Accusato anche dal bidognettiano Gaetano Vassallo di essere il commercialista del clan Mallardo: la Cassazione assolve noto professionista

11 Febbraio 2023 - 14:17

In primo grado era stato condannato a più di 7 anni di reclusione, poi in Appello era stato assolto, in accoglimento delle tesi degli avvocati difensori Mario Griffo e Giulia Bongiorno. Ora i giudici della legittimità hanno dichiarato inammissibile il ricorso, presentato contro quella sentenza dalla Procura generale presso la corte di appello di Napoli.

CASAL DI PRINCIPE/GIUGLIANO Dopo 12 anni arriva l’assoluzione “definitiva” della Corte di Cassazione per il commercialista di Giugliano in Campania Alfredo Aprovitola, ritenuto per anni dalla Dda di Napoli un colletto bianco al servizio di una delle organizzazioni criminali campane più “longeve” e potenti, il clan Mallardo, facente parte con i Contini e i Licciardi della cosiddetta Alleanza di Secondigliano.

Una convinzione, quella della Dda, suffragata soprattutto dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Gaetano Vassallo, l’imprenditore che per anni e anni ha rappresentato, nel settore dei rifiuti, uno dei collanti economici della storica alleanza che i Mallardo, dal lato della provincia di Caserta, hanno stretto a suo tempo con la fazione Bidognetti del clan dei Casalesi. Evidentemente, queste accuse non hanno convinto i giudici e, in ultimo quelli della Corte della Cassazione.

Già la Corte di Appello di Napoli, infatti, il 10 marzo 2022, aveva assolto Aprovitola dall’accusa di estorsione aggravata dal metodo mafioso, che in primo grado gli era costata sette anni di carcere.
Oltre

alle accuse formulate ai suoi da Gaetano Vassallo, le attivitià del commercialista Aprovitola avevano costituito oggetto delle propalazioni di alri due collaboratori di giustizia, questa volta con un trascorso pienamente organico al clan Mallaro, e cioè Tommaso Froncillo e suo figlio Rosario Froncillo, che raccontarono ai magistrati anticamorra come il commercialista avesse imposto, a loro dire, nel loro bar la fornitura del caffè Seddio, marchio la cui titolarità, come emerso da alcune sentenze irrevocabili, è riconducibile al clan Mallardo. I Froncillo riferirono peraltro di essere i gestori del bar, ubicato in un immobile di proprietà del commercialista.
I legali di Aprovitola, gli avvocati Giulia Bongiorno e Mario Griffo, valorizzando un’intercettazione, hanno dimostrato che, in realtà, fu il commercialista a subire l’imposizione in quanto il bar era gestito quasi del tutto dai due esponenti, ora pentiti, del clan Mallardo, ai quali pagava forniture e bollette, nonostante con i due Froncillo vi fosse un contratto di gestione. La circostanza ha indotto i giudici a ritenere illogico che Aprovitola, come effettivo gestore del locale, potesse fare un’estorsione a sé stesso e quindi a respingere, perché “inammissibile”, il ricorso degli inquirenti.