CODICE ROSSO/1. L’avvocato Gentili spiega, precisa e (naturalmente) minaccia querele
9 Febbraio 2023 - 11:29
La professionista e consigliera comunale capuana sviluppa un interessante ed analitico curriculum personale. Poi ritiene di confutare il nostro articolo in cui l’abbiamo citata e, come uso e costume di questa terra minaccia, chissà perché, azioni legali nei nostri confronti a tutela della sua immagine
QUI IL NOSTRO ARTICOLO: CODICE ROSSO. Violenza sulle donne in famiglia, 95% di tra archiviazioni e assoluzioni. Perché il metodo di avvocati atipici non convince
Gentilissimo direttore,
in relazione all’oggetto le significo che io non sono solita nascondermi
dietro un dito e che della mia quotidiana attività fatta di un certosino
servizio posto a disposizione dei miei assistiti, ed in particolare
delle donne che subiscono maltrattamenti e violenze nei contesti
familiari, me ne faccio un vanto. Evidentemente il suo giornalista “GG”
che non conosco e che non si firma per esteso nulla sa dell’argomento.
Non voglio andare sui dati, al di là di quelli citati ce ne sono
tantissimi che la sua redazione farebbe bene a studiare e che se vuole
sono a sua disposizione. Non voglio andare nè sui numeri nè sul
problema delle archiviazioni delle denunce (che tra l’altro non redigo
essendo io una civilista) perché questo è un problema troppo sottile
perché possa essere compreso a fondo da chi non pratica le stanze del
diritto, e della ricerca in materia. Visto che vengo citata,
probabilmente
abnegazione di violenza sul territorio nazionale, preferisco parlarle di
me stante che, evidentemente, ha poche notizie: le parlerò del mio
lavoro, di quello che faccio e di chi davvero sono. In primis, come già
lei dice, io sono un’avvocata cassazionista che da circa 30 anni pratica
col diritto, lo studia, lo accarezza, lo incontra nella propria
quotidianità e che ne ha fatto motivo di vita. Il diritto è la mia
ragione di vita perché solo nel diritto e nel rispetto di esso hanno
sede la reale giustizia, la reale parità, e la reale pari opportunità
per ogni cittadino che voglia definirsi tale. Io difendo persone, non
sfrutto il patrocinio a spese dello stato. Il patrocinio è infatti esso
stesso un diritto dei cittadini, di tutti i cittadini uomini eo donne
che siano, e come avvocata sono chiamata ad applicarlo sic et
simpliciter tutte le volte che mi viene richiesto e che se ne hanno i
requisiti. Ho aiutato decine di donne ad uscire dalla violenza (molte
volte in forma completamente gratuita) e decine di bambini a lasciarsi
alle spalle genitori violenti, sono stata consulente della Commissione
femminicidio del Senato nella scorsa legislatura, sono Presidente
regionale di un’associazione di diritto di famiglia rispetto a cui
svolgo anche le funzioni di consigliere nazionale e membro della giunta
esecutiva.
Quanto detto non perché sono una sfacciata arrivista che ha scelto la
violenza di genere come “trampolino di lancio” ma perché, forse, ho
dimostrato nel tempo ho una certa competenza che condivido con
moltissime colleghe tra cui l’Avvocata Manente che mi onoro di
affiancare in alcune controversie.
Se mi chiede se credo alle donne e a quello che mi raccontano le
rispondo di sì, e le dirò che credo anche nei racconti dei miei
assistiti uomini perché la difesa si basa sulla fiducia e se crolla
questa, nessuna difesa è mai possibile.
Se vuol sapere se faccio separazioni consensuali le dirò che ne faccio
tantissime e faccio tantissime separazioni che con la violenza non hanno
nulla a che fare, mi occupo anche di bambini e di anziani: i miei
fascicoli sono pieni di storie terribili ma anche di storie di speranza
Ho scelto il diritto di famiglia perché ho sempre pensato che le
famiglie, i consorzi affettivi, comunque fondate, sono il mattone su cui
la società si edifica. Ma niente più della violenza è contrario alla
famiglia stessa perché la nega, la polverizza, rende potere quello che
dovrebbe essere amore e di questo potere si fa portatatrice, assertrice,
e complice
Come complice è ogni persona che conoscendo la verità la nega e si fa
paladina della menzogna nascondendo la violenza o facendo finta di non
vederla.
Gentile direttore non è nelle avvocate come me che ha sede il presunto
fallimento del codice rosso: è in uno stato che pretende di fare le
riforme “coi fichi secchi, che pone le clausole di invarianza
finanziaria al temine delle leggi, che non investe in prevenzione o in
enpowerment, e che si fa anche condannare dalla CEDU perché continua a
negare la violenza ed i danni che essa fa nelle generazioni
costringendole ad una drammatica ripetitività delle storie.
Quello che posso assicurarle è che le storie non sono cliché e che oltre
che al codice rosso andrebbe fatto riferimento alle convenzioni
internazionali, ratificate in Italia e dunque leggi dello Stato, che
purtroppo continuano in molti uffici giudiziari ad essere disattese.
Non è un caso che la riforma del codice di procedura civile dedichi un
capitolo specifico alle separazioni nei contesti violenti, perché anche
il nostro legislatore ha compreso che se le donne continuano a morire è
perché non si crede loro e perché si fa finta di nulla soprattutto nei
giudizi civili.
Per quanto riguarda la mia appartenenza e il mio impegno politico (che
comunque lascerei allo specifico della mia attività di Consigliere
Comunale) credo che la politica debba tendere al bene comune ed al
cambiamento della realtà e se io, anche solo per un momento, posso col
mio lavoro migliorare le cose ne sarò orgogliosa.
Per quanto riguarda eventuali imprecisioni inserite nell’articolo, le
significo che mio marito avv. Bruno Pozzuoli, che nulla ha a che fare
con tutto questo e che onestamente non capisco perché sia citato, è
conosciuto per ben altro che per l’infortunistica stradale, che tra
l’altro non pratica da tempo.
Per tutto il resto sono a disposizione qualora volesse sentire,
sull’argomento, la mia opinione.
Nel riservarmi eventuali azioni a difesa del mio onore e del mio decoro
professionale, ho la speranza che pubblicherà questa replica
integralmente, se non altro per dovere di cronaca.
La saluto cordialmente
Avv. Concetta Gentili