La Domenica di Don Galeone: “Dio parla continuamente. L’uomo lo sa ascoltare?”

16 Luglio 2023 - 15:00

Domenica 16 luglio 2023 ✶ XV Domenica t.o.

Dio semina, parla, chiama continuamente …

Con questa parabola del seminatore, si apre in Matteo la sequenza delle parabole agricole. La parabola del seminatore, come tante altre parabole di Matteo, viene colta nell’ambiente agricolo palestinese, e indica che il Regno di Dio è già all’opera, ma non è ancora glorioso: è un seme gettato nel cuore dell’uomo, che lo deve fecondare con la sua collaborazione. Nella parabola va segnalato che il seminatore non sceglie il terreno: il seme viene gettato dappertutto. Dio semina nel cuore di tutti gli uomini, perché tutti sono chiamati alla salvezza. Un’altra osservazione è importante: il seminatore non forza la crescita del seme; attende con pazienza, e accetta anche che nasca male, o che non nasca affatto; accetta anche che quello caduto in buon terreno frutti in maniera diversa: moltissimo, molto, poco.

Questa parabola del seminatore trasmette un po’ di paura. Inizia in maniera tranquilla, come nelle Bucoliche o nelle Georgiche di Virgilio: una pioggia di semi, e poi giù un volo di uccelli a beccarli; alcuni semi sono bruciati dal sole o soffocati dalle spine, ma tanti altri vengono su come un mare di spighe dorate. A volte si ha l’impressione che tra il seme e il terreno ci sia incompatibilità, cioè che esista un divario tra la vita di tutti i giorni, e la parola che viene annunciata. Sembra una lingua straniera la parola del Signore. Nei decenni passati, forse, l’accento era messo sulla proclamazione della parola; la parola era oggetto di predicazione, un “depositum fidei” da custodire, fedelmente. Oggi abbiamo compreso che non solo il seme dev’essere buono (la parola di Dio), ma anche il terreno accogliente (colui che ascolta), il seminatore esperto (colui che predica), l’ambiente favorevole (senza le distrazioni). Poi Gesù stesso spiega la parabola, e qui cominciano le paure, perché sono “vita” quei terreni che danno o non danno frutto, come dire: il paradiso o l’inferno, la libertà dell’uomo e la predestinazione di Dio! Oggi quelle paure fanno meno male, perché il seminatore è Gesù. Anche se ci muoviamo sopra un vulcano in eruzione, sappiamo che Dio ci è padre. Non può avere fondato la Chiesa, non può averci regalato il Figlio, perché alla fine il vincitore sia il Maligno! È un peccato sperare che Dio abbia nascosto una bella sorpresa per questi uomini che tanto ama? No! A patto che la speranza non diventi presunzione!

Gesù non parla più? Così pare! Alcune persone dicono: “Se fossimo vissuti al suo tempo! Se avessimo potuto toccarlo!”. È falsa ogni nostalgia! Forse Gesù non lo avremmo riconosciuto, ci sarebbe apparso come un uomo fanatico, un insopportabile esibizionista, un motivo di scandalo. “Beato chi non si sarà scandalizzato di me!”. Gesù è sempre lo stesso, come anche gli uomini, e il Vangelo ci racconta come Dio “tratta” gli uomini e come gli uomini “maltrattano” Dio. Non erano peggiori di noi quelli che hanno torturato Gesù. Erano pieni di buone intenzioni, agivano secondo coscienza, ma uccidevano i profeti: “Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno!”. È possibile anche a noi, dopo venti secoli, lo stesso rimprovero! “È venuto tra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto”. Per millenni il popolo ebraico era stato preparato per la venuta del messia; quando è venuto Gesù, non lo hanno riconosciuto. È il rischio di tutti i credenti. Ma Dio non smette di rivelarsi, perché non smette di essere amore. La caratteristica dell’amore è di manifestarsi, rivelarsi all’amato; quando due persone si amano, si svelano e si rivelano. Quanti cristiani pensano che una volta ci sia stata una rivelazione, e che la Chiesa oggi ne conserva il deposito! Invece “viva è la parola di Dio”. Dio parla continuamente! L’uomo, lo sa ascoltare? Buona vita!