Zagaria condannato per aver minacciato il direttore del carcere. Ecco le frasi pronunciate dal boss

2 Ottobre 2020 - 18:37

CASAPESENNA –  Il Tribunale di Milano – in composizione monocratica – ha condannato il capoclan dei Casalesi Michele Zagaria (difeso da Paolo Di Furia) a tre anni e nove mesi di carcere per le minacce al direttore del penitenziario milanese di Opera, quelle ad un psichiatra della struttura e le lesioni provocate ad una guardia penitenziaria; il boss originario di Casapesenna e’ da anni al 41bis.

Il pubblico ministero aveva chiesto otto anni e mezzo di carcere per dieci capi di imputazione, tutti con l’aggravante mafiosa; il giudice monocratico ha condannato Zagaria per minacce, lesioni e danneggiamento, assolvendolo per altre contestazioni, come la resistenza a pubblico ufficiale.

I fatti contestati a Zagaria sono avvenuti tra il 5 e il 19 maggio 2018, quando Zagaria nel carcere di Milano-Opera, distrusse le telecamere di sorveglianza installate nella sua camera detentiva aggredendo gli agenti addetti alla sua vigilanza; sempre in quei giorni il capoclan pronuncio’ davanti allo psichiatra del carcere gravi minacce verso il direttore.

Il direttore – aveva detto – lo paragono ad una busta di immondizia, e io l’immondizia la butto fuori“; al professionista che lo ascoltava, Zagaria disse: “gli psichiatri come hanno fatto a mettere a me la busta in testa, cosi’ posso fargliela mettere a loro“.

Altro episodio contestato avvenne il 18 maggio, quando Zagaria offese ad alta voce, facendosi sentire da altre persone, un agente penitenziario, che poi colpi’ con due schiaffi al volto; il giorno, il boss dei Casalesi minaccio’ un altro agente che doveva fare rapporto. “Se quel rapporto esce fuori dalla sezione, io prendo quindici giorni di isolamento, quindi dato che lei e’ una persona intelligente, sa cosa deve fare“.

Michele Zagaria e’ attualmente recluso nel carcere di Sassari. Ad Opera e’ recluso invece Pasquale Zagaria, fratello del capoclan, tornato in carcere dopo cinque mesi trascorsi ai domiciliari per motivi di salute.