CONSORZIO DI BONIFICA. Come volevasi dimostrare: il Tar ha annullato i superpoteri attribuiti contro legge da De Luca al commissario Todisco. L’obiettivo 200 MILIONI DI EURO PER I REGI LAGNI

10 Febbraio 2023 - 19:11

I giudici amministrativi si sono – ovviamente – pronunciati in tal senso, accogliendo in pieno le tesi dell’avvocato Antonio Sasso, scrivendo ciò noi diciamo da anni. Ovvero, che i poteri del commissario, previsti dall’articolo 32 comma 3 della legge regionale 4/2003, possono essere modificati solo da un’altra legge e non, com’è accaduto, da una delibera di giunta e da un decreto del ras salernitano

CASERTA (g.g.) – Caserta e la Campania sono posti particolarissimi e originalissimi. Il grado di resistenza all’applicazione della legge si sviluppa con cifre da vero e proprio record mondiale.

Esiste una norma? E chi se ne fotte. Io sono un sindaco, un presidente della regione e dunque sono al di sopra della legge. In poche parole, la Costituzione ci sta, Roberto Benigni ha detto che è bellissima, ma, aggiungiamo noi, solo per fare retorica e bei discorsi.

Da anni scriviamo che il regime commissariale che governa le sorti del Consorzio di Bonifica del basso Volturno, con sede a Caserta capoluogo, qualche tempo fa fusosi con il Consorzio di Bonifica Aurunco, è tecnicamente illegale. Lo è in punto in diritto dal 361esimo giorno dell’entrata in carica di Carlo Maisto da Frignano, che è sempre colui che si autodefinì la mano lunga di Vincenzo De Luca

in una memorabile intervista.

L’argomentazione da noi utilizzata è stata sempre la stessa, una cosa ovvia, banale, cardinale, legata al testo dell’articolo 32 comma 3 della legge regionale 4 del 2003 che, essendo una legge, quindi, lex, con tutti i millenni di storia che pesano e che contano sul significato di questa parola, non può essere un fondamento, un principio costitutivo di un ordinamento meno importante del signor Vincenzo De Luca.

Ci rendiamo conto che il governatore incontra qualche difficoltà a digerire l’amaro calice di un fondamento dello Stato di diritto, cioè che anche lui, finanche lui, che si crede onnipotente, deve, o quantomeno dovrebbe, sottostare al primato della legge, rispetto alla quale non esiste una funzione più importante, in quanto tutte le funzioni stesse, a partire da quella del presidente della Repubblica, derivano dalla legge, esistono perché esiste la legge, sono conseguenza di questa.

Ma vedete un po’ se da anni dobbiamo scrivere queste banalità. E guardate un po’ se è possibile che otto contribuenti, appartenenti all’assemblea sospesa da anni del Consorzio di Bonificia del basso Volturno si siano dovuti autotassare per pagare a un legale, l’avvocato Antonio Sasso, le spese non certe esigue, in modo da portare questa follia tutta deluchiana al cospetto del giudice naturale, in questo caso il tribunale amministrativo regionale della Campania, davanti al quale hanno impugnato, chiedendone l’annullamento, una delibera di giunta regionale, la numero 585 del 14 dicembre 2021, che noi definimmo, a quel tempo, un colpo di mano, un fatto eversivo, tecnicamente eversivo.

Questa delibera attribuiva al commissario del Consorzio di Bonifica riunificato – Aurunco e basso Volturno, nel caso specifico l’irpino Francesco Todisco – dei poteri straordinari, per trovare una risposta alle problematiche causate dalla fusione dei due consorzi, tra cui l’approvazione di un piano di classifica, strumento in positivo del Consorzio, ovvero quello attraverso cui vengono stabilite la platea dei contribuenti e gli importi a carico delle centinaia di migliaia di associati.

In poche parole, De Luca in pratica ha detto che, essendo lui De Luca, se ne fotte del testo della legge regionale del 2003 che, al contrario, stabilisce quale termine in-de-ro-ga-bi-le quello dei 360 giorni per il commissariamento dei consorzi di bonifica. E nonostante fossero passati, non 359 giorni e nemmeno 360, ma 1825 giorni dall’attivazione della funzione commissariale, lui, sempre lui, siccome è De Luca, abolisce la legge con una delibera di giunta e non modificandola attraverso un processo legislativo, così come questo è previsto dagli statuti della regione.

Scrive il Tar nella sentenza di martedì scorso, 7 febbraio: “[…] In definitiva, il ricorso e i motivi aggiunti devono essere accolti e la delibera impugnata deve essere annullata, unitamente al decreto del presidente della Regione Campania n. 35/2022 per quanto di ragione, nella parte in cui attribuisce al Commissario straordinario compiti diversi ed ulteriori rispetto a quelli individuati dall’art. 32, co. 3, della l.r. n. 4/2003 e all’aggiornamento della base catastale del territorio consortile; nonché nella parte in cui attribuisce al Presidente della Regione, in assenza della previa deliberazione della Giunta regionale, il potere di nominare ulteriori commissari una volta decorsi i termini di permanenza in carica dei precedenti Commissari straordinari.

Ora, se quella delibera è stata annullata, tutti gli atti che il commissario Todisco ha prodotto dal dicembre 2021 e che travalicano l’ordinaria amministrazione (cioè quasi il 100% delle sue azioni) dovrebbero essere, conseguentemente, annullate.

Se non accadrà, dovrà esserci qualcuno che farà una sottoscrizione, dato che i poveri otto consorziati dovranno presentare una quindicina di ricorsi per ognuna delle delibere del commissario.

In verità già prima della delibera e del decreto di De Luca, i due commissari, prima Maisto e poi Todisco, si erano attribuiti da soli poteri straordinari che l’articolo 32 della legge regionale non gli consenta di esercitare.

Lo scriviamo da anni e, invece, in forza di quei poteri, al Consorzio di Bonifica è successo veramente di tutto: nomine, consulenze interne, addirittura assunzioni, amici e amici degli amici.

Il fai-da-te diventava, però, pericoloso dinanzi a operazioni e ambizioni molto più rilevanti. Al riguardo, noi abbiamo sempre avuto la sensazione (anzi, più di una sensazione) che la delibera di giunta regionale e il decreto di De Luca, entrambi annullati dal Tar, fossero finalizzati a coprire il percorso verso i 200 milioni di euro (avete letto bene, 200 MILIONI DI EURO, quasi 400 miliardi delle vecchie lire) riguardanti il “Progetto Regi Lagni”.

Per spendere 200 milioni di euro occorrono pieni poteri.

E i pieni poteri, rispetto a una legge che non li prevede in nessun modo, te li può dare solo uno con la cultura della vita e con una stravagante considerazione del proprio ego come Vincenzo De Luca.

Difficile, dunque, che si avvererà il sogno dei 200 milioni di euro, per i quali luccicavano gli occhi del Mister Consorzio per antonomasia, al secolo Camillo Mastracchio, nostro “cliente” da anni e anni, quello che scriveva gli incarichi per Claudio Schiavone e compagnia brutta, anzi, bruttissima.

Ora, siccome stiamo parlando di De Luca, tutto è possibile. Siccome la magistratura non l’ha mai sfiorato, siccome, diciamocela tutta, ha goduto, non tanto lui personalmente, ma tutto il sistema, di un’impunità di fatto, non è detto che se ne strafreghi della sentenza del Tar e vada avanti, ovviamente mettendo in cantiere un immediato ricorso al Consiglio di Stato, finalizzato a chiedere una sospensiva.