A MARCIANISE hanno bruciato rifiuti, allo Stir petali di fiori. L’assura ordinanza di Velardi che sta costando caro alle aziende della zona industriale

4 Novembre 2018 - 20:56

MARCIANISE – Ipotizziamo, per assurdo naturalmente, che Antonello Velardi abbia firmato l’ordinanza con cui ha sigillato i 300 metri di raggio attorno alla Lea (costringendo alla chiusura, si spera temporanea, diverse altre aziende che insistono in quella zona e che hanno mandato a casa i dipendenti) con l’unico obiettivo di fare il bene dei cittadini e non invece (come capita per il 100% dei suoi atti amministrativi) per garantirsi la ribalta di un titolo di giornale o dell’ennesima intervista in cui recitare la parte del sindaco arrivato da Saturno che combatte la sua battaglia contro la malapolitica e l’arretratezza culturale delle genti.

Se fosse così, se il sindaco fosse in buonafede, dopo aver firmato l’ordinanza interpretando in maniera stravagante l’ancor più stravagante e insufficiente nota dell’Arpac (la quale, cristallizzando la verifica mentre la Lea bruciava ancora, ha affermato che l’indice dell’inquinamento era di 150 volte superiore all’unico parametro esistente, quello coniato in Germania), avrebbe dovuto revocarla, alla luce di quello che è successo allo Stir di Santa Maria Capua Vetere, ma soprattutto alla luce di quello che è successo nel corso della riunione del comitato di sicurezza per l’ordine pubblico.

Il Prefetto e i sindaci di Santa Maria Capua Vetere e San Tammaro hanno, in pratica, preteso che l’Arpac e l’Asl, dopo il triste spettacolo offerto sulla Lea, ci mettessero la faccia e indicassero agli stessi sindaci la strada da seguire.

Di qui, dopo un incendio di proporzioni bibliche, a nemmeno 48 ore di distanza, l’Arpac e l’Asl hanno dichiarato che non c’è alcun pericolo per le popolazioni residenti.

Aggiungiamo noi, sia per quelli a piede libero, sia per i 1000 e più detenuti del carcere, che si trova a 30 metri in linea d’aria dallo Stir.

Ora, se è vero che un verdetto infausto dell’Arpac sull’inquinamento avrebbe determinato un problema enorme legato alle condizioni dei detenuti, arrivando addirittura ad una evacuazione del carcere, è anche vero che l’Arpac e l’Asl, al cospetto di tutte le autorità più importanti di questa provincia, difficilmente avrebbero potuto addomesticare le proprie relazioni.

Conclusione: siccome l’incendio dello Stir ha riguardato rifiuti più freschi, più recenti e intrisi di tracce organiche frutto della pessima differenziata che si fa nei nostri Comuni, siccome l’incendio di Santa Maria è stato dieci volte più grande di quello della Lea, come mai attorno allo Stir è tutto ok e attorno alla Lea c’è una emergenza stile Chernobyl?

Ve lo diciamo noi: ritornate all’inizio di questo articolo ed eliminate anche l’ipotesi per assurdo.