CASERTA. 226 mila euro di incarichi diretti da Biondi e Marino alla coop con sede da Eufrasia Del Vecchio, sorella del boss e indagata nell’inchiesta su CAMORRA E SERVIZI SOCIALI
28 Novembre 2022 - 16:46
Si tratta del terzo affidamento alla cooperativa ASD, per un valore complessivo superiore ai 226 mila euro. Questa impresa ha la sua sede sociale in via Nazionale Appia 13 a Casagiove, dove Del Vecchio gestiva le coop di Lagravanese e compagnia, pesantemente coinvolte nell’indagine relativa all’attività economica del clan dei Casalesi nel terzo settore
CASERTA – Sembra proprio che a palazzo Castropignano le indagini della Direzione distrettuale antimafia di Napoli (indagini che per altri motivi vedono sotto processo il sindaco Carlo Marino) e le attenzioni che i magistrati della Dda hanno nei confronti di una particolare location di Casagiove, ovvero via Nazionale Appia, 13, non abbiano avuto grande influenza
Evidentemente, non interessa al dirigente Franco Biondi che Eufrasia Del Vecchio,
Infatti, già alcune settimane fa abbiamo raccontato dell’affidamento da 50 mila euro per l’assistenza agli anziani alla cooperativa ASD, che ha la sua sede proprio nella stessa casa degli uffici di Del Vecchio (LEGGI CLICCANDO QUI).
La società, tra l’altro, è la stessa che, pochi mesi fa, è stata incaricata della gestione del micronido per l’Ambito C9, dal comune di Sparanise per sostituire una cooperativa di Pasquale Capriglione, uno degli indagati più importanti dell’inchiesta.
E avveniva tutto ciò nel comune caleno mentre era presente la commissione di accesso della Prefettura di Caserta, chiamata a far luce su ciò che è avvenuto nel settore servizi sociali, anche a seguito dell’iscrizione al registro degli indagati del sindaco Salvatore Martiello (PER LEGGERE L’ARTICOLO, CLICCA QUI).
In queste ore, poi, è emersa la determina firmata dal dirigente Biondi due mesi fa, 26 settembre (e pubblicata solo ieri, con enorme ritardo) con cui, a seguito di un ricorso al TAR relativamente alla gara da 358 mila euro per il servizio di supporto e rafforzamento del servizio sociale professionale, nell’ambito delle risorse relative alla quota servizi del fondo povertà, viene preso atto dell’annullamento dell’aggiudicazione al consorzio Alfa di Avellino, insieme al consorzio Socrate di Benevento e al terzo consorzio facente parte dell’associazione temporale, ovvero Icaro, dell’imprenditore di Santa Maria Capua Vetere, Gabriele Capitell.
Contestualmente, viene confermata la scelta compiuta in maniera diretta, arbitraria dal funzionario casertano della cooperativa ASD quale operatore affidatario del servizio, che già aveva ricevuto l’incarico dal 12 luglio fino al 30 settembre, vedendo allungare la durata di questo affidamento in proroga fino al 31 dicembre, per una somma di 96 mila euro, oltre agli 80.000 ricevuti per il precedente incarico affidatogli nel luglio scorso.
In entrambi i casi antecedenti a questo avevano segnalato che la cooperativa ASD, legale rappresentante Vincenzo Delle Curti e consiglieri di amministrazione Pasquale Delle Curti e Rosalia Nuzzo, i primi due di Marcianise e la signora 33enne, invece, proveniente da Arienzo, non dava un biglietto da visita rassicurante, mostrando come proprie sede sociali la stessa della scuderia di cooperative in cui vi trovavano tutte quelle riconducibili a Luigi Lagravanese, Maurizio Zippo, Pasquale Capriglione e Gennaro Bortone, gli uomini che per la Dda hanno gestito il mondo dei servizi sociali nell’ultimo decennio attraverso un accordo con il clan dei Casalesi.
Questi sono gli imprenditori che avevano creato il consorzio Agape, spirato nel 2008 a seguito dell’interdittiva antimafia. Il consorzio era un insieme di cooperative, sostanzialmente sottoposte al controllo di Lagravanese e del clan dei Casalesi. Un pezzo esterno di Agape era Agape servizi, anch’essa società costituita tramite consorzio, partecipato in linea di massima dagli stessi soci, ma che si occupava della gestione contabile delle coop.
Dopo l’interdittiva antimafia del 2008 Lagravanese, Zippo, Capriglione, Bortone, Massimiliano Grassi e gli altri, avrebbero deciso di dividere le proprie strade, non utilizzando più un soggetto unico come il consorzio, mantenendo le loro cooperative unite di fatto, ma sulla carta separate e distanti.
È la stessa cosa è avvenuta con Agape servizi, verosimilmente. L’impressione di chi, come noi di CasertaCe, legge da molto tempo i documenti di questa indagine, è che la sede di via Nazionale Appia sia stata una riedizione del consorzio che si occupava della gestione contabile.
E allora, la scelta del comune di Caserta, quale ente capofila dell’Ambito C1, di affidare, di nuovo, a circa un mese dall’ultima volta, un incarico legato alle delicatissime operazioni dei servizi sociali a un’impresa che ha la sua sede legale nello stesso studio di Eufrasia Del Vecchio, al pari di tante altre cooperative un odore di camorra, ci sembra sconveniente, inopportuna, anche se, fino a prova contraria, la cooperativa Onlus ASD ai suoi titolari non risultano indagati o coinvolti direttamente nell’inchiesta dalla Dda sulle attività economiche riconducibili al clan dei Casalesi dei servizi sociali.
Se qualcuno può pensare che questa indagine della Direzione distrettuale antimafia, supportata dal lavoro della Squadra Mobile di Caserta, sia lontana dal comune di Caserta perché sostanzialmente legata al mondo dell’imprenditoria criminale dell’agro Aversano, si sbaglia.
Nel registro degli indagati, infatti, c’è anche il nome di Maria Giovanna Sparago, ex assessore ai Servizi Sociali del comune capoluogo, attualmente consulente a titolo gratuito per il comune di Castel Morrone, facente parte sempre dell’Ambito C1, ovvero quello del comune di Caserta.
Secondo le indagini della squadra mobile di Caserta ci sarebbe stata una trattativa illecita nella fase iniziale di un incarico, poi affidato poi alla cooperativa Eco, per il supporto del rendiconto dei progetti tra l’assessore Sparago e Sofia Flauto, titolare della società ed ex moglie di Luigi Lagravanese, accusata di lavorare in accordo proprio con l’ex coniuge, ovvero colui che è stato accusato da più pentiti di essere un braccio operativo del clan di Casalesi nel settore degli appalti dei servizi sociali.
A rendere tutta la storia molto attuale e intranea al comune di Caserta, i carabinieri segnalano che una parte delle condizioni dell’accordo sarebbero state dettate o quantomeno concordate con il sindaco di Caserta Carlo Marino, relativamente all’assunzione di due persone da parte della società di Flauto.
Per concludere la trattazione, vogliamo citare il momento in cui Ginotto Lagravanese, ripetiamo, ritenuto uomo di fiducia del clan dei Casalesi, diede questo avvertimento all’ex moglie mentre veniva intercettato dai poliziotti: “Stai attenta a non intrattenere rapporti diretti con Franco Biondi e con Carlo Marino. Hanno problemi giudiziari“.
QUI SOTTO IL DOCUMENTO DEL COMUNE DI CASERTA