CASTEL VOLTURNO. Vincenzo De Simone fa fuoco e fiamme (e lo comprendiamo) in difesa del figlio comandante. Ma il bando di concorso per noi fa schifo non perché vogliamo attaccarlo, ma….

9 Giugno 2021 - 12:19

Riceviamo e volentieri pubblichiamo una lettera, comprese le parti in cui ci vengono distribuiti insulti, perché è giusto che i liberali facciano il loro mestiere di liberali e dunque poi replichino alle tesi esposte dal genitore del capo dei vigili urbani con serene e ferme argomentazioni

 

Ieri 01 giugno è apparso sul vosto quotidiano, un articolo,non firmato,in cui si giudicava,i concorsi che il comune di Castel Volturno svolge in sede o fuori. A proposito del concorso del Comandante della Polizia Municpale tengo a precisare quanto segue: mio figlio,il comandate,con tanto di laurea,ha prestato servizio, in qualità Vigile Urbano,a seguito di con corso vinto presso il comune di Carinola. Successivamente sempre a seguito di concorso vinto, ha svolto cinque anni di Vigile Urbano a Capua ed in entrambi i comuni si è sempre distinto per abnegazione senso del dovere e competenze,sempre con grande passione per il lavoro. Venne,poi, assunto,da un sindaco magistrato, al comune di Castel Volturno,sempre per merito ed un eccellentissimo ed invidiabile curruiculum,non dimetichi quanti arresti haeffettuato, nel mese di settmbrte 2007. Come può sommare i periodi ha maturato 20 anni di carriera e,negli ultimssimi anni ha svolto l’incarico di vice-Comandante e,poi Comandante, dimostrando al territorio ed anche all’esterno, e questo quotidiano ha scritto molte pagine mettendo il risalto l’operato del Comandate e di tutta al squadra. Colui che ha scritto che il concorso è stato una “farsa” si sbaglia colmpletamente.ed è passibile di querela per diffamazione. Le voglio solo dire che durante la mia amministrazione ricevetti dal Corriere di Caserta,oggi CasertaCElla,ovvero da una scribacchina,all’epoca corrispondente del quotidiano, una diffamazione a mezzo stampa che, il giornale nedesimo e la stessa articolista rifiutasrono di rettificare e,purtroppo, non avendo provveduto,fui costretto a presentaere querela che, dopo anni di dibattimento, venne emessa la sentenza ed il responsabile della Testata provinciale fu condannato a due anni di rerclusione ed a tutte le spese comprese un ristoro per il sottoscritto. Ovviamente la causa venne appellata e ricofermata la sentenza. Attualmente vi è in corso,da parte mia, la costituzione parte civile. Ricordo che in un incontrol giù al Palazzo del comune,un vostrio attuale scribacchino ,infame, sostenne l’articolista incriminata e gli promisi che appena avrebbe sgarrato avrei denunciato anche lui. Sarebbe il caso egregio direttore che ponesse più controllo in questi articoli e le suggerirei di rettificare quanto scritto perchè è privo di fondamento. Il Comandante ha requisiti da regalare a chi non li ha. Fino ad oggi nessun Comadante ha realizzato ciò che lui ha realizzato. Mio figlio e non sono a parlarne bene,ma l’intera collettività ed anche in tutta la Provincia. Ha ricevuto diverse offerte da altri sindaci,se preferisce le posso fare i nomi dei sindaci,tutte rifiutate. La ringrazio per la cortese attenzione che ha dato a questo sfogo personale doveroso. Le auguro buon lavoro e buona giornata. Non si preoccupi continuerò a leggere il vosto quotidano.

 

LA REPLICA DI CASERTACE (Gianluigi Guarino) Chiariamo subito una questione preliminare: l’articolo non firmato è stato redatto dal sottoscritto Gianluigi Guarino, direttore responsabile di www.casertace.net. Se la firma o la sigla non sono state apposte, ciò è avvenuto per distrazione o anche perchè, scrivendo io a volte 10, 12 articoli al giorno, non sembra neanche il caso di esasperare l’esposizione delle mie firme che potrebbero essere valutate come una forma di ridondante esibizionismo. Comunque, posso garantire che nella prossima occasione in cui scriverò di Castel Volturno, starò più attento e firmerò l’articolo. Peraltro, come lo scrivente riteniamo sappia bene, visto che ci racconta delle sue legittime iniziative giudiziarie, attivate nei confronti di giornalisti del Corriere di Caserta, gli articoli non firmati sono ascrivibili in toto alla paternità diretta del direttore responsabile che dunque assume anche la veste di articolista.

E quando dico ascrivibili, mi riferisco alle funzioni del cosiddetto gerente, cioè del nome e del cognome che compaiono appunto nell’area della gerenza, unica esposizione giuridicamente rilevante di un organo di informazione regolarmente registrato in un tribunale della Repubblica Italiana.

Per quanto riguarda l’abbinamento che lei fa affermando “Corriere di Caserta, oggi CasertaCe“, è evidente che il signor Vincenzo De Simone faccia un pò di confusione, visto che a CasertaCe non è mai arrivata nessuna querela da lui firmata, fermo restando che qualora la volesse presentare, avrebbe pieno diritto a farlo, nei modi e nei tempi previsti dal codice penale, fermo restando le possibilità di difesa ed eventualmente di contro attacco, di contro querela che al querelato vengono garantite nel diritto processuale penale e, in caso di citazione diretta per risarcimento, dal diritto processuale civile.

Ordinati e organizzati un pò i pensieri e chiarendo ancora al signor Vincenzo De Simone che noi di CasertaCe, della vicenda della giornalista o del giornalista di cui lui parla non sappiamo nulla, come nulla sappiamo della condanna a due anni di reclusione, che evidentemente risale ad un tempo diverso, successivo forse, a quello che mi ha visto svolgere la funzione di direttore responsabile del Corriere di Caserta (gennaio 2002-31 marzo 2007), veniamo al nocciolo della questione.

Se ho capito bene, Vincenzo De Simone è il papà dell’attuale comandante facente funzioni dei vigili urbani di Castel Volturno. Questo particolare va già adeguatamente sottolineato nella valutazione della lettera con cui lo scrivente ha, con pieno diritto, replicato al nostro articolo pubblicato lo scorso primo giugno (CLIKKA QUI PER LEGGERLO). Di questo cioè della disponibilità a esprimere la propria visione, il proprio punto di vista rispetto ai fatti, ringraziamo il signor Vincenzo De Simone, peraltro guardando con indulgenza e comprensione, proprio in considerazione dell’esistenza di un rapporto padre-figlio, anche la parte minacciosa della sua lettera.

E figuriamoci se noi ci saremmo permessi di mettere in discussione le qualità professionali e morali del comandante facente funzioni Domenico De Simone. E’ ovvio che il padre racconti mirabilie del proprio figlio. Ma noi non ci consideriamo terminali di rimproveri su questo specifico terreno in quanto, nell’articolo in questione, non abbiamo proprio affrontato il tema meritocratico in relazione ai titoli e al cursus honorum, nè abbiamo gettato la benché minima ombra sulle qualità professionali del comandante De Simone.

Noi abbiamo scritto un’altra cosa, muovendo dubbi sull’articolazione del bando di concorso che ci è sembrato troppo sbilanciato sui requisiti dell’attuale guida dei vigili urbani di Castel Volturno. Ciò in barba a quello che dovrebbe essere il principio ispiratore di ogni bando di concorso, interno agli uffici di un ente pubblico oppure esternamente rivolto all’acquisizione di nuovo personale e cioè la messa a punto e la esposizione di requisiti che guardino ad una e ad una sola cosa: promuovere la concorrenza tra diversi e possibili partecipanti, in modo da elevare l’asticella della qualità dell’opera erogata da chi, passando dal rango di categoria C a quello di categoria B, vede significativamente aumentati i propri emolumenti.

Questo abbiamo scritto. Non altro. Chi ha messo mai in discussione che De Simone non sia un buon comandante? Dire e scrivere che noi abbiamo fatto questo nel nostro articolo del primo giugno, può significare solo una cosa: l’esistenza di un nervo scoperto che pizzica, quasi una coda di paglia la quale, riteniamo, non abbia, invece, nessun motivo di esistere visto che il comandante De Simone svolge in maniera più che dignitosa il proprio dovere.

Cerchiamo allora di capire bene quali siano le norme che regolano questo tipo di concorsi. Perchè sono le norme che contano. Non a caso, signor De Simone, si chiamano come si chiamano, per l’appunto, norme che normano, sia le cosiddette progressioni verticali, sia le cosiddette progressioni verticali, riempite di molte prescrizioni e di molte raccomandazioni dal legislatore in sede di riforme della pubblica amministrazione, quella “Brunetta” in primis. Le norme di cui stiamo parlando vanno al di là e sono al di sopra, in quanto frutto dell’elaborazione di un processo democratico, di ogni valutazione, positiva o negativa che sia, sulle persone che a questo processo partecipano a vario titolo, quali rappresentanti degli enti pubblici, quali componenti delle commissioni giudicatrici e, ovviamente, quali concorrenti.

Siamo d’accordo su questo? O riteniamo che il comandante De Simone sia l’unico vigile urbano bravo d’Italia, al punto da essersi guadagnato una zona franca che lo libera dagli obblighi del diritto vigente? Riteniamo che il signor Vincenzo De Simone sia persona intelligente al punto da comprendere l’assoluta inoppugnabilità di questa nostra premessa.

Veniamo dunque al bando per la progressione da categoria C a categoria D che ricordiamo, nei comuni in cui non sono previste figure di dirigenti, propriamente dette (solo i comuni di Caserta, Aversa, Marcianise e Maddaloni possono averli nel proprio organico), rappresenta la mansione più alta in grado. In questo bando, pubblicato dal comune di Castel Volturno, non c’è traccia del seguente passo normativo, condizione rilevante per attivare procedure di progressione dello stesso genere di quelle messe in opera dal comune di Castel Volturno: “La valutazione positiva conseguita dal dipendente per almeno tre anni costituisce titolo rilevante ai fini della progressione economica e dell’attribuzione dei posti riservati nei concorsi per l’accesso all’area superiore”.

Sempre rimanendo ai contenuti del bando, questo contiene l’eccentrico ma proprio molto eccentrico requisito dell’anzianità nella categoria C, almeno dieci anni, anche in enti diversi. Questo requisito non è previsto da alcuna norma ma è una elaborazione, diciamo così, autoctona, del comune di Castel Volturno che pretende di indossare i panni, che non gli competono, del legislatore o anche di un tribunale erogatore di giurisprudenza interpretativa. Battute a parte, inserire questo requisito dei 10 anni impedisce di fatto, al di là di quelle che possono essere le intenzioni di chi questo bando ha scritto, di progredire proprio per effetto di un requisito, che avrà anche un significato, un valore, ma che non è previsto dalla legge e soprattutto, non è necessariamente propedeutico alla determinazione di un processo valutativo di tipo meritocratico. Per cui, se è vero che il comandante De Simone è l’unico concorrente papabile che possiede questo requisito, riteniamo che ancor più grave e criticabile sia la parte passiva di questa tagliola concorsuale la quale, in effetti, non fa altro che inserire delle barriere all’ingresso nella categoria D e che già in partenza, questo lo capirebbe anche un bambino, limita, ab origine, il numero dei partecipanti allo stesso concorso.

Per cui, il signor Vincenzo De Simone, di cui comprendiamo lo stato d’animo che un padre lodevolmente nutre rispetto alle sorti del figlio, comprenda anche chi invece deve, come abbiamo il dovere di fare noi, valutare, con gli occhi della terzietà, ciò che un’amministrazione pubblica, che gestisce i soldi dei cittadini, fa in relazione a quello che dovrebbe sempre essere il necessario, irrinunciabile coordinamento con ogni fonte del diritto, nel rispetto integrale di una gerarchia di cui la lex specialis di un bando di qualsiasi genere, rappresenta il livello inferiore e per questo obbligato a non uscire mai dal seminato, ponendosi in contrasto con le norme di gerarchia delle fonti.

De Simone capisca, quindi, che da parte nostra non c’è nulla di personale e che l’articolo del primo giugno l’avremmo scritto allo stesso modo, anche se avesse riguardato un soggetto diverso. Per noi, quando scriviamo di res publica, esistono le funzioni rispetto alle quali le persone sono un elemento secondario, accessorio. E a noi, delle persone sottese a dei processi amministrativi, non ha mai fregato un tubo. Non è un caso che, 99 su 100, non le conosciamo, né direttamente né indirettamente.