S.MARIA C.V. Operaio muore folgorato, gli atti tornano al Pm: “Il capo di imputazione per Aniello D’Angelo è troppo generico”

15 Aprile 2025 - 11:00

Così ha deciso il Gip del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere Maria Pasqualina Gaudiano

SANTA MARIA CAPUA VETERE/CASTEL DI SASSO – Atti al Pubblico Ministero. Questa la decisione del Giudice per le Indagini Preliminari, dott.ssa Maria Pasqualina Gaudiano. Genericità del capo d’imputazione e difetto di notifica della richiesta di rinvio a giudizio e dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari a firma del Pubblico Ministero sammaritano.
Accolte le richieste degli avvocati Raffaele e Gaetano Crisileo, che difendono l’imprenditore agricolo Aniello D’Angelo, 62 anni, di Santa Maria Capua Vetere.
D’Angelo, nella sua qualità di datore di lavoro, per presunta colpa consistita nell’inosservanza delle norme per la prevenzione degli infortuni sui luoghi di lavoro, avrebbe causato la morte di un suo operaio agricolo, Salvatore Ferraro. Dunque, omicidio colposo per infortunio sul lavoro. Ferraro, a quanto contestato dalla Procura, pare fosse stato assunto regolarmente e perse la vita durante la raccolta di ciliegie in un frutteto di proprietà di Aniello D’Angelo, nelle campagne di Castel di Sasso, intento a salire su una scala urtando contro i cavi elettrici. Perciò rimase folgorato e perse la vita facendo uso della scala da conduttore elettrico.
Chiamati

i soccorsi, questi non poterono fare altro che constatare la morte dell’operaio.
La Procura della Repubblica ha contestato a D’Angelo anche la violazione delle norme di sicurezza sul lavoro, perché non avrebbe tenuto conto delle capacità lavorative e delle condizioni di salute e sicurezza del dipendente, non essendo stato informato sui rischi lavorativi e del luogo in cui operava, ovvero su come andava utilizzata in sicurezza la scala in alluminio e sui rischi di natura elettrica in cui poteva incorrere, né gli erano stati forniti idonei dispositivi di prevenzione.