui esso è ripartito, assieme con quelle di alcuni dei paragrafi centrali: Dio (Paura di Dio, Il Dio Nascosto, l’Inferno: Una riflessione), Gesù di Nazaret (Un ebreo che cambiò la vita, Autorità o Potere?), La Chiesa (Nei palazzi del Potere, Da papa Benedetto a papa Francesco) L’Etica (Anzitutto la vita, non la religione!, Oltre il dovere e il diritto).

E poi alcune delle riflessioni contenute nella introduzione dello stesso Don Franco: ”In seminario mi hanno insegnato catechismo come se fosse la geometria: la trinità è così…Dio e così… Gesù è così…la grazia è così …la chiesa è così.

È evidente che questo catechismo non suscita la scoperta personale e gioiosa di Dio. Anche la teologia, trasformando Dio in un essere trascendente, demiurgo dell’universo, non comprende più la realtà di Dio Padre con la tenerezza di una madre. Teologia e cristologia sono servite spesso per dividere e non per unire… L’ateismo contemporaneo è la giusta risposta al teismo loquace. Di Dio diciamo tranquillamente cose che non ci permetteremmo mai di dire di nessuna persona normale. Continuiamo ad annunziare le tristi notizie di un Dio giudice, anzi, giustiziere… Perciò aumentano i credenti che hanno paura di Dio e abbandonano la chiesa! Ma Dio non è così: c’è lo assicura il Vangelo di Gesù”.

Siamo certi che le une  e le altre sapranno suscitare l’interesse verso il lavoro.

Come sanno i lettori più attenti di CasertaCe.net, Don Franco pubblica con il nostro giornale le sue omelie domenicali, connotate da una profonda spiritualità e da una conoscenza assoluta dei testi sacri che egli ha approfondito ciascuno nella lingua originaria e che offrono, a chi lo voglia, l’occasione per una riflessione sulla religione e sulla vita interiore.

 

Questa la Prefazione del vescovo emerito di Caserta Raffaele Nogaro

Si chiede a un vescovo emerito di dare il benvenuto e l’augurio ad un libro che vuole promuovere la riflessione e la revisione sulla nostra religione cristiana. Il benvenuto e l’augurio sono spontanei e sinceri, perché sono certo di interpretare e condividere i sentimenti di tanti lettori. È per amicizia, suppongo, che don Franco mi ha chiesto questa introduzione. Ma è anzitutto per convinzione che ho accettato di redigerla.

La prima cosa da dire subito è grazie, al nostro caro don Franco, salesiano, per il servizio che rende alla chiesa, alla cultura, all’uomo in ricerca. C’è molto in questo libro, soprattutto tanta parola di Dio, che don Franco riesce a riproporre, con uno stile consolante o inquietante, comunque unico. La lingua trova, per ogni pensiero e stato d’animo, la parola e la frase meglio rispondente: si avverte il suo paziente limae labor. Leggendo questo libro non si ha paura di mettersi in cammino nelle tenebre luminose della fede, verso le tenerezze del Cristo crocifisso e risorto.

Nel suo lavoro di scavo meditativo, don Franco si ispira al versetto del vangelo di Matteo: “il discepolo del regno di Dio, dal suo tesoro, tira fuori (ἐξἁγω) cose vecchie e cose nuove” (Mt 13,52). Quindi, non sovrapposizioni verbose (eisago) alla semplice, efficace, sempre viva parola, ma accostamento rispettoso alla parola, che secondo la mistica ebraica presenta almeno 72 volti. Cosa non facile, perché c’è in noi, uomini di chiesa, una sorta di pigrizia spirituale, per cui, ripetiamo quanto hanno già detto gli altri (depositum fidei), e accettiamo come metafisica della religione quello che, invece, è prodotto della storia.

Abbiamo, insomma, dimenticato la memoria eversiva di quelle parole: “Nella Bibbia è scritto … Ma io vi dico” (Mt 5,21). Quel “ἐγὼ δὲ λέγω ὑμῖν” segna davvero un salto di qualità nella fede. Purtroppo la mistica dell’obbedienza (Y. Congar) ha convinto noi cristiani ad accettare contraddizioni e lacerazioni, a contrabbandare come parola di Dio quella che è invece una parola umana, troppo umana!

A nessuno sarà chiesto quale sia il suo credo, se abbia pregato sul Garizim o a Ierushalàim o nel Vaticano, in una moschea o in una sinagoga o in una cattedrale: tutto questo che tanto preoccupa gli uomini di chiesa! per Dio non sembra avere importanza decisiva (Mt 25,35). Non ci salviamo perché battezzati o circoncisi, non perché educati in una scuola cattolica o in una ieshivàh rabbinica o in una moschea musulmana. Davanti a Dio esiste questa sola distinzione: chi costruisce la Civiltà dell’Amore e chi la Torre di Babele, chi ascolta Dio e chi lo rifiuta (At 10,34). Nessuno potrà salvarsi senza l’amore, senza l’olio della bontà (Mt 25,1).

In seminario ho studiato il catechismo, come se fosse un libro di geometria: la Trinità è così. Dio è così. Gesù è così. la Grazia è così. la Chiesa è così. È evidente che questo catechismo non suscitava la scoperta personale e gioiosa di Dio. Dio è rivelazione d’amore e possiamo conoscerlo solo amando. Paolino d’Aquileia cantava: “Ubi charitas et amor, Deus ibi est”. Un santo ha definito arcivergine la prostituta di cui scrive l’evangelista Luca, perché quella peccatrice ha amato molto (Lc 7,47).

Un’ultima osservazione: don Franco non ha nulla da insegnare o da vendere ma qualcosa da condividere; non è un teologo di professione ma uno scrittore di argomenti religiosi: è un innamorato di Cristo e della parola di Dio, amata e studiata nella sua lingua originale, ebraica e greca. Non gli possiamo chiedere il rigore scientifico, perché egli non scrive per lo studioso, il teologo, l’accademico: è un salesiano che ha lavorato con i giovani nella scuola e non ha voluto insegnare quella religione che meraviglia a 5 anni e rende atei a 15. Nessun cedimento, però, a forme di modernismo o laicismo o new age.

Questo libro non è di facile lettura. Leggerlo non è comprenderlo. Alcune tesi vanno ulteriormente approfondite, sono ardite ai limiti dell’ortodossia canonica. È comprensibile: don Franco si muove su un terreno ancora minato dai pregiudizi bimillenari. Non penso che egli, pubblicando questo libro, pensi di essere un maestro. Un vero maestro non sa di esserlo! Se lo pensa, è meglio guardarsene! Ma dev’essere contento se il suo messaggio troverà vasta risonanza nelle coscienze.

Che questo libro possa condurre alla scoperta di DioPadre, occupato forse preoccupato! perché i suoi figli, tutti i suoi figli, appartenenti a ogni nazione e religione (Ap 7,9), siano felici nel tempo e nell’eternità. Auguro di cuore a don Franco che siano molti a leggere questo libro. Sono stato uno dei primi lettori e posso assicurare che nessuno resterà deluso. Vi benedico tutti. Il Dio di Avrahàm, il Dio di Itzchàq, il Dio di Ia’aqòv, il Dio di Ieshùa ci benedica in questo mondo e ci accolga nel suo regno! שָׁלוֹם וּבְרָכָה

                                                                                        Raffaele Nogaro

                                                                                        vescovo emerito di Caserta