TUTTI I NOMI. 84 INDAGATI. Truffa aggravata, carte false di una società sportiva per ottenere soldi Covid
10 Gennaio 2023 - 22:00
Il sostituto procuratore presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere Gionata Fiore ha chiesto una proroga delle indagini di 6 mesi. Approfittiamo dell’occasione per ritornare a chiarire ai nostri lettori che, bontà loro, ci seguono anche per il nostro modo di trattare la cronaca giudiziaria, le 5 situazioni formali ufficiali attraverso cui uno o più cittadini devono necessariamente venire a conoscenza di essere finiti nel registro degli indagati.
SANTA MARIA CAPUA VETERE (g.g.) Dal 16 dicembre scorso, giorno in cui abbiamo pubblicato il primo articolo su questa vicenda giudiziaria, è trascorso poco meno di un mese, un tempo servito a focalizzare meglio i contenuti di un’indagine ancora in corso e di cui è titolare il sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere, Gionata Fiore. In occasione dell’articolo del 16 dicembre (CLIKKA E LEGGI) non riuscimmo ad avere notizie più precise sul numero degli indagati che un po’ a spanne, quantificammo intorno alle 50 unità.
La notizia ci incuriosì e ci siamo messi a cercare elementi più compiuti. In realtà, gli indagati non sono 50, bensì, per la precision,e 84. Confermiamo, invece, i contenuti più significativi dell’indagine che vede al centro dell’attività inquirente una società sportiva attiva anche a Santa Maria Capua Vetere e di cui è titolare una persona originaria di Macerata Campania. L’ipotesi di reato è quella integrata dall’articolo 640 bis del Codice penale, cioè la truffa aggravata che sarebbe stata perpetrata per conseguire provvigioni pubbliche, finanziamenti che le leggi emergenziali, i decreti e quant’altro sfornati nel periodo più acuto della pandemia da Covid 19 dedicarono, nel caso specifico, proprio alle società sportive che, a causa delle norme di restrizione dei contatti, a causa delle quarantene, dovettero chiudere in pratica i battenti con la conseguente perdita dei propri fatturati e, di conseguenza, di centinaia di posti di lavoro.
In questo caso il pm Gionata Fiore sta verificando se questo finanziamento, acquisito dalla società sportiva sopra citata, sia stato erogato in funzione di requisiti regolari, legali, costituiti su una documentazione autentica e fedele. Come si può capire, si tratta di un’indagine molto complessa. Gli 84 indagati sono tali dal 29 maggio di quest’anno. Come è noto, il Codice di procedura penale prevede che l’attività delle cosiddette indagini preliminari debba terminare entro sei mesi dall’iscrizione nel registro delle notizie di reato. I calcoli sono di facile fattura: i 6 mesi sono scaduti il 29 novembre scorso. Ma la complessità delle analisi, dei riscontri investigativi, ha reso pienamente giustificata la richiesta formulata dal pubblico ministero all’ufficio Gip del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere affinché gli venga data una proroga dei termini temporali dell’indagine di altri sei mesi. Come è noto ai nostri elettori gli indagati possono anche opporsi al cospetto del gip a questa richiesta. Ma di solito ciò non avviene e, a maggior ragione, non crediamo avvenga in questa circostanza per la quale, in considerazione del numero di persone coinvolte, quella di avere più tempo a disposizione si configura come una necessità logica, fondata.
Procedura penale alla mano, la richiesta di proroga delle indagini preliminari rappresenta una delle cinque modalità attraverso cui un cittadino viene a conoscenza di essere sottoposto ad indagine da parte del titolare dell’azione penale. Ciò perché, ad ognuno degli 84 coinvolti è stata notificata l’istanza del pm proprio perché è data facoltà ad ognuno degli indagati di opporsi, eventualmente, rispetto alla stessa.
Gli altri modi attraverso cui si può venire a conoscenza di essere finiti sotto la lente d’ingrandimento dell’autorità giudiziaria sono ancora più noti. Il primo è collegato ad un suono inquietante e sinistro di un campanello a casa e alla notifica all’indagato di un’ordinanza di custodia cautelare, quindi di arresto in carcere o ai domiciliari, previsto comunque il passaggio per una caserma o per un commissariato per evadere tutte le procedure richieste dalla legge. Oppure, scendendo nella cifra afflittiva del provvedimento cautelare, di un divieto di dimora o di un obbligo di dimora, oppure ancora di un obbligo di firma oppure di una sospensione cautelare dall’attività imprenditoriale o da un posto di lavoro in un ufficio pubblico. Un altro modo ancora per venire a conoscenza di essere indagato è quello regolato dall’articolo 415 bis del Codice di procedura penale, cioè dal cosiddetto avviso di conclusione delle indagini preliminari. In poche parole, il pubblico ministero si dimostra orientato nella direzione di chiedere il rinvio a giudizio dell’indagato o degli indagati. Ma questi hanno a disposizione 20 giorni di tempo, a partire da quello della notifica dell’atto, per chiedere di essere interrogati dal pm o da un suo delegato. Inoltre, possono presentare memorie difensive, oppure documenti, mezzi di prova a loro discarico. Se entro 20 giorni l’istanza non c’è, il pm va avanti e produce, nel 99,99% dei casi, una richiesta di rinvio a giudizio, oppure, nel caso dei reati meno gravi, una citazione diretta in giudizio. Nel caso in cui l’indagato venga interrogato su sua richiesta o produca degli atti, tutto ciò sarà esaminato e valutato dal pm che a quel punto potrà confermare la sua idea iniziale di chiedere il rinvio a giudizio oppure convinto dai nuovi elementi prodotti dall’indagato, chiedere al gip l’archiviazione o lo stralcio.
La quarta modalità per venire a conoscenza di essere indagati si lega al recapito ufficiale del cosiddetto invito a comparire. Si tratta di un’iniziativa direttamente assunta del pubblico ministero che sviluppa una strategia per la quale non considera pregiudizievole per la sua indagine, il fatto che l’indagato venga a conoscenza di essere tale prima della conclusione formale della stessa. Nel caso specifico, sempre l’indagato dovrà recarsi dal pm o da un suo delegato di polizia giudiziaria insieme al suo avvocato difensore in quanto il suo status non è quello di testimone o eventualmente di persona informata dei fatti ascoltata a sommaria informazione, ma è quello di indagato che, come tale, deve essere assistito da un avvocato dinfensore.
Torniamo alla campanella per la quinta ed ultima modalità che consente ad un cittadino di essere stato indagato da una procura. Se quel campanello suona, magari non proprio all’alba ma di primo mattino, i carabinieri, la polizia o la guardia di finanza non consegneranno un’ordinanza ma un decreto di perquisizione. Questa potrà iniziare solo al momento in cui nell’abitazione o nell’ufficio dell’indagato sarà giunto l’avvocato difensore. Nella vicenda di cui ci stiamo occupando siamo dentro alla fattispecie della richiesta che il pm formula al gip, per ottenere una proroga delle indagini.
Le 84 persone indagate per il reato di truffa aggrava in concorso sono:
Angelo Cecere di Santa Maria Capua Vetere, Simone Pio Amoddio di San Prisco, Angela Anzalone di Portico, Luigi Anzalone di Portico, Imma Aurino di Santa Maria Capua Vetere, Luigi Barbato di Santa Maria Capua Vetere, Natalia Barra di Giugliano, Ines Maria Rosaria Calandro di Chianche, Valerio Cantiello di Macerata Campania, Michele Cantiello di Macerata Campania, Giuseppe Capriello di Giugliano, Elpidio Caprio di Macerata Campania, Clementina Cardella di Santa Maria Capua Vetere, Daniela Cavaliere di Macerata Campania, Maria Rossella Cavaliere di Portico, Pina Cecere di Santa Maria Capua Vetere, Paola Cecere di Santa Maria Capua Vetere, Adriana Cristiano di Arzano, Gianbattista D’Addio di Macerata Campania, Mario D’Addio di Macerata Campania, Mariarosa D’Amico di Macerata Campania, Laura De Bonis di Pozzuoli, Raffaele De Carlo di Villaricca, Loredana De Luca di Curti, Antonio Della Corte di Giugliano, Emanuele Di Fronzo di Sant’Antimo, Marika Di Giovanni di Macerata Campania, Antonio Di Matteo di Macerata, Raffaele Di Monaco di Macerata Campania, Massimiliano Errichiello di Capodrise, Carmela Anna Errico di Recale, Angela Femiano di Succivo, Martino Gaudiano di Macerata Campania, Leopoldo Grandioso di Capodrise, Anna Maria Guerrera di Santa Maria Capua Vetere, Valerio Carmine Ienco di Macerata, Antonia Incoronato di Macerata Campania, Matrona Iodice di Macerata, Michele Izzo di Macerata, Domenico Izzo di San Prisco, Battista Laudato di Santa Maria Capua Vetere, Teresa Liguori di Santa Maria Capua Vetere, Sandro Lippiello di Santa Maria Capua Vetere, Pasquale Maiorano di Melito, Nunziata Marotta di Santa Maria Capua Vetere, Alberto Mataluna di Marcianise, Marta Mattiello di Capodrise, Alessandro Merola di Santa Maria Capua Vetere, Antonio Mollo di Giugliano, Massimo Morra di Carinola, Nunzio Morrone di Macerata, Mario Munno di Portico, Wagner Nasti di San Nicola la Strada, Antonio Pagano di Macerata, Antonio Paolella di Santa Maria Capua Vetere, Luca Pennino di Capodrise, Antonio Perillo di Macerata, Daniele Perillo di Macerata, Salvatore Petrillo di Casal di Principe, Francesco Piccirillo di Portico, Rosita Piccirillo di Macerata, Pasquale Piccirillo di Portico, Rossella Piccirillo di Macerata, Lucia Piccirillo di Macerata, Luciana Pivetta di San Nazzaro, Ilaria Pommella di Giugliano, Olimpia Principio di Santa Maria Capua Vetere, Maria Puca di San Cipriano d’Aversa, Antonio Pio Rauccio di Macerata, Vincenzo Ruberti di Teverola, Lorenzo Russo di Giugliano, Maurizio Sacco di Caserta, Cristian Salomone di Macerata, Giovanni Salomone di Santa Maria Capua Vetere, Raffaele Sarracino di Macerata, Giuseppina Sbarra di Macerata, Antimo Scialla di Capodrise, Marco Sgariglia di Giugliano, Giacomo Tommasone di Macerata, Angela Trotta di Macerata Campania, Mario Trotta di Macerata Campania, Antonio Zaccariello di Santa Maria Capua Vetere, Angela Zeinawi di San Prisco.