ESCLUSIVA CASERTACE. Le foto del luogo dove Mimì Belforte ha ammazzato Angela Gentile. Ecco il racconto

2 Marzo 2019 - 21:33

MARCIANISE (Tina Palomba) – Non è stato facile per gli investigatori, ma soprattutto per noi, trovare questo luogo inimmaginabile, neppure nelle scene di un film horror. Ci troviamo nelle campagne di Marcianise, dopo una lunga strada sterrata di via Airola, in un ex cimitero denominato “dei Colerosi,” perché nel 1838, a seguito della terribile epidemia, furono seppellite le vittime del colera.

Proprio qui, in questo luogo lontano da occhi indiscreti, nel giardino della chiesa di Santa Venera, un luogo sacro frequentato dai contadini, fu uccisa Angela Gentile il 28 ottobre del 1991. Lo ha confessato Domenico Belforte agli investigatori e al magistrato della Dda di Napoli, Luigi Landolfi. Aggiungendo un altro piccolo tassello a questa storia processuale che ha avuto l’ultimo colpo di scena 15 giorni fa quando Mimì Mazzacane ha rivelato di essere stato lui ad uccidere Angela “E’ vero è vero sono stato io ma la uccisi per errore”. Ha ribadito il boss dinanzi al gup Di Palma del tribunale di Napoli, dal carcere di Sassari. Ma nelle confessioni del ex capoclan emergono altri particolari agghiaccianti. “Partì un colpo di pistola per sbaglio dopo una violenta discussione perché avevo saputo che lei si prostituiva” ha aggiunto il boss nelle recenti documentazioni depositate in Procura dal pm. “Poi

abbiamo fatto sparire il corpo – aggiunge – in un sacco, legato con delle pietre, che gettammo nei Regi Lagni”. Quella mattina del 28 ottobre di 28 anni fa, quando Angela accompagnò per l’ultima volta sua figlia Gianna Filomena, oggi ha 40 anni e vive a Rimini nata dalla relazione con il boss, “era molto nervosa”.

Lo hanno sempre raccontato i familiari ascoltati all’epoca dei fatti e anche recentemente dalla polizia dopo che è stato riaperto il caso. “La feci prelevare da una persona con l’auto nei pressi della chiesa di S. Anna e la feci portare a Santa Venere a Marcianise perché le volevo parlare ma poi la discussione degenerò e partì il colpo di pistola”. Afferma Belforte che tira in ballo nel delitto pure due persone che lo avrebbero aiutato a nascondere il corpo, due persone che sono decedute, Salvatore Giugliano e Marrocco. ll racconto di Mimì Belforte non ha convinto, pienamente, il pubblico ministero Luigi Landolfi. Gli uomini della squadra mobile lo scorso mese di gennaio hanno utilizzato persino i sommozzatori della polizia a cercare il corpo della Gentile in quei vecchi canali sotterrati da terre e rifiuti dei Regi Lagni al confine tra Marcianise e Succivo. Il cadavere non è stato trovato e neppure tracce dello stesso La clamorosa svolta di oggi rappresenta, sicuramente un grosso traguardo per la Procura di Napoli. Va compreso, a questo punto, se la confessione di Domenico Belforte sia o meno genuina oppure se è connessa alla volontà di salvare l’onore e allontanare le pesanti accuse mosse anche a carico della moglie Maria Buttone incriminata pure lei in questo fascicolo che insieme a lui risponde di concorso in questo omicidio. Gli altri presunti complici, citati dal Belforte, sono tutti morti.

 

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