DRAMMA LAVORO. I dipendenti della coop. dell’indagato per camorra Maurizio Zippo senza stipendio da due mesi. E se la Prefettura…

29 Marzo 2023 - 13:13

Esiste il rischio concreto che, dopo i 50 dipendenti della Rsa di Caserta, un altro centinaia di operatori della sanità precari finiscano in mezzo alla strada. L’immobilismo dell’Asl di Caserta, guidata dal dg Blasotti, rischia di portare a danni enormi per il tessuto sociale e sanitario di questa provincia

CASERTA – La situazione degli appalti sulla residenza assistita di via De Falco a Caserta e quello relativo ai servizi socio sanitari negli ospedali Asl Caserta è quasi totalmente sovrapponibile.

In entrambe le commesse ormai da anni dominava la scena Pasquale Capriglione, ex agente penitenziario, divenuto imprenditore del Terzo Settore e dal dicembre 2021 formalmente indagato nell’inchiesta della Dda di Napoli relativa agli interessi del Clan dei Casalesi nel settore dei servizi sociali erogati tramite fondi pubblici.

Piccolo riassunto. Il 27 maggio la Prefettura di Caserta poggia sul capo della cooperativa Nestore l’interdittiva antimafia, a seguito della citata inchiesta che aveva fatto emergere i coltivati interessi nella gestione dei servizi sociali e socio assistenziali della camorra. Una condizione che provoca l’immediata risoluzione dei contratti (servizi sociosanitari negli ospedali e Rsa di Caserta) tra l’ASL di Caserta e la società di Capriglione. La decisione viene anche confermata la Consiglio di Stato e quindi l’interdittiva diventa tombale.

UN GIRO DI CONSORZI E COOP CHE NON SERVE A NULLA: SEMPRE A CASALE E DINTORNI FINISCE

Alla Rsa di Caserta, l’ASL guidata dal direttore generale Amedeo Blasotti manda, in qualità di società classificata in seguito alla Nestore nella gara d’appalto per la residenza del capoluogo, un’altra impresa notissima e coinvolta nella stessa inchiesta, il consorzio Filipendo di Gennaro Bortone, che condivide con Capriglione lo status di indagato.

L’azienda contattata per l’affidamento dei servizi socio sanitari per i presidi ospedalieri dell’Asl di Caserta, invece, è la Serena società cooperativa, con sede in Figline Valdarno.

Fuori da questi luoghi ameni, una società del nord pulita e trasparente, allora. Non proprio (LEGGI QUI L’APPROFONDIMENTO).

Serena ha un’altra sede in viale Consiglio d’Europa, a Santa Maria Capua Vetere, ovvero la zona nei pressi del bar Cappiello e della gelateria Paletta d’Oro, un’area che ha visto la costituzione di altre sedi, di altre società coinvolte in altre vicende poco chiare.

Il problema principale di questo affidamento è che la cooperativa Serena è citata nell’informativa della Squadra Mobile di Caserta, in quanto appartenente alla galassia delle cooperative controllata da Maurizio Zippo da San Cipriano d’Aversa, ovvero il gestore della RSA di Caserta di via De Falco, fino a quando non fu poi sostituito da Capriglione dopo un’interdittiva antimafia ai suoi danni.

Praticamente, negli ultimi anni imprenditori pesantemente indagati e accusati di essere legati al clan dei Casalesi, ovvero Maurizio Zippo, Pasquale Capriglione e Gennaro Bortone, hanno avuto in mano in passato e in parte gestiscono anche ora il centro di supporto ai malati di via De Falco e tutti i servizi socio assistenziali delle strutture dell’Asl di Caserta.

Due appalti dal valore di milioni e milioni di euro che, secondo la tesi della Dda di Napoli, vanno a finire nelle casse di società pesantemente colluse con la camorra.

LA SOFFERENZA DEI POVERI CRISTI E LE PROROGHE FOLLI

Come sempre, ci rimetteranno sempre i più deboli, stretti in una morsa tra un’impresa che per anni è rimasta a galla, nonostante fosse chiacchieratissima e avesse già in passato vissuto momenti di grande tensione dentro alle procedure finalizzate ad interdittiva antimafia, e l’indifferenza di alti burocrati.

Alla Rsa di Caserta si è arrivati addirittura al licenziamento degli operatori, a seguito dell’inevitabile interdittiva antimafia beccata anche da Filipendo di Gennaro Bortone.

Il direttore generale Amedeo Blasotti ha firmato nelle scorse settimane la delibera con cui revoca il servizio esterno dei lavoratori della struttura di via De Falco, provocando l’immediata perdita del proprio posto di lavoro per i 50 operatori che ogni giorno lavoravano, spesso senza essere pagati, con pazienti in estrema difficoltà.

I 50 dipendenti, a causa dei controlli blandi, se non inesistenti, dell’Asl di Caserta, e a causa dei presunti rapporti poco oscuri con il clan dei Casalesi di chi ha gestito la struttura, Capriglione prima e Bortone poi, ora si trovano in mezzo ad una strada, costretti a portare avanti sit-in di protesta, manifestazioni a ciclo continuo, pur di difendere il loro diritto al lavoro e al pagamento dei tanti stipendi arretrati.

L’internalizzazione della Rsa che sembra rispondere ad un solo ragionamento: l’Asl di Caserta, dopo aver fatto il guaio, dopo aver affidato servizi milionari ad imprenditori che erano chiacchierati e non poco (Bortone addirittura già sotto indagine dalla Dda), vista la situazione, chiude la storia, se ne lava le mani e abbandona i 50 lavoratori che per anni hanno portato avanti la struttura.

E c’è il rischio che questa fine possa ripetersi anche per i servizi socio assistenziali e per tutti i dipendenti che ora, dopo l’interdittiva Nestore, lavorano sotto il controllo della cooperativa Serena, secondo la Dda gestita da un altro soggetto cardine del presunto sistema criminale dei servizi sociali, il sanciprianese Maurizio Zippo.

Il contratto Asl-Serena è partito il primo ottobre scorso e sarebbe dovuto durare 3 mesi, siamo già al sesto mese, invece, e da due i dipendenti non beccano un quattrino, lavorando senza ricevere lo stipendio.

In questo modo, la coop Serena negli ultimi due mesi ha introitato centinaia di migliaia di euro, abbattendo completamente i costi: perché se non paghi la forza lavoro, inevitabilmente, quel denaro messo teoricamente a bilancio per le buste paga finisce direttamente nella tue casse. Un guadagno enorme che parte dalle casse dell’Asl Caserta e e va a rimpolpare un’altra coop in odore di camorra.

Ora, è vero che la prefettura di Caserta non verrà ricordata come la trasposizione in fatti del concetto di “fulmineo”, ma possiamo immaginare che possa esistere il rischio che anche la coop. Serena venga colpita da interdittiva antimafia, provvedimento amministrativo che, come abbiamo visto, recide i rapporti tra le imprese e la pubblica amministrazione.

E se dovesse succedere ciò che è già avvenuto dopo l’esclusione dalla white list del consorzio di Gennaro Bortone, cosa ci dice che l’Asl guidata da Amedeo Blasotti non decida di internalizzare anche i servizi sanitari e socio assistenziali, mandando quindi sul lastrico un centinaio di operatori della sanità, precari e con gli stipendi ricevuti a singhiozzo?

Rischiamo un dramma sociale, familiare e una carenza dell’assistenza sanitaria di dimensioni mai viste prima in questa provincia.