LA NOTA. Io, multato dal giudice per un articolo sulla Pignetti: “Ecco perché è capitato a Benevento e non può capitare qui”

17 Febbraio 2021 - 16:50

Sono normali incidenti di percorso per chi ha deciso di combattere una battaglia contro un potere arrogante che attacca il libero esercizio della professione, utilizzando decine e decine di migliaia di euro tolti dalle tasche dei cittadini contribuenti e pagando avvocati esterni. Niente di personale, ma fino a quando all’Asi Caserta non sarà ricostituito uno straccio di legalità, non ci fermeremo mai

CASERTA (gianluigi guarino) – Non sorprende, anzi era largamente prevedibile che in un tribunale, qual è senza dubbio quello di Benevento, lontano per storiche e fisiologiche ragioni dalla pur minima percezione delle manifestazioni più abiette della malagestione della cosa pubblica, patrimonio tossico, invece, di quella che un tempo era la Campania Felix, divenuta nel presente Terra materiale dei fuochi, ma anche e soprattutto ricettacolo di migliaia di mefitiche fumarole del disonore morale, producesse una sentenza svogliata, abborracciata su una

delle tante querele presentate a mio carico dalla presidente dell’Asi Raffaela Pignetti.

Querele a costo zero perché alimentate da un impressionante giro di incarichi attribuiti ad avvocati esterni per un importo complessivo superiore a 60mila euro, tutti pagati dai cittadini-contribuenti. Se, infatti, non si percepisce, non si raggiunge la comprensione più evoluta, cioè quella che mette insieme cognizione ed esperienza, non si potrà entrare nello spirito ma anche nella sostanza di ciò che il magistrato inquirente più importante della provincia di Caserta, il procuratore della Repubblica presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere, Maria Antonietta Troncone, ha definito, in sede di inaugurazione dell’anno giudiziario, un sistema di corruzione consolidato e incancrenito negli enti locali e in molti uffici casertani della Pubblica Amministrazione. Senza questa miscela formata da conoscenza cognitiva e conoscenza da esperienza non si potrà comprendere l’esperit, lo spirito, tutto illuministico, che ispira il lavoro lungo, intenso, sofferto, ma indomitamente inscalfibile, che il sottoscritto e questo giornale compiono ogni giorno per combattere una battaglia che appare persa in partenza e che può essere combattuta solo se ogni pensiero e ogni azione restino esenti da concezioni di tipo personalistico e finanche semplicemente personale.

Una battaglia troppo grande per essere compiutamente compresa da una struttura giudiziaria, il già citato tribunale di Benevento, i cui giudici, come ho potuto ravvisare in questi anni partecipando a decine di udienze, non posseggono nemmeno la più remota cognizione, non avendo per giunta alcuna necessità e nessun obbligo specifico di averlo, sull’inquietante, sconfortante quadro d’insieme che il procuratore Troncone ha descritto sabato 6 febbraio.

Per anni, Benevento ha avuto competenza sulle controversie giudiziarie legate alle querele, tutte rigorosamente ad opera di politici e membri della casta del sottogoverno casertano, per effetto di una bislacca attribuzione della competenza territoriale, poi rimediata da una circolare firmata di suo pugno dal procuratore della repubblica presso il tribunale sannita, che ha ricostituito un minimo di equità del Diritto, sancendo, in linea con più pronunciamenti della Cassazione, che la procura e il tribunale competenti per gli articoli dei giornali digitali sono quelli del territorio dove i contenuti, oggetto dell’iniziativa di denuncia di chi da questi si sente diffamato, vengono immessi in rete, attraverso un pannello di controllo. Nel caso di Caserta, la procura e il tribunale di Santa Maria Capua Vetere.

D’altronde, Casertace, non a caso, non si chiama Beneventoce e dunque l’individuazione del giudice naturale avrebbe dovuto collegarsi alla logica banale delle cose proprio, che poi, non a caso, è quella che ha ispirato, purtroppo in ritardo, la magistratura della legittimità.

E neppure può essere considerato un caso, dunque, che i miei e i nostri articoli siano stati letti con occhi differenti con chi si misura ogni giorno con i fatti dell’Asi di Caserta sulle cui attività sono aperti diversi fascicoli di indagine. La multa di Benevento verrà sicuramente cancellata già in Corte di Appello, perché basterà leggere con attenzione quegli articoli, collegandoli al contesto di pesantissima illegalità che disegna i tratti del settore pubblico della provincia di Caserta, per stabilire che il nostro non è solo un libero esercizio della professione che svolgiamo, che ha il dovere, o meglio, avrebbe il dovere perché la maggior parte dei nostri colleghi se ne guarda bene, di fare il pelo ai potenti, ai politici, occupandosi del modo con cui esercitano le loro funzioni in nome e per conto del popolo sovrano e mai, dico mai, occupandosi di ciò che da soggetti privati fanno a casa loro, ma rappresenta anche uno sforzo per il quale abbiamo sacrificato le nostre esistenze per combattere la corruzione e la malagestio.

A fine febbraio, il tribunale di Santa Maria si riunirà per un’altra querela della Pignetti, già oggetto di richiesta di archiviazione da parte di quella Procura. Finirà con un proscioglimento, com’è sempre accaduto davanti al nostro vero giudice naturale per i nobilissimi motivi che abbiamo cercato di spiegare in questo articolo.