OSPEDALE CASERTA. Altro miracolo, altra “Opus Dei”. Paolo Calabrò super-primario ad interim. E qualcosa non ci convince
5 Marzo 2019 - 13:25
CASERTA (g.g.) – Fino a quando un ricorso in tribunale e la conoscenza dei contenuti dello stesso non saranno noti, difficilmente un giornale della nostra caratura potrà cavalcare o stare appresso a dietrologie che legano il licenziamento del medico cardiologo dell’ospedale civile di Caserta Gregorio Salvarola ad un presunto piano luciferino finalizzato a togliere di mezzo tutti gli ostacoli, a partire da Salvarola il quale, sulla carta, aveva i titoli per sostituire Franco Mascia, andato in pensione nel luglio scorso, che si potessero frapporre ad una sorta di “colonizzazione” da parte dell’Università di Luigi Vanvitelli della cardiologia e dell’Utic del Sant’Anna e San Sebastiano.
Non potremo avallare questa struttura apparentemente logica perché ad oggi, saranno pure fatti privati del dottor Salvarola, ma se gli amici suoi continuano a percorrere la strada di una lettura degli eventi fatta in tal modo, non posso prescindere, almeno quando si rapportano con CasertaCe da portarci copia integrale di un eventuale ricorso, presentato (ripetiamo) a un tribunale della repubblica, avverso al provvedimento di licenziamento firmato poco meno di un anno fa dal direttore generale Mario Ferrante.
Detto questo, però, se a CasertaCe lo stimoli proponendogli il nome di un Calabrò, qualcosa la ottieni in termine di interesse e applicazione giornalistica. Questo perché Raffaele Calabrò, vero baronissimo della sanità campana, uno che ha comandato, da assessore regionale, ai tempi della giunta Rastelli, che ha seduto gli scranni di Palazzo Madama ma che è rimasto un potente, anzi un potentissimo, dimostrandosi impermeabile come solo i grandi attori dei cosiddetti “poteri forti” riescono a rimanere, all’avvicendarsi delle diverse stagioni politiche.
Con Bassolino, Calabrò comandava nella sanità campana; con Caldoro ha continuato a comandare. Con Vincenzo De Luca, connotato al pari di Bassolino dalle insegne del centrosinistra, non ne parliamo proprio. Si sa che in Italia ci sono partiti eterni che stanno lì a incidere e ad imporre attraversando intonsi tutte le stagioni del partitismo nostrano, così come questo si configura in base alla degenerazioni di ciò che la Costituzione italiana prevede e prescrive.
La Massoneria ha contato, conta e conterà sempre. Organizzazioni come Opus Dei, della quale Raffaele Calabrò e riteniamo anche il figlio sono esponenti, rappresentano l’acqua santa che però non viene mai utilizzata contro i diavoli sortiti nelle varie organizzazioni della muratoria dal giacobinismo francese. Ecco perché ci piace, ogni tanto, soffermarci sulla vita, le opere e le conquiste dei Calabrò. Il figliolo per esempio, dopo il pensionamento di Mascia, ha piantato le tende nell’Unità operativa complessa della cardiologia ospedaliera con Utic (unità terapia intensiva coronarica).
Ciò ha decretato la presa di potere da parte dell’Università e la delusione di molti che magari, nelle more di un concorso, aspiravano in una reggenza nell’applicazione del celeberrimo (per i nostri lettori) ex. Art. 18 del CCNL dei medici ospedalieri. Una cosa va detta rispetto alle procedure che hanno innalzato Paolo Calabrò al rango di dominus della cardiologia casertana. In effetti esiste, almeno in apparenza, una contraddizione tra quello che la direzione strategica dell’ospedale ha fatto nel momento in cui ha posto le condizioni dell’avvento di Paolo Calabrò e il modo in cui ha operato in situazioni simili a quella venutasi a creare nella Cardiologia all’indomani del pensionamento di Franco Mascia, quando lo strumento dell’Art.18, in attesa del concorso, è stato ampiamente utilizzato.
Paolo Calabrò, dunque, si trova ad essere primario, formalmente ad interim, ma che rischia di essere molto lungo, senza aver espletato un concorso e senza che una deliberazione del Direttore generale lo abbia nominato. Questo succede, invece, attraverso un’unificazione delle cardiologie. Questo porta con sé la conseguenza, sicuramente discutibile, dell’ingresso di calabrò Jr. in diverse commissioni giudicatrici. Lì dovrà valutare e decidere sulle carriere di colleghi con maggiori anni di esperienza rispetto ai suoi e con un autorevolezza più avvertita e più percepita soprattutto dalla popolazione dei presenti. Non è improbabile che qualche concorrente, giudicato da una commissione di cui ha fatto parte anche Paolo Calabrò possa far ricorso. In quel cosa accadrebbe se venissero dichiarate illecite le commissioni per i concorsi di nomina dei cardiologi per la presenza di un soggetto senza titolo?