ASL CASERTA. Montagna di decreti ingiuntivi. Ecco il trucchetto delle opposizioni già perse: serve a scaricare montagne di debiti sugli esercizi e sui dirigenti futuri

29 Aprile 2022 - 18:21

Il sistematico ricorso alle opposizioni già segnate in partenza serve ad elargire incarichi a professionisti, ad avvocati raccomandati dalla politica e dai burocrati interni e a non inserire debiti esecutivi nei bilanci di oggi, quelli che vanno a valutare l’operato dei vari Ferdinando Russo, Michele Tari, Amedeo Blasotti e compagnia

CASERTA (g.g.) – E’ il momento di aprire un altro capitolo relativo alla gestione dell’ASL di Caserta. Niente di nuovissimo, niente che non si sappia, niente che non sia assorbito, metabolizzato dal quieto vivere all’italiana, alla meridionale, alla campana, alla casertana che si manifesta attraverso una concezione che considera le casse dello Stato come una mucca da mungere solo e solamente a vantaggio di singole persone o di gruppi di potere.

La questione riguarda il numero impressionante di decreti ingiuntivi che arrivano sulle scrivanie dei dirigenti ASL, cioè dei vari Ferdinando Russo, dell’ineffabile e inossidabile direttore amministrativo Amedeo Blasotti e dell’ancora più inossidabile e inamovibile Michele Tari.

Senza allungare troppo il brodo, lanciamo una domanda che – secondo noi – incorpora già la risposta, ma che poniamo lo stesso, nel rispetto di una possibilità che tendiamo ad offrire a chiunque volesse proporre idee differenti rispetto a quelle maturate da questo giornale in tanti anni di racconto della gestione sanitaria della provincia di Caserta. Qualcuno è in grado di ricostruire una sorta di mappatura dei contenuti dei decreti ingiuntivi che con la firma del tribunale arrivano all’ASL? Qualcuno è in grado di informare noi e i cittadini della provincia di Caserta su una stima, che andrebbe fatta in nome della buona gestione, dei decreti ingiuntivi inoppugnabili, evidenti, indiscutibili, come ad esempio sono quelli sortiti dalla disperazione dei centri di radiologia, ma anche di tante altre strutture private convenzionate della regione Campania, sottoposte ad una vera e propria vessazione sui budget, attraverso modalità che abbiamo raccontato decine di volte e che si possono consultare scrivendo ad esempio la parola budget nel nostro motore di ricerca interno?

Questa domanda, queste domande sono di fondamentale interesse perché riguardano una materia determinante per la definizione dei destini futuri della sanità casertana. A nostro avviso (e su questo lavoreremo già nei prossimi giorni), almeno l’80% dei decreti ingiuntivi notificati all’ASL sono già persi in partenza.

Al di là di quelli inoltrati dai mariuoli che pur proliferano nelle strutture private convenzionate, al di là dei soldi, degli interessi, delle spese legali elargiti a palate negli ultimi anni a favore di chi, disonestamente, se n’è fregato del contratto e dell’impegno a rispettare il budget, continuando a garantire l’assistenza convenzionata e, beffa delle beffe, vedendosi riconosciuto dai giudici quello che non gli sarebbe toccato. Dicevamo, al di là di questa storiaccia, nella quale si registrano tante zone d’ombra, imperniate sulla qualità scadentissima dei ricorsi presentati dall’ASL al cospetto di questi decreti ingiuntivi, qui c’è una massa impressionante di rivendicazioni giustissime, riguardanti ad esempio la famosa storia del 10% (LA PUOI LEGGERE CLICCANDO QUI)

, sottratto dalla Regione agli importi già di per sé decurtati e strapazzati dei singoli budget garantiti ai centri privati convenzionati.

Siccome la corresponsione di quel 10% è, come si dice, parte integrante e sostanziale del contratto che ognuno di questi centri firma con la regione Campania attraverso l’ASL che ne rappresenta la protesi, quale possibilità può avere un’opposizione ad un decreto ingiuntivo a dir poco sacrosanto? Zero.

A quanto si dice, lo stesso presidente Vincenzo De Luca esorterebbe i direttori generali a pagare di fronte a queste situazioni. Ma De Luca probabilmente non sa che, ad esempio, a Caserta si va sistematicamente, geometricamente nella direzione opposta. La parola è una sola: opporsi, opporsi e opporsi ancora. In un decreto ingiuntivo ti si chiede la corresponsione del giusto importo derivato esclusivamente dal fatto che 1+1 faccia 2 o che il sole ogni mattina sorge ad est e l’ASL di Caserta cosa fa? Naturalmente, si oppone.

Per cui, quel decreto ingiuntivo, giusto per fare un esempio dell’importo di 30 mila euro, dopo due o tre mesi avrà prodotto un aggravio dei primi 3/4 mila euro per spese legali e con il 2,5% di interessi passivi all’anno. Non è che da 30 mila euro si salga granché, mentre il discorso diventa ben differenti per quei decreti ingiuntivi (e vi garantiamo che ce ne sono tanti) presentati per cifre esponenzialmente maggiori.

In poche parole, la decisione di opporsi negando l’evidenza, magari ripetendo la solita nenia dell’incompetenza del tribunale ordinario e della competenza del Tar, teoria puntualmente respinta al mittente, produce danni economici evidenti che si ripercuoteranno nei bilanci dell’ASL di Caserta.

E guardate, non abbiamo voluto – per il momento – affrontare la questione acclusa degli incarichi professionali. L’aggravio dei costi, infatti, lo abbiamo considerato partendo dal presupposto che ognuno di questa centinaia di decreti venga opposto da uno degli avvocati che lavora come dipendente interno dell’ASL Caserta, quando in realtà non è affatto così, quando in realtà esiste un vero mercimonio di incarichi attribuiti a professionisti esterni i quali, per perdere sistematicamente queste cause che, beninteso, nessun altro avvocato del mondo potrebbe vincere, intascano ogni volta fior di quattrini nell’ordine di migliaia e migliaia di euro.

Ma diciamo che l’ASL di Caserta non attribuisce incarichi ad avvocati esterni e si muove solamente nel sistema solcato nelle 7 delibere che pubblichiamo in calce a questo articolo e che impegnano avvocati interni alla struttura, ma che rappresentano esempi emblematici di quanto sia pesante, ponderosissimo il contenzioso gravante sull’ASL di Caserta.

Ma allora, per quale cavolo di motivo ci si oppone, per altro con ricorsi copia e incolla, addirittura notificati a soggetti privati e contenenti il nome di un destinatario diverso (pazzesco e vergognoso), al dato di fatto che 1+1 fa due e non tre? E ‘mo ve lo diciamo noi.

Non opponendosi ad un decreto ingiuntivo, con una decisione di equità, di buon senso, oseremmo dire di giustizia, significa segnare, registrare in bilancio una passività materializzatasi attraverso un titolo passato in giudicato.

Se invece uno si oppone sposta la sentenza di condanna dell’ASL di otto mesi, di un anno, addirittura di due anni, se non tre, scarica magari su altre gestioni, quelle successive, ad esempio, alla direzione generale di Russo o al servizio di dirigenza di Tari, debiti che sono maturati in realtà durante esercizi precedenti e di cui si è voluto congelare la loro fase esecutiva, in modo da non gravare sui bilanci attuali, quelli firmati dai direttori e dai dirigenti di oggi.

E magari ci si fermasse solo a questo. Magari ci si fermasse solo al fatto che i 30 mila euro che l’ASL è destinata a pagare vengano spostati, a parità d’importo, all’esercizio successivo o a due esercizi successivi. No, perché quando il giudice si pronuncerà, rendendo ex lege esecutivo il titolo, quei trentamila euro saranno divenuti per una spesa nel bilancio dell’ASL da 40 mila, 45 mila o addirittura 50 mila euro.

Così funzionano le cose. Ci rendiamo conto che questo articolo non è stato sviluppato alla maniera di CasertaCE, cioè accompagnando le affermazioni con dati documentali a prova di confutazione. Consideratelo, dunque, un articolo di esordio, di installazione di questa tematica dentro all’ormai sempre più ampia area di analisi e di denuncia sullo spreco del pubblico danaro e sulla mala gestione degli enti pubblici casertani che questo giornale batte e perlustra palmo a palmo ogni giorno.

LE SETTE DELIBERE