Appalti delle Ferrovie alle imprese dei Casalesi. Indagati due parenti di Francesco Schiavone Sandokan. TUTTI I NOMI
3 Aprile 2019 - 19:15
CASAL DI PRINCIPE (red.cro.) – Sarebbero Nicola e Vincenzo Schiavone i due stretti parenti del boss Francesco Sandokan Schiavone che, secondo gli inquirenti, farebbero parte del gruppo imprenditoriale al centro dell’inchiesta sugli appalti aggiudicati dalla Rete ferroviaria italiana (LEGGI QUI). L’ipotesi degli inquirenti è di turbativa d’asta, per la quale sono scattate perquisizioni da parte dei carabinieri di Caserta agli uffici, a Napoli e a Roma, nella sede di Rfi e negli uffici di alcuni suoi dirigenti.
Nicola Schiavone venne assolto nel processo Spartacus, mentre Vincenzo subì una condanna. Nicola – a cui sono riconducibili le ditte (quasi tutte intestate a prestanome) – risulta essere il padrino di battesimo del primogenito di Sandokan, Nicola, collaboratore di giustizia e, verosimilmente, colui che ha dato un importante impulso alle indagini. Tra i dipendenti di Rfi finiti nelle indagini figura Massimo Iorani, a capo del Dac (Direzione acquisti di Rfi), secondo gli inquirenti molto amico di Nicola Schiavone, che lo avrebbe ospitato in noti alberghi della Costiera e al quale avrebbe dato una grossa mano affinché facesse carriera. E su questo aspetto si stanno facendo approfondimenti finalizzati a capire come, un elemento esterno a Rfi avrebbe potuto fare e soprattutto mantenere simili promesse. Al vaglio anche la posizione di un altro dirigente Rfi, l’ingegnere Paolo
Secondo quanto emerge dall’attività investigativa, non solo recente, Nicola Schiavone risulta essere un ‘colletto bianco’ che deve molto al boss e al quale avrebbe più volte manifestato la sua riconoscenza. Tra il gruppo di ditte “indagate” solo una risulta intestata a lui: si tratta di una societa’ di consulenza, con sede in piazza dei Martiri a Napoli, anche questa sottoposta a perquisizione. Gli appalti che i pm Antimafia stanno passando al setaccio, e sui quali le ditte di Schiavone avrebbero messo le mani corrompendo i funzionari, sono stati indetti in diverse località d’Italia. Tra questi figurano anche quelli per i lavori alle stazioni di Contursi (Salerno) e Avezzano (L’Aquila). Ai dirigenti di Rfi vengono contestati i reati di corruzione e di turbativa d’asta, aggravati dall’avere agevolato una cosca mafiosa. Ai fratelli imprenditori si contesta anche l’associazione mafiosa.