JAMBO. Veleni, dispetti, colpi bassi, assunzioni di “fiduciarie”. Ci piacerebbe sapere quanti soldi abbia guadagnato l’amministratore giudiziario Scarpa e tutto il suo cerchio magico
18 Settembre 2023 - 19:29
Oggi completiamo la primissima parte del ricorso presentato, in ben 51 pagine, dal direttore Luigi Credentino, nominato a suo tempo dal Tribunale di Napoli, contro il proprio licenziamento. Secondo le sue accuse, Scarpa avrebbe usato la sua influenza per estorcere, di fatto, dichiarazioni ai dipendenti della società di vigilanza J-One, tentando, nel contempo, di coinvolgere la Guardia di Finanza che, però, si è mossa facendo naturalmente il suo dovere. Sullo sfondo la figura proveniente dall’Agenzia per i beni sequestrati e confiscati, ed oggi dominus del centro commerciale, Michele Apice. Il tutto in un coacervo di azioni a dir poco riprovevoli e che soprattutto sono costate un botto, facendo diventare le casse dell’impresa sequestrata e oggi parzialmente confiscata, Cis Meridionale, una gallina dalle uova d’oro per rappresentanti dello Stato, autori di comportamenti a dir poco, ma proprio a dir poco, discutibili.
TRENTOLA DUCENTA (gianluigi guarino) Eravamo rimasti all’illustrazione dei primi 26 punti su cui si basa il ricorso, presentato al Giudice del lavoro del Tribunale di Aversa-Napoli Nord e avverso al suo licenziamento per giusta causa, da Luigi Credentino, ex direttore del Centro commerciale Jambo, carica sostanzialmente propiziata dal Tribunale di Napoli nelle funzioni di coordinamento di molte attività della Cis Meridionale, la società sequestrata ai tempi del maxi blitz con decine e decine di arresti, avvenuto nel dicembre del 2015.
E’ rarissimo che il nostro giornale abbia il tempo di occuparsi di fatti riguardanti il diritto del lavoro. Ma, in questo caso, ci si perdoni l’espressione, Credentino solleva almeno 10 tonnellate di merda, relativamente alla gestione del centro commerciale Jambo, da parte dell’amministratore giudiziario Salvatore Scarpa, che già da qualche mese, grazie ad una provvidenziale scadenza del suo contratto, ha lasciato questa sua funzione. Per cui, almeno da un punto di vista cronistico, il ricorso di impugnazione del licenziamento, diventa solo uno strumento di lavoro, che ci consente di scrivere, così come abbiamo scritto in un articolo pubblicato circa una settimana fa (clikka e leggi), che probabilmente, quando al Jambo comandava il superboss Zagaria si facevano meno reati di quanti non se ne siano fatti negli ultimi anni, in una situazione obiettivamente sfuggita al controllo e anche alla percezione, da parte degli organi dello Stato, autorità giudiziaria ma anche e soprattutto a quell’organo del governo, tutt’altro che adamantino, trasparente, definito Agenzia dei Beni sequestrati e confiscati alla camorra.
La prima parte di questo ricorso si conclude con l’illustrazione, stavolta molto più rapida e sintetica, degli altri 19 punti contestati da Credentino, per un numero complessivo di 45.
In sostanza, il Credentino racconta che Salvatore Scarpa avrebbe di fatto costretto, utilizzando la sua influenza, anche rispetto al mantenimento dei loro posti di lavoro, diversi dipendenti della J-One, società di vigilanza, titolare di un affidamento molto lucroso da parte della Cis Meridionale, a rilasciare formali dichiarazioni contro il Credentino, la cui somma avrebbe dovuto rappresentare, come poi ha rappresentato, lo strumento per la costruzione di quella giusta causa su cui fondare il licenziamento.
Le ostilità, la dichiarazione di una guerra già guerreggiata, si sarebbero aperte, sempre secondo il racconto del Credentino, nell’ottobre del 2022, quando Scarpa gli avrebbe imposto di mettersi in ferie per 52 giorni e, quindi, di assentarsi in un periodo molto importante, delicato, che inglobava anche tutto il periodo natalizio che, per un centro commerciale come il Jambo, rappresenta una occasione imperdibile per costituire una struttura di fatturato in grado di dare corpo ad un bilancio importante.
Credentino, il 3 novembre del 2022 ha impugnato il provvedimento di messa in ferie forzate, determinando una controreazione di Scarpa che, a quel punto, avrebbe formalizzato l’apertura di un procedimento disciplinare, inaugurato con un atto di sospensione. Nei mesi successivi avrebbe costruito, sempre secondo quello che scrive Credentino nel suo esposto, una serie di elementi di prova farlocchi, utilizzando costantemente J-One, che pendeva dalle labbra dell’amministratore giudiziario al punto -racconta il ricorrente – da aver ottenuto il licenziamento di due dipendenti (Ivan Miele e Daniele Durso), con successiva assunzione di Felicita Del Prete, coniuge di un tal signor Francesco Ordia, di cui magari Credentino avrà scritto qualcosa dentro a questo ricorso di ben 51 pagine.
Da segnalare anche il ruolo della Guardia di Finanza che Credentino definisce “in buoni rapporti con Scarpa”. I finanzieri avrebbero dovuto rappresentare l’elemento decisivo dell’attività dello Scarpa contro il suo rivale ma, in realtà, come racconta quest’ultimo, il lavoro delle fiamme gialle avrebbe fatto emergere da un lato “una realtà insignificante, dall’altro rafforzativa” per la posizione del Credentino. Concetto piuttosto criptico, che forse potremmo riassumere in tal modo: le cose contestate dalla Finanza a Credentino hanno riguardato fatti leggeri e contestabilissimi; tutto il resto che è emerso avrebbe rafforzato la posizione del direttore.
Nel dettaglio i finanzieri avrebbero contestato la presenza di una lavoratrice in nero e presunte incongruità nella dichiarazione dei redditi. Fatti confutati dato che, secondo il ricorrente, la persona individuata come lavoratrice in nero era una tirocinante, in forza di una convenzione esistente con l’Università Vanvitelli. Per quanto riguarda invece le incongruenze sulla dichiarazione dei redditi della Cis Meridionale, Credentino afferma in uno degli ultimi 19 punti di contestazione iniziali del suo ricorso, che queste non erano ascrivibili a lui “perché egli aveva, in tutte e due le ipotesi, unicamente svolto l’attività di coordinamento e verifica per conto della Cis, come stabilito dal Tribunale”.
Tutta questa operazione di presunta demolizione della figura di Credentino, sarebbe poi stata finalizzata a promuovere Michele Apice, che chiudeva un cerchio relazionale con Scarpa, iniziato al tempo in cui Apice operava all’interno dell’Agenzia per i beni sequestrati e confiscati. E, mentre la guerra a Credetino era affiancata dal licenziamento dei suoi tre collaboratori (Vincenzo Petrazzuolo, Jennifer Vitagliano e Myriam Vitagliano), dall’altra parte, l’avvento di Apice recava in sé anche l’assunzione di Emiliana Di Domenico.
In conclusione, una situazione a dir poco incresciosa in cui, tra le altre cose, il ruolo dell’autorità giudiziaria si è ridotto – qui non usiamo il condizionale perché effettivamente è così – nel momento in cui lo status della misura patrimoniale è passato da quello di bene sequestrato a quello di bene confiscato , seppur non definitivamente, di una quota della Cis Meridionale, con il conseguente subentro, in molte delle competenze, in molte delle potestà, dell’appena citata Agenzia per i beni sequestrati e confiscati alla camorra, rispetto al ruolo svolto fino ad ora dal tribunale di Napoli.