PD, farsa in cinque atti (per ora). Prima le iscrizioni tossiche erano mille, poi 450, ora più di duemila. Picierno, Graziano e le tessere di Magliocca
9 Febbraio 2023 - 17:28
Stasera ennesima riunione. Ma la sensazione è che fino a quando “fratellone” e la pia sidicina non avranno i numeri buoni per loro, il congresso provinciale non si farà mai.
CASERTA (g.g.) È un fatto che ci sia ancora qualcuno che si chiede per quale motivo la gente non voti il Pd. Basta dare un’occhiata a quello che sta succedendo a Caserta in questi giorni e anche “gli ultimi giapponesi” capiranno.
Primo atto della farsa: la Commissione nazionale per il tesseramento manda al partito provinciale l’elenco delle sottoscrizioni locali e indica nel numero di 1075 le tessere da depennare in quanto la loro sottoscrizione sarebbe stata realizzata in violazione al regolamento interno.
Atto secondo: il presidente della Commissione provinciale, l’aversano Francesco Gatto opera, a quanto pare in contatto e in concordia con la Commissione nazionale, le 1075 condanne alla cancellazione, si alleviano e divengono 450 (CLIKKA QUI PER CAPIRE PERCHÉ).
Terzo atto della farsa: Francesco Gatto, il quale, evidentemente, non si era posto il problema, viene richiamato all’ordine da Stefano Graziano, suo riferimento da anni, e da Pina Picierno, sua datrice di lavoro, visto che Francesco Gatto non è entrato certo per concorso nello staff della parlamentare europea di Teano. Con quell’elenco, appena licenziato dalla rivisitazione congiunta della Commissione nazionale e di quella casertana, il congresso provinciale è già perso e se al vertice arriva un esponente a lui vicino, tutte le “zizzinelle”, tutte le strutture di potere (Pignettj all’Asi, Di Biasio al Consorzio idrico, eccetera) potrebbero cadere con la conseguente interruzione di due autentiche catene di montaggio di una linea di produzione clientelare, di sostanza, senza precedenti per la sua sfrontata spregiudicatezza , nella storia di questa provincia.
E allora, si buchi il pallone in modo da fermare la partita quando questa e già in corso. A Gatto viene, conseguentemente, ordinato di rimandare le carte a Roma, anche grazie allo sconcertante voto favorevole del rappresentante della ex deputata Camilla Sgambato, che solo pochi mesi fa redigeva, al contrario, un documento al calor bianco, finanche troppo focoso, attaccando Enrico Letta, Francesco Boccia e compagnia per la modalità manu militari con cui avevano imposto la candidatura di Stefanio Graziano alle elezioni politiche.
Quarto atto della farsa: la stessa Commissione nazionale, che aveva tagliato 1075 tessere e aveva accettato la mezza amnistia, chiesta da Gatto, riducendo il taglio a 450, fa finta che non sia successo nulla e accoglie la giravolta spaziale del povero Gatto, eterodiretto da Graziano e dalla Picierno. Conseguentemente, le 1075 tessere tagliate all’inizio e divenute poi 450, si issano vertiginosamente a una cifra superiore a 2mila. A quanto se ne sa, sarebbero diventati all’improvviso molto più restrittivi i criteri semovibili del PD. Non si parla più tanto del limite di tre tessere, sottoscrivibili da una singola carta di crefito, bensì di non meglio precisate regole riguardanti gli account e della non commestibilità delle tessere sottoscritte con Posta Pay. Vincoli che, evidentemente e chissà perché, la commissione nazionale, anch’essa semovente, semovibile e versatile, non li aveva utilizzati quando ha esaminato per la prima volta il tesseramento di Caserta.
Il quinto atto della farsa sarà scritto stasera, quando la Commissione provinciale tornerà a riunirsi sotto la presidenza di Gatto la cui tessera personale era stata tagliata al”inizio, poi perdonata con la summenzionata l’amnistia e ora chissà. Il problema è che questo è un partito ipocrita che, a chiacchiere, sfoggia una sedicente identità democratjca, che lo renderebbe diverso dai partiti italianj di oggi, fondati su leader e cooptazioni. In realtà il Pd è peggiore di questi partiti; intanto perché le cooptazioni le fa eccome anch’esso, come ha dimostrato lapalissianamente in occasione delle ultime elezioni proprio con l’imposizione di Graziano. In realtà, il Pd continua, purtroppo, a prendere in giro chi lo vota, trattandosi, al contrario, di un partito in cui il processo democratico rappresenta solo un simulacro, una foglia di fico, che nasconde dinamiche finalizzate solo a lotte di potere e per il potere dei vari capibastone. E allora, meglio chi lo dice francamente che da noi ci sono solo la Meloni, Berlusconi, Renzi oppure Calenda.
Capibastone, ma non solo. Ci sono le “verginelle” dell’io non c’ero, io non c’entro nulla, del perché cosa è successo? Dell’io non ne so niente, mentre ne sa, eccome se ne sa, tutore o tutrice del sistema Asi, Consorzo Idrico, Consorzio di Bonifica, vere cinghie di trasmissione del consenso e degli interessi di molto ben definiti esponenti del partito casertano. La sensazione è che fino a quando la Picierno e Graziano non avranno il tesseramento che piace a loro, quello che gli garantisce la vittoria, magari con l’ingenuo e, a questo punto, incorreggibile ausilio di Camilla Sgambato, il congresso provinciale non si farà.
POST SCRIPTUM E APPENDICE DELLA FARSA: a proposito, una strettissima congiunta dell’attuale vicesindaco di Pignataro Maggiore, assunto al Comune di Arienzo dal sindaco Peppe Guida, coordinatore provinciale di Forza Italia, e ombra fedelissima di Giorgio Magliocca, ha sottoscritto la tessera del PD in un pacchetto di altre dieci relative a persone dell’entourage di Giorgio Magliocca, di cui il Pd ufficiale è opposizione in Consiglio provinciale ma che a suo tempo è stato votato, in contrasto con la lista del partito, da tutti i grandi elettori di Graziano e della Picierno. Chissà se la tessera della congiunta del vicesindaco di Pignataro è stata depennata. Scriverebbe l’ottimo Nicola Turco: ah, saperlo!