I grillini hanno sempre predicato in maniera radicale. Se ci avesse provato qualche altro partito a candidare questo qua, avrebbero scatenato l’inferno

6 Aprile 2018 - 00:00

CAMPOBASSO (g.g.) Il titolo che il quotidiano Libero ha dedicato, con una scelta solo scolastica ed ortodossa, alla vicenda che andremo a trattare, non dà il senso vero, non fornisce al caso in questione la giusta importanza.

Titola il giornale diretto da Vittorio Feltri a pagina 3: “Grillino in Molise, lo zio criminale imbarazza il candidato”. Intanto il candidato, più che imbarazzato, è apparso infastidito, nelle ultime settimane,dall’esplosione di questa storia. Invece, il concetto di imbarazzo dovrebbe cominciare a stimolare la riflessione del movimento 5 Stelle che oggi non è più il movimento della protesta, ma si propone, a partire da quelle che sono le massime cariche istituzionali del paese, come classe dirigente della repubblica e anche delle regioni, con candidati propri nel citato Molise e anche in Friuli Venezia Giulia, dove parimenti, si voterà il prossimo 22 aprile.

E se permettete, sono due cose ben diverse. Quando uno protesta, fa casino, dice che tutto va male e tutto va cambiato, si trova, infatti, in una condizione di comodità. L’unico suo problema è quello di essere credibile e ben organizzato nella circolazione delle idee nel mondo digitale. Nel momento in cui matura questa credibilità e il movimento 5 Stelle l’ha maturata, ne raccoglie copiosi frutti elettorali, come abbiamo ben constatato nell’elezione dello scorso 4 marzo.

Quando, invece, si va al governo o ci si propone per il governo dell’Italia ma anche delle regioni e dei comuni, diventa cogente il problema di essere più realisti del re, in questo caso più grillini di Grillo. O quantomeno grillini quanto lo è Grillo.

Noi un pò di discorsi del comico genovese ce li ricordiamo. Ugualmente abbiamo presenti le coordinate di ciò che i vari Di Maio, Di Battista, Roberto Fico hanno declamato nei loro comizi e nei loro interventi televisivi.

Abbiamo letto molti articoli de Il Fatto Quotidiano, giornale ormai da tempo vicino ai 5 Stelle. Beh, non abbiamo mai sentito o letto, per una volta, un ragionamento articolato e complesso sui requisiti, che poi diventano titolarità, che una persona deve avere per candidarsi a una carica pubblica. Mai una sfumatura. Giammai abbiamo udito frasi tipo che le colpe dei padri non possono ricadere sui figli o sui nipoti.

Su questo terreno, i grillini sono stati, almeno per quanto riguarda i loro enunciati, totalmente giacobini. Ora, se il signor Andrea Greco, oggi candidato alla presidenza della Regione Molise per i 5 Stelle, vanta, o meglio, ha vantato come zio diretto il signor Sergio Bianchi, uno dei più spietati killer, insieme al ben noto Pasquale Scotti, estradato di recente dal Brasile, dove si era rifugiato dopo la rocambolesca fuga dall’ospedale civile di Caserta e divenuto collaboratore di giustizia, del boss dei boss Raffaele Cutolo, un uomo che per don Raffaele andò a sparare anche in Calabria, ammazzando probabilmente l’avvocato Silvio Sesti, sgradito alla ‘Ndrangheta, che aveva chiesto alla nuova camorra di spedirgli il migliore dei suoi assassini, di cosa dobbiamo parlare partendo dai presupposti logici quand’anche, ripetiamo, giacobini che 5 Stelle ha sempre testimoniato da quando esiste?

Mettiamo che il signor Andrea Greco fosse stato candidato dal centrodestra o dal pd o da qualsiasi altra forza politica. Vi immaginate Di Maio o Di Battista che vanno in tv a fare i delicati con frasi tipo: “Sì, ma non si può confondere, perchè sono vite diverse, sono esperienze diverse…“, come un qualsiasi testimone della dottrina liberale. Impossibile. Avrebbero sparato ad alzo zero, facendo polpette del candidato e di chi lo aveva proposto. Per cui, onestamente questa storia ci appare come un clamoroso autogol e come un tradimento degli ideali in cui i pentastellati dicono di credere.

Attenzione, Andrea Greco, 33enne di Agnone, in provincia di Isernia, che di professione, dicono, faccia l’attore di teatro, scelto dopo che Di Maio aveva fatto fuori il già nominato Musacchio, non è un corpo estraneo alle dinamiche familiari che hanno fatto perno su Sergio Bianchi, detto o’ pazzu, a cui vengono addebitati quantomeno 100 omicidi e che morì, a sua volta, in un conflitto a fuoco con le forze dell’ordine.

Bianchi era il riferimento di Cutolo ad Arzano e più volte si è rifugiato ad Agnone, cittadina in cui ha risieduto anche in soggiorno obbligato, conoscendo in quella circostanza, la zia di Andrea Greco, la quale, ben consapevole della persona con cui aveva a che fare, ci si è fidanzata e sposata, cosa che Andrea Greco ha confessato solo quando alcuni giornalisti sono riusciti a mettere a fuoco ogni cosa e ogni relazione familiare, dato che fino a un paio di settimane fa, il candidato, dicendo una bugia, roba che in America ti mandano subito davanti a un giurì, aveva occultato, dichiarando ai giornali che quella tra sua zia e mister 100 omicidi era stata una semplice conoscenza, un’amicizia, giustificando la propria congiunta la quale, a suo dire, non avrebbe avuto consapevolezza dell’identità criminale di Sergio Bianchi.

Questo super killer per diversi anni è stato il ricercato numero uno della camorra napoletana. In più di un’occasione le forze dell’ordine hanno fatto irruzione nella casa di Agnone della moglie, incontrando in una circostanza la reazione (Greco parla di un errore) del papà dell’attuale candidato, fratello della sposa di mister 100 omicidi. Una sorta di piccola colluttazione, conclusa con un colpo di pistola esploso da un rappresentante dello stato e finito nel braccio del genitore di Andrea Greco.

Le cose emerse attorno a questa storia sono tantissime e riguardano anche le attuali influenze che la famiglia Greco esercita ad Agnone, dove per esempio si è impegnata nel business del Cas, cioè nell’accoglienza degli immigrati, dei richiedenti asilo in cambio di laute rimesse da parte dello stato.

Questa vicenda del Cas che approfondiremo sicuramente domani, ha coinvolto in qualche modo, nella veste di vittima, anche il sindaco di Agnone.

Alla prossima puntata.