13 ARRESTI. Volevano riorganizzare il CLAN DEI CASALESI. Chiedevano 1.500 euro di pizzo ai commercianti terrorizzandoli. Sequestrato l’arsenale di recchie ‘e lepre e di Ucciero

7 Luglio 2021 - 12:01

Davanti agli investigatori le vittimi non hanno nascosto il timore per eventuali ritorsioni

 

CASAL DI PRINCIPE/VILLA LITERNO – Stavano riorganizzando il clan dei Casalesi le 13 persone arrestate oggi dai Carabinieri e dalla Polizia di Stato di Caserta nell’ambito di quella che le agenzie di stampa definiscono “una rapidissima indagine coordinata dalla DDA” ma che in realtà, come ha anticipato in esclusiva CasertaCe, sono due indagini separate, una della squadra mobile della Questura di Caserta sul fronte Oreste Reccia detto recchie ‘e lepre, l’altra dai carabinieri del nucleo investigativo di Caserta, concentrata sulla figura del liternese Vincenzo Ucciero, scarcerato, al pari di Reccia, nel corso dell’anno 2020.

Le due indagini nell’arco di meno di 6 mesi, come abbiamo già scritto in parte in un articolo pubblicato qualche minuto fa (LEGGI QUI

) (da novembre 2020 allo scorso maggio) hanno documentato il ritorno tra il Casertano e il Napoletano dei vecchi cliche’ estorsivi della mafia casertana, una volta gestita dalle fazioni Schiavone, Zagaria, Bidognetti e Iovine. Tra i destinatari delle misure cautelari, come già detto, figurano due vecchie conoscenze dei pm antimafia ai quali viene contesto il ruolo di organizzatori e promotori dei gruppo malavitosi: Oreste Reccia e Vincenzo Ucciero. Entrambi subito dopo la scarcerazione per fine pena hanno rimesso in moto un meccanismo mafioso datato ma pur sempre efficace fatto di intimidazioni e pestaggi a scopo estorsivo ai danni di imprenditori e commercianti ai quali veniva imposto il pizzo evocando “gli amici di Casale”.

Gli inquirenti sono riusciti ad agire rapidamente grazie alle novita’ introdotte sulle intercettazioni e soprattutto grazie a un controllo del territorio che in tutti questi anni non ha conosciuto sosta. I pm (Graziella Arlomede, Francesco Raffaele e Maurizio Giordano) contestano agli indagati diverse estorsioni aggravate dal metodo mafioso, perpetrate con lo scopo di agevolare una organizzazione mafiosa. I territori in cui si stava rifacendo forte la pressione mafiosa armata sono quelli originari: Aversa, San Cipriano, San Marcellino, Giugliano in Campania e villa Literno. Carabinieri e Polizia hanno sequestrato delle armi che Ucciero e Reccia hanno tirato fuori per riorganizzare a livello militare i gruppi: si tratta di diverse pistole ma anche di un kalashnikov e del relativo munizionamento. Nessuna delle vittime, alle quali venivano imposti ratei tra 1000 e 1500 euro, ha avuto il coraggio di denunciare le estorsioni. Anzi. Davanti gli investigatori che li hanno convocati per metterli davanti ai risultati delle indagini, non hanno nascosto il loro terrore per eventuali ritorsioni.