ASI. La Pignetti si allunga la vita di altri due anni. Embè? Lei è solo testimonial di un fenomeno da baraccone, alimentato da una politica ormai morta e putrefatta di cui la cultura di Zannini e Graziano sono conseguenza
31 Ottobre 2023 - 18:01
Tante telefonate ci sono giunte stamattina per informarci che 7 componenti, solo 7 componenti dell’assemblea, tutti legati al rosso di Teverola, avevano in pratica realizzato un altro colpo di mano. Ma noi stavolta non abbiamo alcuna intenzione di metterci a far crociata, perchè riteniamo questo territorio ormai perso. Politicamente parlando, fenomeni da baraccone, come quelli dell’ASI, sono affiancati da tanti altri: Consorzio Idrico, Enti d’Ambito, Amministrazione Provinciale, Gisec etc. E’ scomparsa la funzione di indirizzo fondata sulle regole attraverso cui i partiti ricoprivano una posizione centrale nel presidio di un minimo di buona creanza. Per cui le Pignetti, i Di Biasio, i Vincenzo Caterino, i Rizzieri, sono una conseguenza e non certo una causa di tutto ciò
CASERTA (g.g.) Da stamattina sono e siamo stati raggiunti da almeno una decina di telefonate. Tutte concitatissime nel menar scandalo sull’operazioncina “leggera leggera”, stessi movimenti di un bisonte in una serra di tulipani, posta in essere da Stefano Graziano, deputato del Pd, il quale ha suggerito alla sua pupilla Raffaela Pignetti di trovare un espediente giuridico per allungarsi ulteriormente la vita alla presidenza dell’ASI di Caserta.
Io e noi di CasertaCe, stavolta, non vogliamo utilizzare nemmeno un brandello del nostro tempo per occuparci, di nuovo, oggi e nel corso dei prossimi due o tre giorni, delle vicende dell’ASI di Caserta, di cui pensiamo – e non dobbiamo certo dimostrarlo ulteriormente .- tutto il male del mondo. Non per antipatia personale nei confronti di chi l’amministra, ma perchè la consideriamo una centrale della malapolitica e della malagestione delle risorse pubbliche.
Vogliamo essere estremamente veloci, naturalmente rispetto ai nostri standard, facendo prima di tutto ammenda di un errore di visione storico-politica che ci ha indotti, erroneamente, a prendercela sempre e comunque con questa persona, ossia con la presidente Pignetti.
I fatti di stamattina, cioè la celebrazione di un’assemblea barzelletta nella quale 7 componenti, tutti ascrivibili a Stefano Graziano e qualcuno nell’orbita professionale o già nell’orbita professionale dell’imprenditore Ferdinando Canciello, su cui, raccogliendo tutto ciò che abbiamo scritto nelle nostre inchieste verrebbe fuori un libro, un saggio, e che saggio. Nel dettaglio la presidente Pignetti è anche componente del consiglio generale o assemblea che dir si voglia, Nicola Tamburrino come sopra, Gianni Comunale ari- come sopra, uomo di Carlo Marino che in questo modo ha attestato la sua piena appartenenza alla corrente di Stefano Graziano, Francesco Gatto rappresentante in consiglio generale del comune di Aversa, Michele Cipriano rappresentante del Comune di Teverola, Mario Moretti, di Carinaro, che prima di essere vicino a Giovanni Zannini resta sempre collegato al doppio filo a Ferdinando Canciello, Nicola D’Andrea rappresentante del Comune di San Nicola la Strada, quota Lucia Esposito, alleatissima di Stefano Graziano. Alla votazione non ha partecipato Alessandro Rizzieri, anche lui componente del comitato direttivo e , contemporaneamente del consiglio generale. Zannini non lo ha fatto andare in modo da far capire a De Luca che lui era in contrasto con l’operazione. Al momento, i fatti dicono che Rizzieri non è andato sapendo benissimo che la delibera sarebbe passata lo stesso. Poi, se domani, come probabilmente non avverrà, Zannini dovesse far dimettere Rizzieri, ne potremo riparlare.
Hanno votato questo marchingegno che potete leggere nella copia della delibera che pubblichiamo in calce a questo articolo grazie al quale, in sostanza, il mandato della Pignetti non scadrebbe più ad inizio dell’anno 2024 ma ben due anni dopo, portando la cifra di questa presidenza a ben 11 anni, dal 2014 a inizio 2026, un vero e proprio record mondiale, destinato a rimanere ineguagliato per secoli e secoli nelle dinamiche di gestione e di potestà dei cosiddetti enti strumentali.
Non ci soffermeremo sullo studio della procedura amministrativa che ha portato all’approvazione di questa delibera. L’abbiamo fatto per anni e anni e quello che ci abbiamo ricavato sono solamente i complimenti dei pochi che in questa provincia conoscono la lingua italiana e posseggono pure un’ etica delle istituzioni e di una rappresentanza scevra da ogni tossina.
Il problema, infatti, non si chiama Raffaela Pignetti. Lei rappresenta quello che, a nostro avviso, così come abbiamo dimostrato in decine di migliaia di righe scritte e pubblicate negli ultimi anni, politicamente parlando, un fenomeno da baraccone e dunque l’effetto e non cero la causa del citato problema. Ma la Pignetti non, sempre politicamente parlando, l’unico fenomeno da baraccone ad esercitare una funzione di potestà. Ma vi rendete conto di cosa è successo e di quanto di impunito è rimasto nelle vicende del Consorzio Idrico, feudo assoluto di Giovanni Zannini, che, per altro, continua a tenere, al di la della “mossetta” di stamattina il suo fedelissimo Alessandro Rizzieri nel comitato direttivo dell’ASI, in piena concordia con Stefano Graziano e Ferdinando Canciello?
Vi rendete conto di come viene gestita l’amministrazione provinciale di Caserta che uno o due mesi fa ha aggiudicato un appalto di 600mila euro a Raffaele Pezzella e alla sua società, costituita mentre questo imprenditore di Casal di Principe si trovava agli arresti domiciliari proprio per una vicenda di corruzione avvenuta negli uffici dell’ente presieduto fa Giorgio Magliocca? Una roba tragicomica che solo nei giorni scorsi, grazie esclusivamente al lavoro di questo giornale, ha indotto la Dda a sequestrare questa società.
Ma vi rendete conto di cosa succede alla Provincia dove da tre anni le gare vengono aggiudicate solo ed esclusivamente a imprese con residenza tra Casal di Principe, Casapesenna e San Cipriano? Vi rendete conto delle modalità con cui si è arrivati all’elezione nei cosiddetti Enti d’Ambito Provinciali, letteralmente tiranneggiati da Giovanni Zannini? Vi rendete conto che l’Ente d’Ambito Regionale ha affidato al Consorzio Idrico a cui aveva abbonato 50milioni di debiti, la gestione integrata che i servizi idrici di tutti i 104 comuni della provincia di Caserta, senza che il Consorzio, trasformato avventurosamente in spa, nel rispetto di una legge chiarissima e non interpretabile presentasse la fideiussione da 30milioni di euro, la cui esposizione rappresenta, ripetiamo, per legge e non perchè lo scrive CasertaCe, un presupposto, avete capito un presupposto perchè questo affidamento potesse avvenire? Potremmo continuare per ore, occupandoci poi dei signori della Gisec, dell’Asl e dell’azienda ospedaliera. Questa è la provincia in cui comandano Giovanni Zannini e Stefano Graziano. Ma anche questo rappresenta un errore interpretativo di superficialità, in cui noi di CasertaCe siamo incorsi diverse volte. Perchè a comandare, ancor prima di queste due persone in carne e ossa, sono i metodi, che discendono dalla cultura politica del Graziano e dello Zannini, dalla loro cultura istituzionale, dalla loro cultura tout court da cui non possono non venir fuori modalità politiche che si configurano, per l’appunto, come fenomeni da baraccone. Quello, politicamente costituito dalla funzione esercitata dalla Pignetti è solo uno dei tanti. La Presidente dell’ASI si rende più visibile e sta più dentro alle polemiche solo perchè ha un carattere diverso da quello dei vari Pasquale Di Biasio, Anacleto Colombiano, da Gino Pellegrino, da quello di Vincenzo Carterino, Presidente della Gisec, nonchè sindaco di San Cipriano. La Pignetti è solamente più estrosa, Un estro che fa affiorare vicende che sembrano appartenere alla metafisica, ma che purtroppo appartengono alla fisica e, per di più, alla fisica più devastante. La Pignetti infatti, per fare qualche esempio, ritiene che sia normale spendere 60, 70 o 100mila euro di incarichi legali esterni per presentar querele, tutte finanziate da soldi pubblici, contro di me e contro questo giornale. La Pignetti, secondo noi, non è nè meglio nè peggio degli altri attori di questa tragicomica rappresentazione circense. E’ solo un po’ più bizzarra, ritenendo che sia normale spendere 100mila euro all’anno per viaggi e spese di rappresentanza o 451mila euro per incarichi legali nonostante l’esistenza di un ufficio legale interno con avvocati assunti e remunerati mensilmente. La Pignetti è solo più attiva, diciamo così. E allora cosa dobbiamo scrivere di più serio rispetto a queste valutazioni dense di una cognizione di causa costruita in anni e anni di tenace lavoro di analisi e di denuncia? Il fulcro del discorso è uno e uno solo e si chiama Vincenzo De Luca che continua a trascorrere le giornate consumando le proprie esibizioni cabarettistiche e di un avanspettacolo degno di quello che ogni sera, veniva offerto dall’antico salone Margherita di Napoli. Della serie, questo è bello, quello è brutto, quello è ignorante, quello ha i piedi piatti, quell’altro ancora è un troglodita. Il problema non è costituito dalla presidente Pignetti ma dall’assenza assoluta di un benchè minimo senso della politica, di un benchè minimo rispetto della funzione sociale e ci limitiamo all’aggettivo “sociale” senza scomodare le categorie complicate dell’etica e della morale. Non esistono più veri partiti, così come questi sono connotati dalla Costituzione Italiana, non esistono più aree e identità associative in grado di esporre contenuti sulle politiche industriali, sul governo del territorio. Esistono esclusivamente uomini soli al comando, donne sole al comando etc. Cosa volete che possa succedere in una condizione di degrado, di declino, in cui c’è un PD, guidato a Roma da una signora dell’alta borghesia che si è messa affianco un Francesco Boccia, cioè il marito della ex berlusconiana, ex alfaniana, oggi addirittura conduttrice su rai 3, Nunzia De Girolamo, e che è amico intimo di Graziano? Un Francesco Boccia che, alla Schlein, letteralmente caduta dal pero, le racconterà che il rosso di Teverola sta conducendo una battaglia contro De Luca. Una battaglia nobile, condotta con strumenti nobili, come quello dell’ASI di Caserta. Una manipolazione totale della verità. Che ne sa, infatti, la signora Schlein dello schifo totale, sesquipedale, di un’etica ridefinita al contrario che mortifica, ad esempio, ogni giorno, il ruolo delle donne costituendo condizioni attraverso cui chi deve ascendere, chi deve scalare la china del potere, chi deve prendere un posto di lavoro, lo può fare solo se appartiene alla schiera culturale e caratteriale di quelle donne che, le quali al di la delle chiacchiere, delle belle parole enunciate ad ogni destra e manca sulle pari opportunità, sull’emancipazione del cosiddetto sesso debole, mortificano, un giorno si e un giorno pure, anni e anni di lotte, collocandosi dentro ad uno schema maschilista che più maschilista non si piò. Uno schema selettivo, che lascia spazio anche all’iniziativa femminile ma che comunque sviluppa un controllo della stessa in modo che le cose importanti, dirimenti, la concessione delle cariche avvengano dentro ad una dinamica, che va a definirsi in una modalità femminina che nulla ha a che vedere con l’emancipazione reale e non solo apparente, con la parità dei sessi, reale e non solo apparente, e con le pari opportunità, reali e non solo apparenti.
Se avesse voluto, il governatore-sceriffo avrebbe risolto tranquillamente questa storia dell’ASI. Si “sarebbe chiamato” a se Giovanni Zannini e gli avrebbe dato delle direttive per creare condizioni politiche per un cambiamento, per l’ azzeramento dello status quo ma a De Luca, queste cose, non interessano un tubo. A lui interessano solo i voti e se Zannini crea un habitat tale da determinare che accanto al governatore cammini, com’è successo a Mondragone di recente, un camorrista conclamato, se Zannini crea un habitat che induce il governatore della Campania a sfilare affianco ad uno striscione che inneggia alla memoria di un capo clan ucciso, a lui, cioè a De Luca, non frega un tubo. A lui frega solamente che Zannini gli porti più voti possibili a prescindere da come questi voti sono stati e saranno costruiti.
Graziano e la Pignetti possono pazziare fino a quando gli pare e piace. Il periodo del Covid ha, infatti, definitivamente sancito che quello campano è il popolo più arretrato del mondo. Bastano 4 battute, un po’ di frizzi e di lazzi, e va a votare appecoronato per chi adesca il consenso in questo modo, senza occuparsi delle cose importanti, del vero e proprio furto di democrazia in atto da anni all’ASI di Caserta, ma non certo solo all’ASI.
La politica è morta a Caserta ancor di più di quanto sia morta nel resto della Campania. Ma questa non è una novità.
Almeno per noi.